Giornata del Glaucoma: l'opera delle Missioni Cristiane per i Ciechi nel mondo
Si celebra oggi la Giornata Mondiale del Glaucoma con l’intento di far conoscere meglio
questa grave malattia dell’occhio e le corrette strategie per prevenirla o curarla.
Il glaucoma èresponsabile del 12.3% dei casi di cecità mondiale concentrati
prevalentemente nel Sud del mondo. Almeno 67 milioni di persone sono affette da questa
patologia. Particolarmente impegnata nella lotta al glaucoma è l’organizzazione Missioni
Cristiane per i Ciechi nel Mondo, nota anche con la sigla Cbm. Con soli 35 euro,
sottolinea l’associazione, si può realizzare un'operazione per sconfiggere il glaucoma.
Al microfono di Alessandro Gisotti, la portavoce di Cbm Italia, Giusy Laganà,
si sofferma sulle strategie per sconfiggere il glaucoma:
R. - Il glaucoma
è una malattia caratterizzata principalmente dalla crescente riduzione prima del campo
visivo e poi della vista perché all’interno dell’occhio aumenta la pressione che va
a distruggere progressivamente le fibre nervose del nervo ottico. Purtroppo, ad oggi,
sta colpendo sempre più anche i Paesi industrializzati. E’ prevenibile e ogni anno
si dovrebbe fare una visita oculistica, vedere come sta la propria vista. Se si inizia
l’attività scolastica, bisogna portare i bambini prima che vadano a scuola a fare
una visita. Prevenire è sempre meglio e soprattutto con il glaucoma si può perché
basta misurare la pressione dell’occhio e se è troppo elevata si può intervenire prima
da un punto di vista farmaceutico e poi, quando e se non fosse possibile farlo o non
bastasse, si può ricorrere alla chirurgia.
D. -
Ovviamente l’incidenza del glaucoma è molto maggiore e più grave nei Paesi in via
di sviluppo?
R. - Esattamente. Molto di più perché
chiaramente si hanno meno possibilità di farsi visitare e si hanno meno oculisti.
Abbiamo veramente il 75-80 per cento della cecità che può essere prevenuta. Nei Paesi
in via di sviluppo non poter accedere alle cure mediche alla fine porta purtroppo
a numeri elevatissimi di vittime. La percentuale di curabilità del 75 per cento diventa
perciò molto minore.
D. - Cosa sta facendo la sua
organizzazione per contrastare la diffusione del glaucoma?
R.
- In particolare per il glaucoma noi facciamo prevenzione, quindi cerchiamo di educare
le persone. E diciamo loro: “Se ti fai visitare, se vieni dove siamo, se noi ti veniamo
a cercare, non avere paura ma fatti curare da noi. Previeni, facendoti vedere alle
minime avvisaglie che hai”. Se c’è un bambino a scuola che non vede, questo non è
un bambino disabile mentale, ma magari è un bambino che forse ha solo bisogno di un
paio di occhiali!
D. - Cbm Italia ha lanciato di
recente un allarme, un’emergenza Congo. Di che cosa si tratta?
R.
- Io ho visitato il Congo, ho visto delle cose che mi hanno profondamente segnata
e profondamente cambiata. Dieci anni di guerre, un Paese che si porta dietro questo
tormento da dieci anni e che ha un milione di profughi, un Paese devastato dalla guerra.
A Bukavu, a Goma, se c’è la guerra un cieco non può scappare e non può avere gli aiuti
umanitari, perché chiaramente fra tante braccia tese come fa lui a scavalcare tutti
per avere il cibo? Dobbiamo fare in modo di creare un equilibrio tra il cieco che
chiede qualcosa e le persone che a loro volta hanno bisogno. Noi stiamo visitando
i campi profughi, sono state allestite delle cliniche mobili che concentreranno il
proprio intervento sulle aree che dicevamo cioè il glaucoma e la disabilità dovuta
ai traumi e alle ferite di guerra.