Somalia, Myanmar, Zimbabwe, Repubblica Democratica del Congo: occupano i primi quattro
posti della classifica stilata da Medici Senza Frontiere sulle crisi umanitarie più
gravi e ignorate dai media italiani nel 2008. In totale, sono dieci i Paesi in cui
ogni giorno migliaia di civili sono vittime di conflitti, fame e violazioni dei diritti
umani e non fanno notizia, insieme a temi come la malnutrizione infantile e la coinfezione
Hiv-Tbc, flagelli devastanti e ignorati. I dati sono contenuti nel quinto rapporto
dell’organizzazione presentato oggi insieme ad una campagna di sensibilizzazione per
la stampa. Gabriella Ceraso ha intervistato il presidente di Medici Senza Frontiere
Italia, Kostas Moschochoritis:
R. – La
situazione che ci preoccupa di più è in Darfur, dove 13 organizzazioni umanitarie
sono state espulse dal presidente Bashir - dopo il via libera della Corte Penale Internazionale
al mandato di arresto per il presidente sudanese - senza darci nessuna spiegazione.
Una decisione che mette in pericolo davvero la vita di centinaia di migliaia di persone
che rimarranno sia senza l’accesso alle cure ma anche senza acqua e cibo. Per di più,
in due dei campi dove Medici Senza Frontiere lavoravano, ci sono casi di meningite
mortale se non sarà curata. Un altro Paese martoriato, in questo momento, è lo Zimbabwe
dove è ancora in corso la più grande epidemia degli ultimi anni di colera che ha fatto
registrare più di 80 mila casi. Medici Senza Frontiere ne ha curati quasi 50 mila.
D.
– Sottolineate l’importanza di parlare della vita di queste persone...
R.
– L'informazione va di pari passo con l’azione umanitaria perché se queste crisi umanitarie
non sono conosciute, la soluzione tarderà ad arrivare.
D.
– Per questo, per voi è molto importante sollecitare i mass media; nel rapporto, però,
emerge che purtroppo è ancora in calo l’attenzione. Queste situazioni non fanno ancora
notizia…
R. – Questo è vero ed è anche vero che tante
volte i media affrontano degli argomenti che sono sbagliati. Per esempio in Iraq,
Paese teatro di una delle crisi dimenticate, i mass media parlano di quando le truppe
americane lasceranno il Paese. Ma non raccontano la tragica situazione umanitaria
della popolazione. Tuttavia, noi questa volta vogliamo essere propositivi e per questo
lanciamo oggi la campagna: “Adotta una crisi dimenticata” rivolta ai media e alle
università di giornalismo. La campagna chiede, per un anno, di raccontare almeno una
crisi dimenticata. Posso dire che siamo contenti per le tante adesioni.
D.
– Lei ha parlato dei civili iracheni dimenticati: nel vostro rapporto ci sono anche
quelli del Pakistan nordoccidentale e c’è la drammatica situazione, per esempio, nel
Myanmar...
R. – Nel Myanmar ci sono milioni di persone
affette da Hiv. La tubercolosi poi fa registrare ogni anno migliaia di nuovi casi.
Non dovevamo aspettare il ciclone Nargis per parlare di questa tragedia.
D.
– Come fare a cambiare questa mentalità?
R. – Innanzitutto,
dobbiamo insistere a raccontare questi drammi, ma senza inutili allarmismi. E dobbiamo
aiutare i mass-media a fare questo lavoro che non è facile.