2009-03-11 13:38:12

Il Papa all'udienza generale: "no" al terrorismo, nessuno pregiudichi il processo di pace in Irlanda del Nord. La catechesi dedicata a San Bonifacio


“Prego perché nessuno si lasci vincere dall’orrenda tentazione della violenza”. L’appello di Benedetto XVI per la pace in Irlanda del Nord - messa in pericolo da due recenti attentati - ha caratterizzato l’udienza generale di questa mattina in Piazza San Pietro. Il Papa - che aveva dedicato la catechesi alla figura di San Bonifacio, vescovo vissuto nell’ottavo secolo - ha espresso la “ferma condanna” del terrorismo, chiedendo di “moltiplicare gli sforzi” per non “spegnere le tante speranze” accese dal processo di pace in Irlanda del Nord. Il servizio di Alessandro De Carolis:RealAudioMP3

Tre morti come un fulmine a ciel sereno, in una terra per trent’anni ferita a sangue da un odio all’apparenza insanabile, e poi rappacificata per un altro decennio grazie al delicato equilibrio trovato e concordato in quel lontano Venerdì Santo del 1998. Ora nell’Irlanda del Nord le antiche paure sono tornate a serpeggiare tra la gente e Benedetto XVI non ha perso tempo per dire il suo “no” a questo soprassalto di violenza, costato la vita a due soldati britannici e a un poliziotto:

 
“Esprimo la più ferma condanna per tali esecrabili atti di terrorismo, che, oltre a profanare la vita umana, pongono in serio pericolo il processo politico in corso nell’Irlanda del Nord e rischiano di spegnere le tante speranze da esso suscitate nella regione e nel mondo intero. Prego il Signore affinché nessuno si lasci vincere nuovamente dall’orrenda tentazione della violenza, ma ognuno moltiplichi gli sforzi per continuare a costruire, attraverso la pazienza del dialogo, una società pacifica, giusta e riconciliata”.
 
Chi ai suoi tempi aveva lavorato, e con successo, per una società pacifica, giusta e riconciliata dai valori cristiani era stato 1300 anni fa proprio un vescovo anglosassone, San Bonifacio, definito da Benedetto XVI un “grande missionario” che diffuse il Vangelo nell’Europa centrale con tali “grandi risultati” da essere ricordato come “l’apostolo dei Germani”:

 
“Egli innestò nelle popolazioni germaniche un nuovo stile di vita più umano, grazie al quale venivano meglio rispettati i diritti inalienabili della persona (...) Paragonando questa sua fede ardente, questo zelo per il Vangelo alla nostra fede così spesso tiepida e burocratizzata, vediamo cosa dobbiamo fare e come rinnovare la nostra fede, per dare in dono al nostro tempo la perla preziosa del Vangelo”.

 
Grazie, dunque, a queste sue grandi qualità di apostolo - alle quali si aggiungeva una raffinata erudizione - Bonifacio chiese e ottenne da Papa Gregorio, che lo consacrò vescovo, di dirigersi tra i pagani del centro Europa, rinunciando alla tranquillità e agli studi della vita monastica. La sua scelta, ha ricordato Benedetto XVI, si tradusse in un impegno “instancabile”, sostenuto da monaci e monache dalla cui spiritualità proveniva e per i quali fondò nuovi monasteri. Questa dedizione e la fedeltà intangibile che ebbe con la Sede Apostolica cambiarono il volto del Vecchio continente:

 
“Frutto di questo impegno fu il saldo spirito di coesione intorno al Successore di Pietro che Bonifacio trasmise alle Chiese del suo territorio di missione, congiungendo con Roma l’Inghilterra, la Germania, la Francia e contribuendo così in misura determinante a porre quelle radici cristiane dell’Europa che avrebbero prodotto fecondi frutti nei secoli successivi”.

 
San Bonifacio morì martire nel 754: non morì il suo zelo e il suo stile pastorale, improntato alla “centralità della Parola di Dio” e alla assidua predicazione, che egli perseguì fino in tarda età. Uno stile, ha affermato il Papa, che ricorda ai credenti di oggi che “il cristianesimo, favorendo la diffusione della cultura, promuove il progresso dell’uomo”. E uno zelo che Benedetto XVI, al momento dei saluti, rivolgendosi ai vari gruppi diocesani presenti all’udienza, ha voluto indicare ad esempio con questa collettiva esortazione quaresimale:

 
“Cari amici, questo nostro tempo, del quale si sottolineano spesso le ombre che lo segnano, deve essere illuminato dal sole vivo della speranza, da Cristo nostra speranza. Egli ha promesso di restare sempre con noi e in molti modi manifesta la sua presenza. A voi il compito di annunciarne e testimoniarne l’indefettibile amore che ci accompagna in ogni situazione. Non stancatevi, pertanto di affidarvi a Cristo e di diffondere il suo Vangelo in ogni ambiente”.

 
Un momento toccante si è avuto quando il Papa, prima di salire sulla giardinetta per rientrare nel Palazzo apostolico, si è intrattenuto con Giampiero Steccato, un ex impiegato delle ferrovie di Piacenza di 58 anni, da 10 paralizzato dalla “sindrome di Locked-in”, benché pienamente cosciente. L’uomo, accompagnato dalla moglie Lucia e dai due figli, ha consegnato un messaggio a Benedetto XVI, nel quale scrive fra l’altro: “Vorrei trasmetterle quello che il mio corpo rischia di celare: ho voglia di vivere”. “Ringrazio infinite volte” il Signore “per il privilegio di esistere”.







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