2009-03-10 15:52:32

Convegno alla Lateranense sulla Redemptor hominis la prima Enciclica di Giovanni Paolo II pubblicata 30 anni fa


Il 4 marzo 1979, a pochi mesi dalla sua elezione, Giovanni Paolo II pubblicava la sua prima Enciclica, la Redemptor Hominis, il documento nel quale il giovane Pontefice esponeva i suoi convincimenti spirituali e delineava le linee della sua azione futura pastorale. Trent’anni dopo, l’Istituto che porta lo stesso nome dell’Enciclica riflette sulla “memoria” e sulla “profezia” di quelle pagine, in un Convegno ospitato oggi e domani dalla Pontificia Università Lateranense. Tra i relatori della prima giornata di lavori, il prof. Philippe Chenaux, docente di Storia della Chiesa alla Lateranense, ha messo fra l’altro in luce l’influenza del Vaticano II sui temi della Redemptor Hominis. Alessandro De Carolis lo ha intervistato:RealAudioMP3

R. – Quello che in qualche modo non può non colpire chi legge questa Enciclica è l’importanza - anche numerica - dei riferimenti all’insegnamento del Concilio, in modo particolare a quelli della Gaudium et spes, la Costituzione pastorale alla quale l’allora giovane mons. Karol Wojtyla ha dato un contributo notevole. Questa eredità conciliare è molto presente nel testo, anche perché i documenti del Concilio sono molto citati, e anche quelli di Paolo VI e di Giovanni XXIII. Mi pare che con questa Enciclica il Papa abbia voluto far vedere che tutto il suo Pontificato si riallaccia a questa eredità del Concilio e ha voluto far vedere che tutto il programma del suo Pontificato non è altro che l’applicazione delle decisioni del Concilio, in modo particolare per tutto ciò che riguarda la testimonianza che la Chiesa aveva da dare nei confronti del mondo.
 
D. - Lei ha definito la Redemptor hominis un documento molto personale, forse il più personale di Giovanni Paolo II…
 
R. - Sì, perché si riferisce dall’inizio dell’Enciclica alla prima Enciclica di Paolo VI - Ecclesiam suam - che pure è stato anche un documento molto personale. Pur non avendo in mano i documenti per dimostrarlo nel modo più rigoroso sul piano della storia, posso dire che sia la lettura del testo sia anche la rapidità con la quale è stata pubblicata - appena sei mesi dopo l’elezione - e anche i temi che vengono trattati, che riprendono tutto ciò che aveva detto, scritto e insegnato prima, come professore, poi come pastore della Chiesa di Cracovia, dimostrano che si tratta di un testo molto, molto personale.







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