Donare Cristo: l’intenzione del Papa per il prossimo primo viaggio apostolico in Africa.
La Chiesa infatti non persegue “obbiettivi economici, sociali e politici”
Benedetto XVI partecipa al mondo le sue intenzioni per il prossimo primo viaggio apostolico
in Africa, nel Camerun e in Angola: donare “Cristo e la Buona Novella della Croce”.
La Chiesa infatti – ha detto – non persegue “obbiettivi economici, sociali e politici”.
Il pensiero del Papa corre anzitutto verso chi soffre, ma anche alle sfide e alle
speranze di tutte le popolazioni africane, che affida a San Giuseppe. Il servizio
di Roberta Gisotti.
Da
martedì 17 a lunedì 23 marzo, prima a Yaoundé, nel Camerun per consegnare lo strumento
di lavoro della seconda Assemblea speciale per l’Africa del Sinodo dei vescovi, prevista
in Vaticano in ottobre, e poi a Luanda, in Angola, Paese che dopo lunga guerra interna
ha ritrovato la pace, ora chiamato a ricostruirsi nella giustizia. Il Papa racconta
con quali sentimenti si appresta a partire per l’Africa.
“Con
questa visita, intendo idealmente abbracciare l’intero continente africano: le sue
mille differenze e la sua profonda anima religiosa; le sue antiche culture e il suo
faticoso cammino di sviluppo e di riconciliazione; i suoi gravi problemi, le sue dolorose
ferite e le sue enormi potenzialità e speranze". “Intendo
confermare nella fede i cattolici – ha aggiunto Benedetto XVI - incoraggiare i cristiani
nell’impegno ecumenico, recare a tutti l’annuncio di pace affidato alla Chiesa dal
Signore risorto”.
“Sì, cari fratelli e sorelle! Parto per l’Africa
con la consapevolezza di non avere altro da proporre e donare a quanti incontrerò
se non Cristo e la Buona Novella della sua Croce….”. Cristo
e la sua Croce, “mistero di amore supremo di amore divino” – ha ricordato il Santo
Padre, citando la predicazione di san Paolo in questa terza domenica di Quaresima
– amore “che vince ogni umana resistenza e rende possibile persino il perdono e l’amore
per i nemici”.
“Questa è la grazia del Vangelo
capace di trasformare il mondo; questa è la grazia che può rinnovare anche l’Africa,
perché genera una irresistibile forza di pace e di riconciliazione profonda e radicale”. “La
Chiesa non persegue dunque obbiettivi economici, sociali e politici; - ha spiegato
il Papa - la Chiesa annuncia Cristo, certa che il Vangelo può toccare i cuori di tutti
e trasformarli, rinnovando in tal modo dal di dentro le persone e le società”.
Benedetto
XVI ha poi invocato San Giuseppe, patrono della Chiesa universale, la cui festa, onomastico
anche del Papa, cadrà il 19 marzo, durante il viaggio in Africa, per questo affidando
alla sua intercessione il prossimo pellegrinaggio e tutte le popolazioni africane,
con le sfide che le segnano e le speranze che le animano.
“In
particolare, penso alle vittime della fame, delle malattie, delle ingiustizie, dei
conflitti fratricidi e di ogni forma di violenza che purtroppo continua a colpire
adulti e bambini, senza risparmiare missionari, sacerdoti, religiosi, religiose e
volontari”. Dopo la recita dell’Angelus,
il Papa ha incoraggiato tutti gli universitari, che stamane hanno concluso il loro
Giubileo paolino, nella Basilica di San Paolo fuori le Mura. “Una tappa importante
- ha sottolineato Benedetto XVI - nel dialogo sempre vivo tra la Chiesa e l’università”.
Da qui l’auspicio ché in tutte le Chiese particolari si sviluppi la pastorale universitaria,
per formare i giovani ed elaborare “una cultura ispirata al Vangelo”.
Infine
i saluti nelle varie lingue, con un indirizzo particolare alle mille e più “coccinelle”
dell’Associazione italiana guide e scout d’Europa cattolici, presenti in piazza San
Pietro con i loro 200 capi, in occasione del loro quarto raduno nazionale a Roma.
“Care
bambine, dite sempre il vostro “eccomi!” a Dio, come la Vergine Maria; ditelo con
il cuore, e sarete raggi di luce per il mondo. Grazie di essere venute!”