Mons. Fisichella: dalla parte della bambina brasiliana
Mons. Rino Fisichella presidente della Pontificia Accademia per la Vita, commenta
oggi su L’Osservatore Romano il caso della bambina brasiliana (chiamata con un nome
di fantasia, Carmen) che ha abortito due gemelli concepiti in seguito allo stupro
da parte del patrigno. La vicenda, “una storia di quotidiana violenza – nelle parole
del presule - ha guadagnato le pagine dei giornali solo perché l'arcivescovo di Olinda
e Recife si è affrettato a dichiarare la scomunica per i medici che l'hanno aiutata
a interrompere la gravidanza”. “Carmen doveva essere in primo luogo difesa, abbracciata,
accarezzata con dolcezza per farle sentire che eravamo tutti con lei; tutti, senza
distinzione alcuna - afferma l'arcivescovo -; prima di pensare alla scomunica era
necessario e urgente salvaguardare la sua vita innocente e riportarla a un livello
di umanità di cui noi uomini di Chiesa dovremmo essere esperti annunciatori e maestri”.
“Così non è stato – continua mons. Fisichella - e, purtroppo, ne risente la credibilità
del nostro insegnamento che appare agli occhi di tanti come insensibile, incomprensibile
e privo di misericordia. È vero, Carmen portava dentro di sé altre vite innocenti
come la sua, anche se frutto della violenza, e sono state soppresse; ciò, tuttavia,
non basta per dare un giudizio che pesa come una mannaia”. Si tratta di un caso morale
tra i più delicati e “trattarlo sbrigativamente – dichiara il presule - non renderebbe
giustizia né alla sua fragile persona né a quanti sono coinvolti a diverso titolo
nella vicenda”. “La violenza su una donna, già grave di per sé, assume una valenza
ancora più deprecabile – aggiunge l’arcivescovo - quando a subirla è una bambina,
con l'aggravante della povertà e del degrado sociale in cui vive”. “L'aborto provocato
è sempre stato condannato dalla legge morale come un atto intrinsecamente cattivo
– spiega il presidente della Pontifica Accademia per la Vita - e questo insegnamento
permane immutato ai nostri giorni fin dai primordi della Chiesa”. "La stessa collaborazione
formale all’interruzione di gravidanza costituisce una colpa grave che, quando è realizzata,
porta automaticamente al di fuori della comunità cristiana. Tecnicamente, il Codice
di diritto canonico usa l'espressione latae sententiae per indicare che la
scomunica si attua nel momento stesso in cui il fatto avviene". Dunque “non c'era
bisogno – sottolinea il presule - di tanta urgenza e pubblicità nel dichiarare un
fatto che si attua in maniera automatica”. “Carmen, stiamo dalla tua parte – conclude
mons. Fisichella - condividiamo con te la sofferenza che hai provato, vorremmo fare
di tutto per restituirti la dignità di cui sei stata privata e l'amore di cui avrai
ancora più bisogno. Sono altri che meritano la scomunica e il nostro perdono, non
quanti ti hanno permesso di vivere e ti aiuteranno a recuperare la speranza e la fiducia.
Nonostante la presenza del male e la cattiveria di molti”. (V.V.)