2009-03-10 15:53:46

Dialoghi in cattedrale: a San Giovanni in Laterano confronto sulla crisi e la speranza


Educare alla speranza e alla solidarietà contro l’incertezza e le paure suscitate dalla crisi. E’ la proposta emersa dall’incontro svoltosi, ieri, presso la Basilica di San Giovanni in Laterano, nell’ambito dell’iniziativa “Dialoghi in cattedrale”, sul tema “Le sfide della crisi: paure e speranze”. A confronto autorevoli personalità ecclesiastiche e rappresentanti della cultura contemporanea. C’era per noi, Claudia Di Lorenzi:RealAudioMP3

“Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro”. Ha inizio così, con una citazione del celebre “Discorso della montagna”, dal Vangelo di Matteo, il confronto in Basilica sul tema della crisi economica. Un invito ad affrontare le difficoltà indotte dal crollo della finanza globale, dei mercati e delle borse, con un recupero della dimensione essenziale dell’esistenza, all’insegna della sobrietà e delle libertà dai falsi bisogni, nella certezza che il Padre celeste si fa incontro alle esigenze di coloro che ricercano innanzitutto “il regno di Dio e la sua giustizia”. Una chiamata a radicarsi in Dio che trae forza dalla speranza cristiana, la sola che nel buio della crisi lascia intravedere la luce. Il cardinale vicario Agostino Vallini:

“Se la parola crisi la decliniamo soltanto sotto il profilo economico impoveriamo il tema. E’ un tema che va al fondo della questione che è quella della condizione del cuore dell’uomo. Un uomo povero interiormente non ha speranza, ha solo paure. Un uomo aperto alla luce di Dio e della fede, non solo ha la forza per superare e affrontare le paure, ma per vivere nella speranza e donare speranza. Sono convinto che saremo capaci di superare questo momento di crisi economica con la fiducia che altre e più grandi sfide possano essere affrontate e superate”.

Una speranza che - sottolinea Giuseppe De Rita, segretario generale del Censis - di fronte alla moltiplicazione delle paure, consente di guardare con fiducia alle sfide attuali, e di fornire letture pertinenti del dato reale e soluzioni efficaci:

“Questa era già una società un po’ impaurita dall’insicurezza urbana, dai furti, dagli omicidi, da paure immateriali come restare solo, arrivare alla non autosufficienza. L’arrivo della crisi naturalmente crea paure forse più gravi dal punto di vista psicologico e che sfuggono anche alla capacità della famiglia o del singolo di padroneggiarle. C’è la paura di perdere il lavoro, di non riuscire a pagare il mutuo, la paura del terrorismo, del fondamentalismo. Le tante paure fanno sì che diamo risposte alle singole paure e questo è un errore perché le paure non si rincorrono, vanno affrontate con la speranza, che non è solo una virtù teologale, ma è avere un’idea di dove va il mondo, di dove vado io”.

Un invito a riporre fiducia in Dio che – osserva mons. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio consiglio della cultura - non meno richiama l’uomo all’esercizio di una responsabilità morale che rifugga l’egoismo e il ripiegamento su se stessi in favore della solidarietà verso il prossimo e del riconoscimento della centralità dell’uomo, nella dimensione sociale del vivere, come in quella economica:

“La responsabilità morale si manifesta soprattutto in due dimensioni. Da una parte il ritrovare ancora il senso di una solidarietà radicale nell’umanità: prima che essere caratterizzati da alcune identità caratteristiche delle culture, la nostra base è quella di essere tutti figli di Adamo e questo ci deve far pensare che quando la tempesta si stende su tutta l’umanità tutti devono ritrovare questa solidarietà contro gli egoismi e le divisioni. Dall’altra parte la responsabilità morale è nell’interno delle strutture stesse. Hanno bisogno di avere non prima di tutto le leggi dell’economia, come leggi quasi intangibili, ma di avere la presenza dell’umanità, dell’etica”.

Numerose – aggiunge il presule – sono le iniziative ispirate a questi principi e i percorsi che sarebbe auspicabile avviare. Ancora mons. Ravasi:

“Una delle esperienze che ora si ramificano sempre di più è quella di questi fondi che le singole diocesi stabiliscono per venire incontro alle difficoltà di alcune famiglie e di alcune persone. Un’altra via potrebbe essere invece quella del far sì che tutti lavorino anche se lavorano un po’ meno, che tutti possano avere dei servizi anche se tutti un po’ meno rispetto a quel benessere a cui in maniera un po’ ottusa ci eravamo abituati. Per esempio, ritornare maggiormente alla sobrietà perché la società dei consumi stava creando l’idea che quanto più benessere hai tanta più felicità hai. Questo è un meccanismo perverso e forse questa crisi fa capire che esistono dei valori non riducibili ai semplici meccanismi sociologici o economici”.

E’ da questi valori – conclude il cardinale Vallini – che trae alimento il coraggio necessario per affrontare l’odierna crisi e trasformare le difficoltà dell’oggi in una preziosa opportunità di crescita, per i singoli individui e per l’intera società.







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