Il Papa all'udienza generale: "no" al terrorismo, nessuno pregiudichi il processo
di pace in Irlanda del Nord. La catechesi dedicata a San Bonifacio
“Prego perché nessuno si lasci vincere dall’orrenda tentazione della violenza”. L’appello
di Benedetto XVI per la pace in Irlanda del Nord - messa in pericolo da due recenti
attentati - ha caratterizzato l’udienza generale di questa mattina in Piazza San Pietro.
Il Papa - che aveva dedicato la catechesi alla figura di San Bonifacio, vescovo vissuto
nell’ottavo secolo - ha espresso la “ferma condanna” del terrorismo, chiedendo di
“moltiplicare gli sforzi” per non “spegnere le tante speranze” accese dal processo
di pace in Irlanda del Nord. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Tre morti
come un fulmine a ciel sereno, in una terra per trent’anni ferita a sangue da un odio
all’apparenza insanabile, e poi rappacificata per un altro decennio grazie al delicato
equilibrio trovato e concordato in quel lontano Venerdì Santo del 1998. Ora
nell’Irlanda del Nord le antiche paure sono tornate a serpeggiare tra la gente e Benedetto
XVI non ha perso tempo per dire il suo “no” a questo soprassalto di violenza, costato
la vita a due soldati britannici e a un poliziotto:
“Esprimo
la più ferma condanna per tali esecrabili atti di terrorismo, che, oltre a profanare
la vita umana, pongono in serio pericolo il processo politico in corso nell’Irlanda
del Nord e rischiano di spegnere le tante speranze da esso suscitate nella regione
e nel mondo intero. Prego il Signore affinché nessuno si lasci vincere nuovamente
dall’orrenda tentazione della violenza, ma ognuno moltiplichi gli sforzi per continuare
a costruire, attraverso la pazienza del dialogo, una società pacifica, giusta e riconciliata”.
Chi ai suoi tempi aveva lavorato, e con successo,
per una società pacifica, giusta e riconciliata dai valori cristiani era stato 1300
anni fa proprio un vescovo anglosassone, San Bonifacio, definito da Benedetto XVI
un “grande missionario” che diffuse il Vangelo nell’Europa centrale con tali “grandi
risultati” da essere ricordato come “l’apostolo dei Germani”:
“Egli
innestò nelle popolazioni germaniche un nuovo stile di vita più umano, grazie al quale
venivano meglio rispettati i diritti inalienabili della persona (...) Paragonando
questa sua fede ardente, questo zelo per il Vangelo alla nostra fede così spesso tiepida
e burocratizzata, vediamo cosa dobbiamo fare e come rinnovare la nostra fede, per
dare in dono al nostro tempo la perla preziosa del Vangelo”.
Grazie,
dunque, a queste sue grandi qualità di apostolo - alle quali si aggiungeva una raffinata
erudizione - Bonifacio chiese e ottenne da Papa Gregorio, che lo consacrò vescovo,
di dirigersi tra i pagani del centro Europa, rinunciando alla tranquillità e agli
studi della vita monastica. La sua scelta, ha ricordato Benedetto XVI, si tradusse
in un impegno “instancabile”, sostenuto da monaci e monache dalla cui spiritualità
proveniva e per i quali fondò nuovi monasteri. Questa dedizione e la fedeltà intangibile
che ebbe con la Sede Apostolica cambiarono il volto del Vecchio continente:
“Frutto
di questo impegno fu il saldo spirito di coesione intorno al Successore di Pietro
che Bonifacio trasmise alle Chiese del suo territorio di missione, congiungendo con
Roma l’Inghilterra, la Germania, la Francia e contribuendo così in misura determinante
a porre quelle radici cristiane dell’Europa che avrebbero prodotto fecondi frutti
nei secoli successivi”.
San Bonifacio morì martire
nel 754: non morì il suo zelo e il suo stile pastorale, improntato alla “centralità
della Parola di Dio” e alla assidua predicazione, che egli perseguì fino in tarda
età. Uno stile, ha affermato il Papa, che ricorda ai credenti di oggi che “il cristianesimo,
favorendo la diffusione della cultura, promuove il progresso dell’uomo”. E uno zelo
che Benedetto XVI, al momento dei saluti, rivolgendosi ai vari gruppi diocesani presenti
all’udienza, ha voluto indicare ad esempio con questa collettiva esortazione quaresimale:
“Cari
amici, questo nostro tempo, del quale si sottolineano spesso le ombre che lo segnano,
deve essere illuminato dal sole vivo della speranza, da Cristo nostra speranza. Egli
ha promesso di restare sempre con noi e in molti modi manifesta la sua presenza. A
voi il compito di annunciarne e testimoniarne l’indefettibile amore che ci accompagna
in ogni situazione. Non stancatevi, pertanto di affidarvi a Cristo e di diffondere
il suo Vangelo in ogni ambiente”.
Un momento
toccante si è avuto quando il Papa, prima di salire sulla giardinetta per rientrare
nel Palazzo apostolico, si è intrattenuto con Giampiero Steccato, un ex impiegato
delle ferrovie di Piacenza di 58 anni, da 10 paralizzato dalla “sindrome di Locked-in”,
benché pienamente cosciente. L’uomo, accompagnato dalla moglie Lucia e dai due figli,
ha consegnato un messaggio a Benedetto XVI, nel quale scrive fra l’altro: “Vorrei
trasmetterle quello che il mio corpo rischia di celare: ho voglia di vivere”. “Ringrazio
infinite volte” il Signore “per il privilegio di esistere”.