Tavola rotonda all'Onu di New York sul ruolo delle donne nell'ambito familiare
L’importante ruolo delle donne nell’ambito familiare, in particolare nei compiti di
assistenza: se ne è parlato, questa settimana nel Palazzo di Vetro a New York, in
un tavola rotonda promossa dalla Missione permanente della Santa Sede presso le Nazioni
Unite, in concomitanza con la riunione della Commissione Onu sulla condizione delle
donne. Roberta Gisotti ha intervistato l’arcivescovo Celestino Migliore,
osservatore permanente della Santa Sede:
D. - Eccellenza,
ritiene che i diritti delle donne siano in primo piano nell’agenda dell’Onu, o piuttosto
le polemiche insorte - specie dopo la Conferenza di Pechino - in tema di salute riproduttiva
e di diversità di genere, hanno nuociuto infine alla causa delle donne?
R.
- Senz’altro, i diritti delle donne sono in primo piano, anche perché metà del genere
umano è composto di donne ed esse sono le madri dell’altra metà. Ma le rispondo con
un fatto. Negli ultimi giorni, abbiamo negoziato un testo sulle pari responsabilità
tra uomini e donne nella cura per la famiglia, i bambini, gli anziani, gli ammalati.
Un blocco di Paesi ha tentato in tutti i modi di far passare una lettura unica del
tema, variandolo su tre principi: la salute riproduttiva, i diritti sessuali ed il
genere. Molte altre delegazioni hanno fermamente fatto presente che questa impostazione
interessa per lo più l’Occidente, o parte di esso, mentre non tiene affatto conto
delle culture, delle tradizioni e convinzioni religiose di altre parti del mondo,
ed hanno fortemente chiesto che la loro sovranità sia rispettata.
D.
- Si ha però l’impressione che la condanna di tante violazioni, che poi restano sovente
impunite in numerosi Paesi, specie islamici, si sia affievolita…
R.
- Anche qui, le rispondo con un fatto. Negli ultimi due anni, durante la sessione
sullo Statuto della donna è stata proposta una risoluzione di condanna della selezione
prenatale dei feti, laddove essa è usata per limitare la nascita delle donne: testo
che, in fondo, va in favore del diritto delle donne ad esistere e ad essere considerate
non da meno dei maschi. Ebbene, la risoluzione non è mai passata. E questo certamente
per l’opposizione di alcuni Paesi maggiormente interessati, ma soprattutto per il
timore non espresso, ma palpabile, che la condanna si potesse estendere anche all’aborto
come tale.
D. - Eccellenza, quali conclusioni sono
emerse dalla tavola rotonda sul ruolo delle donne nel campo dell’assistenza, soprattutto
in ambito familiare?
R. - Per quanto attiene alla
cura che la donna offre verso bambini, ammalati o anziani, questa si rivela altamente
produttiva per una società più coesa e florida e pertanto occorre che le istituzioni
locali e nazionali riconoscano questa attività, anche in termini professionali e salariali.
Se poi pensiamo al massiccio ricordo all’immigrazione femminile per assicurare queste
tipologie della cura, occorre pensare anche a quelle donne e al loro bisogno di regolarizzare
la propria posizione, acquistare un minimo di formazione professionale che assicuri
loro un sostentamento equo e le metta al riparo dallo sfruttamento di ogni genere.
D. - Eccellenza, ma perché ancora oggi, all’inizio
del terzo millennio, si deve faticare così tanto per affermare i giusti diritti della
donna e anche il riconoscimento, appunto, dell’importante ruolo in ogni ambito in
cui si esprime?
R. - Forse perché da tante parti
ancora si pensa che i diritti basici, fondamentali della persona - quelli dell’uomo
e della donna - siano qualcosa di “concesso” o “determinato”, per esempio dallo Stato
o da una maggioranza, mentre invece deve crescere ancora molto questo senso che i
diritti sono qualcosa di innato nelle persone, e quindi questo è semplicemente da
riconoscere e da implementare!