Brasile: in preparazione l'incontro nazionale sulla mobilità umana
La Chiesa brasiliana, in particolare le sue diverse componenti della Pastorale per
la mobilità umana, è già entrata nella preparazione del Terzo Incontro nazionale in
programma tra il 16 e 18 settembre prossimi. Il tema centrale scelto quest’anno sarà:
“l’accoglienza e la mobilità umana”. I partecipanti rifletteranno soprattutto su due
aspetti: promozione dei diritti umani e politiche migratorie. L’organismo della Conferenza
episcopale brasiliana per la pastorale della mobilità umana, che opera dal 2003, è
un coordinamento ecclesiale al quale prendono parte sette strutture che si occupano
di settori specifici: brasiliani all’estero, migranti, rifugiati, persone che lavorano
sulla strada, nomadi, uomini di mare e altri. La religiosa María do Carmo Gonçalves,
segretaria esecutiva del coordinamento, ha spiegato che nel lavoro pastorale partecipano
anche altre strutture ecclesiali come la Pastorale della terra, particolarmente impegnata
nel contrasto di una realtà pericolosa e triste. Il traffico di esseri umani è un’altra
complessa questione sulla quale si é discusso l’anno scorso durante un seminario di
studio. Da allora, si è molto lavorato per sensibilizzare ad ogni livello, fuori e
dentro la Chiesa, sul dramma del traffico di persone, spesso trattate alla stregua
di uno schiavo. “Questo traffico, osserva suor María do Carmo Gonçalves, non si limita
solo al caso delle donne brasiliane che vengono portate fuori dal Paese” per essere
avviate, in particolare, alla prostituzione. “Esiste anche - ha precisato la religiosa
- il traffico interno di donne e di bambini utilizzati nel commercio sessuale, ma
anche in quello lavorativo, ambito in cui queste persone diventano dei veri schiavi
sotto il giogo della violenza”. Per i responsabili delle diverse istanze della Pastorale
brasiliana è urgente raggiungere, nella pastorale per la mobilità umana, un maggiore
coordinamento con le istituzioni e i servizi governativi allo scopo di migliorare
l’efficacia delle misure di prevenzione e repressione. La nuova schiavitù è quasi
sempre legata al debito: si accetta un lavoro facendosi pagare una somma in anticipo.
Da questo momento, per saldare il debito, lavoreranno gratuitamente per il proprio
datore di lavoro il quale avrà tutto l’interesse a fare in modo che il debito originario
non venga mai annullato, approfittando dell’analfabetismo e usando la coercizione
fisica e la violenza. Suor María do Carmo Gonçalves ricorda che al momento, in Brasile,
non esistono statistiche sul traffico di persone. Per questo è importante l’elaborazione
di un quadro diagnostico più preciso e autorevole. Ci sono comunque numerosi rapporti
indipendenti e internazionali, alcuni del governo statunitense, delle Nazioni Unite,
nonché ricerche che illustrano e documentano questa realtà in particolare nelle “fazende”
del Pará e dell’Ampá. Si calcola che, attualmente, almeno 27 milioni di persone vivano
in “schiavitù”. I Paesi più colpiti da questo flagello nel mondo sono: Thailandia,
Mauritania, Brasile, Pakistan e India. (L.B.)