Il governo del Sudan annuncia di aver individuato con precisione il luogo dove si
trovano i tre operatori umanitari di Medici Senza Frontiere (Msf) rapiti in Darfur
mercoledì sera. Sembra sia stato stabilito un contatto e si stiano vagliando le richieste
dei rapitori. Ma quali le notizie in possesso di Medici senza Frontiere? Adriana
Masotti l’ha chiesto a Sergio Cecchini, responsabile comunicazione della
sezione italiana dell’Organizzazione.
R. – Le notizie che abbiamo per via
indiretta è che le tre persone rapite sono in buone condizioni. D.
– Ci può dire qualcosa sull’italiano, il medico Mauro D’Ascanio? R.
– Si trovava in Darfur dal settembre 2008, proprio lì dov’è stato rapito a Serif Umra,
dove era il responsabile del presidio ospedaliero che Medici Senza Frontiere aveva
in quella zona per dare assistenza oltre a 55 mila sfollati dalla guerra. È un medico
con specializzazione in medicina d’urgenza e medicina tropicale e prima di Medici
Senza Frontiere aveva avuto modo di lavorare in Guinea Bissau, Brasile, Guatemala,
con altre organizzazioni umanitarie. D. - Perché le Organizzazioni
non governative e Medici Senza Frontiere tra queste danno fastidio? R.
– Perché abbiamo come unico obiettivo quello di assistere la popolazione vittima della
guerra senza schierarci contro il regime sudanese, e contro nessuno dei gruppi ribelli
attivi in zona e, soprattutto, senza prestarci a una confusione che viene fatta a
livello internazionale tra i bisogni umanitari di chi è vittima del conflitto e quelle
che sono le agende della comunità internazionale rispetto al regime sudanese. D.
– Adesso Medici Senza Frontiere ha deciso il ritiro di tutto il personale, una decisione,
penso, anche sofferta… R. - Una decisione sofferta e dolorosissima
per un’organizzazione che lavorava in Darfur dall’inizio della guerra, dalla fine
del 2003, e che prestava assistenza medica a oltre 500 mila persone in Darfur. Al
momento manterremo una piccola unità che segua la vicenda del rapimento dei nostri
tre operatori sanitari.