Nuova manifestazione di piazza dell'opposizione, nel centro di Antananarivo, capeggiata
da Roland Ratsiraka, il candidato sconfitto alle presidenziali del 2006, che ha affermato
che la vittoria è ormai vicina. Alla manifestazione non ha potuto intervenire il leader
dell'opposizione, Andry Rajoelina, nei confronti del quale è stato emesso un mandato
di arresto ed è pertanto nascosto. Nella notte, militari dissidenti hanno dispiegato
carri armati nella capitale del Madagascar con la dichiarata intenzione di impedire
l'arrivo di non meglio precisati mercenari. Sullo sfondo della crisi, la totale confusione
nel Paese in seguito al braccio di ferro che oppone da settimane il presidente, Marc
Ravalomananna, al leader dell'opposizione, Rajoalina. Il servizio di Fausta Speranza:
Le
truppe tradiscono la neutralità che aveva caratterizzato la loro posizione finora.
I mercenari dai quali dicono di volersi difendere sarebbero quelli che il presidente
vorrebbe assoldare per rafforzare la propria posizione. Potrebbero anche essere semplicemente
gruppi di militari a lui fedeli. Due giorni fa, c'è stato un confuso cambiamento al
vertice delle forze armate, pare senza il consenso del presidente. A questo punto,
lo stesso presidente lancia un appello agli abitanti della capitale affinchè respingano
l'attacco di militari ribelli: chiede che siano difesi il presidente e il palazzo
stesso. Da parte loro, gli ammutinati parlano solo di azione precauzionale. Emerge,
in ogni caso, la spaccatura, anche tra le forze armate, tra chi sostiene il presidente
Ravalomananna e chi il leader dell’opposizione, Rajoalina, che da settimane hanno
ingaggiato un duro braccio di ferro, con scontri di piazza, dimissioni del ministro
della Difesa, protezione da parte dell’ONU per il capo dell’opposizione. Due giorni
fa, i militari avevano chiesto una sollecita risposta politica annunciando altrimenti
il loro intervento.
Sulla situazione che si è venuta
a creare nel Paese, Stefano Leszczynski ha intervistato padre Cosimo Alvati,
già direttore di Radio Don Bosco nella capitale malgascia, Antananarivo.
R . - La
situazione effettivamente è entrata in un caos tale che la gente sembra non riuscire
a capire bene verso quale direzione si stia andando. Ma, forse, l’obiettivo principale
è proprio quello di una situazione di destabilizzazione pensata per far cadere il
governo.
D. - Chi sono i due principali protagonisti
di questa situazione in Madagascar?
R. - Ravalomanana
è un grande uomo di affari nel campo della comunicazione, che nel 2002 è salito al
potere dopo elezioni democratiche un po’ turbolente, perché non gli veniva riconosciuta
la vittoria. Dall’altra parte, abbiamo Rajoelina che è un giovane uomo di affari di
34 anni: l’anno scorso, di sorpresa, ha vinto le elezioni comunali di Atananarivo.
Due contendenti che rappresentano ancora una volta l’esempio classico di uomini di
potere, di una certa posizione economica, che cercano di ottenere il potere politico.
D.
- C’è, secondo la sua esperienza, la possibilità che la comunità internazionale intervenga
in maniera efficace?
R. - La comunità internazionale
può intervenire e deve assolutamente farlo per arrivare attraverso il dialogo ad una
soluzione. Certamente, l’obiettivo di capovolgere l’attuale presidente indicendo delle
nuove elezioni lo vedo ancora improbabile.
D. - Qual
è la situazione della Chiesa nel Paese?
R. - Sia
la Chiesa cattolica che la comunità protestante si sono riunite in una federazione
di Chiese cristiane e sono loro che ora stanno facendo da intermediari. Secondo la
cultura e la tradizione malgascia, loro rappresentano le autorità "genitoriali" riconosciute
a livello spirituale anche al di sopra della stessa autorità politica, per cui la
gente guarda loro con estremo favore e ascolta quello che esse danno come indicazione:
attualmente, non hanno appoggiato né l’uno né l’altro contendente ma hanno cercato
semplicemente di favorire l’incontro.
Localizzati
i tre operatori di Msf rapiti in Darfur Il governo del Sudan annuncia di aver
individuato con precisione il luogo dove si trovano i tre operatori umanitari di Medici
senza frontiere (Msf) rapiti in Darfur mercoledì sera. Sembra sia stato stabilito
un contatto e si stanno vagliando le richieste dei rapitori. Ma quali le notizie in
possesso di Medici senza Frontiere? Adriana Masotti l’ha chiesto a Sergio
Cecchini, responsabile comunicazione della sezione italiana dell’Organizzazione. R.
- Le notizie che abbiamo per via indiretta è che le tre persone rapite sono in buone
condizioni.
D. – Ci può dire qualcosa sull’italiano,
il medico Mauro D’Ascanio?
R. - Si trovava in Darfur
dal settembre 2008 nello stesso luogo dov’è stato rapito, a Serif Umra, dove era il
responsabile del presidio ospedaliero che Medici senza frontiere aveva in quella zona
per dare assistenza oltre a 55 mila sfollati dalla guerra. È un medico con specializzazione
in medicina d’urgenza e medicina tropicale e prima di Medici senza frontiere aveva
avuto modo di lavorare in Guinea Bissau, Brasile, Guatemala, con altre organizzazioni
umanitarie.
D. - Perché le organizzazioni non governative
e Medici senza frontiere tra queste danno fastidio?
R.
- Perché abbiamo come unico obiettivo quello di assistere la popolazione vittima della
guerra, senza schierarci contro il regime sudanese né contro alcuno dei gruppi ribelli
attivi in zona. E, soprattutto, senza prestarci a una confusione che viene fatta a
livello internazionale tra i bisogni umanitari di chi è vittima del conflitto e le
agende della comunità internazionale rispetto al regime sudanese.
D.
- Adesso Medici senza frontiere ha deciso il ritiro di tutto il personale: una decisione,
penso, anche sofferta…
R. - Una decisione sofferta
e dolorosissima per un’organizzazione che lavorava in Darfur dall’inizio della guerra,
dalla fine del 2003, e che prestava assistenza medica a oltre 500 mila persone in
Darfur. Al momento, manterremo una piccola unità che segua la vicenda del rapimento
dei nostri tre operatori sanitari. Striscia di Gaza In
un clima di cauto ottimismo, il premier israeliano, Ehud Olmert, condurrà oggi consultazioni
con l'emissario che nei giorni scorsi ha condotto al Cairo, con la mediazione egiziana,
trattative ad oltranza con Hamas per uno scambio di prigionieri. L'incontro fra Olmert
e Dekel ha luogo mentre nei pressi dell’abitazione del premier, da una settimana,
sono accampati sotto una tenda i genitori di Ghilad Shalit, il caporale tenuto in
ostaggio da Hamas dal giugno 2006. La loro protesta ha avuto una vasta eco nella opinione
pubblica locale. Il quotidiano Haaretz riferisce intanto, citando fonti palestinesi,
che Israele e Hamas sono vicini a un’intesa sul numero e sull’importanza dei detenuti
palestinesi che saranno rilasciati in cambio di Shalit. Intanto, si discute sulle
cifre relative all’operazione "Piombo fuso". Sono stati 1.434 i morti palestinesi,
tra i quali 960 civili e più in particolare 288 bambini o ragazzi, secondo quanto
afferma il Centro palestinese per i diritti umani (Pchr-Gaza), ma Tshal, le forze
armate israeliane, contestano i dati e per bocca di un portavoce militare, affermando
che la ong ha taciuto in particolare “sull'uso mostruoso da parte di Hamas dei civili
come scudi umani”.
Iraq Una donna irachena è stata uccisa e altre
sette persone, tra cui quattro poliziotti, sono state ferite stamani dall'esplosione
di tre ordigni in tre zone diverse di Baghdad. Lo ha riferito l'agenzia irachena Nina
citando fonti di polizia, secondo la quale un ordigno è esploso nel quartiere di al-Micanin,
della zona meridionale di Dora, causando la morte di una donna e il ferimento di un'altra
persona. Un altro ordigno, hanno aggiunto le stesse fonti, è esploso nel quartiere
sudorientale Baghdad al-Jadida, al passaggio di una pattuglia di polizia, provocando
il ferimento di quattro agenti e gravi danni ad una delle vetture della pattuglia.
Il terzo ordigno, hanno precisato le fonti, è esploso nel quartiere occidentale di
al-Khadraa, causando il ferimento di due civili e diversi danni materiali nei palazzi
vicini.
L’Iran favorevole a partecipare a colloqui sull’Afghanistan L'Iran
è favorevole a colloqui bilaterali o multilaterali sull'Afghanistan, ma non ha ancora
ricevuto un invito ufficiale alla conferenza Nato-Onu in programma il 31 marzo prossimo
all'Aja. Lo ha detto il vicepresidente iraniano, Esfandiar Rahim Mashai, durante una
conferenza stampa a Ottawa, dove si è recato per un incontro con la comunità iraniana
residente in Canada. Ieri, l'edizione online in inglese dell'agenzia semi-ufficiale
iraniana Fars aveva riferito, citando il portavoce del Ministero degli esteri, Hassan
Qashqavi, che Teheran aveva accettato l'invito degli Stati Uniti a partecipare alla
conferenza. Pakistan I missili sparati da un aereo senza
pilota su alcune costruzioni appartenenti ad un campo di addestramento di movimenti
talebani - nell'area di Kurram, alla frontiera con l'Afghanistan - hanno causato almeno
24 morti. L'area di Kurram è una delle sette regioni semi-autonome vicine alla complicatissima
frontiera pakistana con l'Afghanistan, dove le forze statunitensi cercano di arginare
l'attività dei talibani.
Commissario Ue in visita a Lampedusa “Occorre
capire come far sì che l'Europa possa rimanere rigida rispetto al problema dell'immigrazione
irregolare e al contrasto dei traffici che ci sono dietro i viaggi verso il nostro
continente e, allo stesso tempo, sia aperta e solidale nei confronti dei migranti”.
Lo ha detto, al termine della visita al Cie di Lampedusa, durata oltre un'ora, il
commissario Ue alla giustizia e alle libertà civili, Jacques Barrot. “I Paesi dell'Unione
europea devono essere più solidali - ha aggiunto il commissario - ad esempio attraverso
una politica dei visti più generosa”. “Non va trascurato, però - ha concluso - come
ho cercato di spiegare ai migranti che ho incontrato che i nostri Paesi, in questo
momento attraversano un periodo di crisi grave”. Attualmente, dopo gli sbarchi dei
giorni scorsi, a Lampedusa ci sono 690 migranti. Venti, tra i quali una donna, si
trovano nel Cpa, presso l'ex base navale Loran, mentre 670, tutti tunisini, sono ospiti
del Cie in contrada Imbriacola. Svizzera: attenuato il segreto bancario La
Svizzera allenta il segreto bancario. Il governo elvetico ha deciso di semplificare
le condizioni per lo scambio di informazioni conformemente alle regole dell'Ocse.
La Svizzera vuole rendere più agile questa procedura in caso di sospetti “concreti”,
ha riferito l'agenzia di stampa svizzera Ats.
Obama pronuncerà un discorso
all’Assemblea Nazionale turca Il presidente Usa, Barack Obama, pronuncerà un
discorso davanti ai membri dell'Assemblea nazionale, il parlamento turco, nel corso
della sua prima visita in Turchia, in programma il 6 ed il 7 aprile. Il giornale sottolineando,
inoltre, che l'invito rivolto ad Obama a parlare all'Assemblea nazionale è un segno
di riconoscenza da parte del governo di Ankara per la decisione del capo della Casa
Bianca di venire in Turchia. Obama sarà il secondo presidente Usa, dopo Bill Clinton,
a fare un discorso al parlamento turco.
Tibet La Cina è disposta
a riprendere i colloqui con gli inviati del Dalai Lama, il leader tibetano che vive
in esilio in India, se questi “rinuncerà a perseguire l'indipendenza” del Tibet. Lo
ha affermato oggi il primo ministro cinese, Wen Jiabao. Parlando ai giornalisti nella
Sala dell'Assemblea del popolo, il premier ha accusato “alcuni Paesi occidentali”
di “sfruttare” il Dalai Lama per i suoi fini. “Con il Dalai Lama - ha sostenuto Wen
- bisogna guardare a quello che dice, ma anche a quello che fa. La chiave è la sincerita”'.
Il leader tibetano chiede per il territorio quella che definisce una “genuina autonomia”
ma Pechino ritiene che in realtà il suo progetto sia quello di staccare il Tibet dalla
Cina. Secondo Wen “i fatti” - tra i quali ha citato la crescita dell'economia e la
“libertà religiosa” di cui godono i tibetani - hanno dimostrato che “la politica seguita
dalla Cina in Tibet è giusta”. Il Dalai Lama, in un discorso tenuto a Dharamsala in
India, ha accusato Pechino di aver creato nel Tibet un “inferno in terra”, nel quale
hanno perso la vita “centinaia di migliaia di tibetani”. (Panoramica internazionale
a cura di Fausta Speranza) Bollettino del Radiogiornale
della Radio Vaticana Anno LIII no. 72 E'
possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del
Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del
sito www.radiovaticana.org/italiano.