Più di 100 monaci del monastero tibetano di An Tuo, nella provincia cinese di Qinghai,
sono stati arrestati dopo una manifestazione tenuta in occasione del Capodanno tibetano,
che si è celebrato il 25 febbraio. Lo hanno affermato alcuni monaci parlando con due
giornalisti italiani, il corrispondente dell'Ansa e quello di Sky Tg24, che subito
dopo sono stati fermati dalla polizia per tre ore. Gli arresti sono stati 109 sui
circa 300 monaci che vivono abitualmente nel monastero. I monaci di An Tuo hanno aggiunto
che domani - 50.mo anniversario della rivolta tibetana, conclusasi con la fuga in
India del Dalai Lama - potrebbero verificarsi altre manifestazioni. Un altro episodio
di protesta si è verificato nella provincia del Qinghai, nella contea di Guoluo, dove
due auto della polizia sono state colpite da una rudimentale bomba. Sia la contea
di Guinan, che quella di Guoluo, hanno la popolazione in gran parte tibetana. Da parte
sua, il leader cinese, Hu Jintao, ha fatto appello ai dirigenti del Tibet a formare
una “grande muraglia” contro il separatismo, alla vigilia del 50.mo anniversario della
rivolta contro la presenza cinese.
Allerta dell’esercito nordcoreano per
l'esercitazione Usa-Corea del Sud La Corea del Nord ha ordinato lo stato di
“allerta totale” al suo esercito, dopo aver interrotto le comunicazioni con Seul,
in risposta all’esercitazione militare congiunta di Stati Uniti e Corea del Sud iniziata
questa mattina. L'esercitazione militare, svolta annualmente, vede impegnati fino
al 20 marzo circa 26 mila soldati americani e decine di migliaia sudcoreani, oltre
all'utilizzo di forze aeree e navali, tra le quali una portaerei Usa a propulsione
nucleare. Intanto, il leader nordcoreano, Kim Jong-il, candidato unico per il seggio
parlamentare del distretto numero 333, è stato rieletto con un plebiscito pari al
100% dei suffragi. Ad annunciarlo è stata oggi l'agenzia nordcoreana e organo di regime
Kcna, secondo cui nella circoscrizione elettorale di Kim tutti i cittadini aventi
diritto di voto si sono recati alle urne e all'unanimità hanno dato la preferenza
al loro leader. Le elezioni di domenica, il cui esito finale non è ancora stato comunicato,
rinnovano la Suprema assemblea popolare (il Parlamento nordcoreano). Il mandato quinquennale
dell'undicesima legislatura era giunto al termine lo scorso settembre e nessuna spiegazione
formale è mai stata presentata in merito al ritardo per indire il rinnovo dell'assemblea.
Sri
Lanka Il duro conflitto fra militanti Tamil e i reparti dell’esercito regolare,
che ha caratterizzato anche l'ultimo fine-settimana nello Sri Lanka, ha causato la
morte di almeno 150 guerriglieri. Continua intanto senza sosta l’esodo dei civili
dalla zona del conflitto. Da mesi ormai, il governo di Colombo ha lanciato una dura
offensiva per recuperare i territori nel nord del Paese sotto controllo delle forze
ribelli Tamil ed un portavoce militare ha assicurato che ormai le residue forze indipendentiste
sono confinate in un'area di 45 kmq. nello Sri Lanka nord-orientale. Il sito www.tamilnet.com,
vicino alla guerriglia, ha pubblicato un appello “alla comunità internazionale” firmato
dai responsabili dei quattro principali partiti che rappresentano i Tamil al parlamento
di Colombo (Itak, Eprlf, Actc e Telo) con il quale si chiede “un immediato cessate-il-fuoco”
per soccorrere “i 330 mila civili assediati nell'area dalle forze armate cingalesi”.
Pakistan Il
capo dell'esercito pachistano, generale Ashfaq Kayani, ha chiesto al presidente pakistano,
Asif Ali Zardari, di impegnarsi a fondo contro il terrorismo, invitandolo ad “agire
o a lasciare”. Lo riferiscono le televisioni indiane che riprendono fonti di stampa
pakistane. Kayani - nominato dall'ex presidente, Pervez Musharraf - è appena ritornato
dagli Stati Uniti e ha riferito a Zardari le preoccupazioni dell'amministrazione americana,
secondo la quale - dicono le tv - governo e presidenza a Islamabad starebbero impegnandosi
in questioni politiche trascurando il terrorismo e i talebani nel nordovest del Paese.
Gli Usa avrebbero inoltre criticato l'appoggio, denunciato dall'opposizione, che Zardari
avrebbe dato alla sentenza con la quale la Corte suprema ha recentemente annullato
l'elezione di Shahbaz Sharif, fratello più giovane dell'ex premier pachistano Nawaz
Sharif, facendolo decadere dalla carica di capo del governo dello Stato del Punjab.
Una sentenza che, di fatto, decreta il controllo diretto del governo centrale sul
Punjab e che rischia di far salire la tensione fra i due principali partiti del Pakistan.
Israele In Israele, si profila un governo di destra con l'alleanza
tra il Likud e cinque formazioni laiche e confessionali. La conferma è arrivata ieri,
dopo che il leader laburista, Ehud Barak, ha comunicato al premier incaricato, Benjamin
Netanyahu, che non intende avviare un negoziato per un esecutivo di larghe intese.
Sul fronte palestinese, invece, le dimissioni del premier Fayyad aprono la strada
ad un esecutivo di unità nazionale. Alla luce di questa situazione politica così complessa,
si può pensare ad un produttivo processo di pace israelo-palestinese? Salvatore
Sabatino lo ha chiesto a Erik Salerno, corrispondente in Medio Oriente
per il quotidiano Il Messaggero:
R. - Si può
pensare a qualcosa che si muove in tutto lo scacchiere mediorientale, anche in Israele.
Non è detto che quello che sta succedendo in Israele - cioè l’esecutivo di centrodestra,
più destra che centro - sarà quello che determinerà gli avvenimenti dei prossimi mesi.
Potrebbe durare poco un esecutivo del genere, potrebbe anche cambiare per strada.
E poi c’è il grande punto interrogativo: chi è veramente Liebermann, l’uomo cui Netanyahu
dovrebbe affidare il Ministero degli esteri?
D. -
Che tipo di rapporti possiamo attenderci tra questi due esecutivi?
R.
- È ancora molto presto per determinare un rapporto tra i due esecutivi. Io credo
che il problema per i palestinesi sarà di formare un governo di tecnici capace di
riconciliare il gruppo Fatah e il gruppo Hamas a Gaza. Dopodiché, sarà il presidente
dell’Olp, Abbas, a dover negoziare con Israele. Perciò, se riescono a stare calmi,
e se gli americani premono a sufficienza per avviare bene questo dialogo, le cose
potrebbero marciare.
D. - La nuova amministrazione
americana ha espresso chiaramente la sua posizione sulla questione israelo-palestinese:
due Stati autonomi che convivano in pace. Un’ipotesi ancora in piedi o va rivista?
R.
- Direi che è l’unica ipotesi in piedi per il momento. Tante altre cose potrebbero
succedere, però questa è la linea sulla quale tutti vogliono camminare, ed è teoricamente
quella più facile da realizzare.
D. - Sul campo proseguono intanto
le violenze: lanci di razzi da Gaza da una parte e raid di aerei israeliani sulla
Striscia dall’altra. Come si interromperò questa spirale?
R.
- Si interromperà, probabilmente, se le due parti arriveranno ad una tregua vera e
questo dipende dai giochi interni ad Israele, anche perché quello che è accaduto è
che Olmert, che prima aveva parlato di tregua, adesso non vuole regalare delle cose
ad Hamas. Questo non credo sia soltanto una questione di Olmert. Io credo che Olmert
stia rispondendo in questo anche alle pressioni che subisce da parte palestinese,
cioè da parte del presidente, che non ama l’idea in questo momento di rafforzare ulteriormente
Hamas, regalandole il riconoscimento del suo ruolo a Gaza.
La
Siria e le prospettive di pace con Israele La Siria siglerà la pace con Israele
soltanto se si risolverà anche la questione palestinese. Lo ha affermato il presidente
siriano, Bashar al-Assad, in un'intervista apparsa stamani sul quotidiano al-Khalij
(Il Golfo) degli Emirati Arabi Uniti. Assad sottolinea la differenza tra “accordo
di pace” e “pace globale”. “Il primo - afferma - è un pezzo di carta che si firma
e che significa l'avvio di scambi commerciali, la normalizzazione delle relazioni,
la definizione di confini o altro. E la nostra gente non lo accetterebbe, specialmente
perchè così non si risolverebbe la questione del mezzo milione di palestinesi che
si trovano in Siria”. Il presidente siriano ribadisce invece l'esigenza di raggiungere
un accordo per “una pace globale” in cui, oltre alla restituzione dei territori arabi
occupati, Israele s'impegna a risolvere anche la questione palestinese. “Crediamo
che se Israele firmasse con la Siria (un accordo di pace), prima o poi metterebbe
da parte la questione palestinese”, ha detto Assad. In forza della risoluzione Onu
n.242 del 1967, la Siria rivendica la restituzione delle Alture del Golan, occupate
da Israele 42 anni fa e annesse allo Stato ebraico nel 1981. I due Paesi hanno interrotto
i negoziati di pace diretti nel gennaio 2000. Contatti indiretti tra Damasco e Tel
Aviv si erano avuti nei mesi scorsi, ma sono stati prima interrotti da Israele in
seguito alla crisi politica interna, e poi sospesi da Damasco durante la recente offensiva
israeliana sulla Striscia di Gaza.
Francia - Stati Uniti “Mi rammarico
per il fatto che gli americani non si siano mai uniti a noi in una condanna più decisa
delle colonie di ripopolamento israeliane”: lo ha detto, in un'intervista al quotidiano
Le Figaro, il ministro degli Esteri francese, Bernard Kouchner. “Non ci sarà pace
possibile fin quando le colonie prolifereranno - ha aggiunto Kouchner - ma la diplomazia
francese è ostinata”. Per il capo del Quai d'Orsay, “l'offensiva militare israeliana
a Gaza è stata controproducente e non ha risolto nulla”. Per il momento, Parigi “sostiene
la mediazione egiziana in corso”. “Il momento in cui Hamas formerà un governo con
il Fatah e rispetterà i principi del processo di pace - ha continuato Kouchner riferendosi
a un possibile dialogo futuro con Hamas - noi non avremo più problemi a parlare con
quella fazione. Ma devono accettare l'iniziativa di pace saudita approvata dalla Lega
araba”.
Zimbabwe Il primo ministro dello Zimbabwe, Morgan Tsvangirai,
ha detto che l'incidente stradale in cui lui è rimasto ferito e la moglie uccisa non
è stato un attentato. Secondo la ricostruzione della polizia, l'auto su cui viaggiavano
il premier e la moglie è stata investita, venerdì scorso, da un camion appartenente
all'Agenzia di sviluppo degli Stati Uniti, il cui autista si era addormentato. L'incidente
di Tsvangirai, che è ritornato oggi ad Harare per partecipare al funerale della moglie
Susan, aveva suscitato molti sospetti inizialmente anche perchè avvenuto tre settimane
dopo la sua nomina a primo ministro nell'ambito di un'intesa con il presidente, Robert
Mugabe. Intanto, l'epidemia di colera nello Zimbabwe ha superato la soglia dei quattromila
morti, ha annunciato a Ginevra l'Organizzazione mondiale della sanita (Oms). Dallo
scoppio dei primi casi nell'agosto 2008, il colera ha provocato il decesso di 4.011
persone su un totale di 89.018 malati, ha precisato l'Oms. Il tasso di mortalità è
in declino al 4,5 %, ma per essere accettabile dovrebbe risultare inferiore all'1%.
Anche il numero di nuovi casi appare in diminuzione, ma è necessario non abbassare
la guardia a causa del ritorno delle forti piogge, aveva ammonito l'Oms la settimana
scorsa. Si tratta di una delle più gravi epidemie di colera, secondo l'Oms.
Uganda Sono
undici le vittime dell'incidente aereo avvenuto oggi ad un cargo appena decollato
da Entebbe, in Uganda. Lo hanno reso noto fonti ufficiali dell'aeronautica civile.
Si tratta di quattro membri dell'equipaggio e sette militari di cui ufficialmente
non è stata precisata la nazionalità. Ma da altre fonti concordi si apprende che almeno
un membro dell'equipaggio è sudafricano, mentre tre dei sette militari a bordo erano
burundesi (Paese che anche opera, come l'Uganda, nelle forze di pace panafricane in
Somalia), ugandesi gli altri quattro. L'incidente, di cui ancora non si conoscono
le cause, è avvenuto alle 05:14 locali (03:14 italiane). L'aereo, precipitato in fiamme
nel lago Vittoria, era un cargo Ilyushin 76. La destinazione era Mogadiscio, dove
trasportava tende, purificatori d'acqua ed altri rifornimenti destinati alle forze
di pace panafricane in Somalia.
Ue: altri sei milioni di disoccupati entro
il 2010 La crisi economica “colpisce duramente e richiede un'azione urgente”,
perchè la recessione senza precedenti creerà altri sei milioni di disoccupati entro
il 2010. E' quanto si legge nel messaggio che il Consiglio economico e sociale invierà
ai leader Ue che si riuniranno il prossimo 19 e 20 marzo nel Consiglio di primavera.
“Le severe conseguenze sociali della crisi finanziaria avranno un impatto su individui
e famiglie - si legge nel documento - e la rapida crescita della disoccupazione è
al centro delle preoccupazioni dei cittadini europei”. Tali preoccupazioni vanno affrontate
con “azioni mirate per stimolare l'occupazione, prevenire e limitare la perdita di
posti di lavoro e il loro impatto sociale”.
Bce: concordia contro il protezionismo Il
presidente della Banca centrale europea, Jean Claude Trichet, afferma che c'è concordia
fra le banche centrali per una posizione “a favore del libero commercio e contro il
protezionismo”. È quanto ha riferito il numero uno dell'istituto di Francoforte al
termine della riunione dei governatori alla Bri di Basilea.
Mediazione Ue
tra Slovenia e Croazia La Croazia ha accettato la proposta dell'Ue di una mediazione
da parte di un gruppo di politici ed esperti sulla disputa relativa alla delimitazione
dei confini con la Slovenia nel Golfo di Pirano, nel nord dell'Adriatico. Lo si è
appreso da un comunicato diffuso al termine di una riunione tra il primo ministro
croato, Sanader, il presidente, Stipe Mesic, e i rappresentati di tutti i partiti
politici in parlamento. Il sì di Zagabria ha però due condizioni. La mediazione deve
servire ad aiutare i due Paesi “a formulare una proposta di accordo per presentare
il contenzioso davanti alla Corte internazionale dell'Aia”, e non a tracciare effettivamente
i confini. I dirigenti politici croati chiedono inoltre che Lubiana “rinunci immediatamente”
al suo veto sul proseguimento dei negoziati di adesione della Croazia all'Ue, posto
a metà dicembre proprio a causa del contenzioso sui confine marittimi. Questo darebbe
a Zagabria la possibilità di portare a termine i negoziati entro la fine dell'anno
per entrare nell'Ue nel 2011.
Grecia Una bomba è esplosa oggi vicino
a un'agenzia della banca Citibank, nella zona nord di Atene, provocando diversi danni
materiali, ma senza fare vittime. Lo ha reso noto la polizia. L'ordigno di fattura
artigianale è stato collocato dietro l'edifico della banca, situato nel quartiere
di Psychiko. Due automobili sono state danneggiate dall'esplosione. (Panoramica
internazionale a cura di Fausta Speranza)
Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 68 E'
possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del
Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del
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