Pil mondiale in negativo nel 2009: non accadeva dal 1945
La crisi finanziaria rischia di avere conseguenze pesanti per l’economia mondiale
che, nel 2009, potrebbe contrarsi per la prima volta dal 1945, complice anche la maggiore
frenata degli ultimi 80 anni per il commercio mondiale. Le previsioni della Banca
Mondiale, contenute in un documento in vista del G20 dei ministri finanziari e dei
banchieri centrali, sono più pessimistiche di quelle rilasciate in gennaio (+0,5%)
dal Fondo Monetario Internazionale che, comunque, nelle ultime settimane aveva messo
in guardia dall'eventualità di un Pil negativo per il 2009, con una ripresa slittata
al 2010. Pur senza fornire stime dettagliate, l'istituto di Washington ritiene che
il commercio mondiale subirà una brusca battuta d'arresto, mentre la produzione industriale
dovrebbe accusare, entro la metà del 2009, un -15% rispetto ai livelli del 2008. Soluzione
a questo problema potrebbe essere una aumento della domanda, come ha affermato il
consigliere economico della Casa Bianca, Lawrence Summers, che in un intervista ha
esortato i Paesi del G20 a sostenerla. Forti le ripercussioni della crisi anche sui
Paesi in via di sviluppo, che quest'anno - sempre secondo le stime della Banca Mondiale
- potrebbero registrare un deficit finanziario fra i 270 e i 700 miliardi di dollari.
Solo un terzo dei Paesi in via di sviluppo - avverte l'istituto - ha le risorse per
prevenire un aumento della povertà. La Banca Mondiale ha chiesto alle economie avanzate,
nel corso dell'ultimo G7, di destinare lo ''0,7%-1%'' dei propri piani di stimolo
fiscale ai paesi poveri così da evitare una catastrofe umanitaria. Nel documento in
vista del G20 la Banca Mondiale constata come 94 dei 116 paesi in via di sviluppo
hanno sperimentato un rallentamento della crescita. I settori più colpiti sono quelli
finora più dinamici, quali le costruzioni e il comparto manifatturiero. E la situazione
non è migliore in Europa. Secondo un primo progetto del documento del "Comitato per
l'occupazione e per la protezione sociale", contenente i messaggi chiave del Consiglio
Epsco al Consiglio europeo di primavera, la recessione potrebbe causare altri 6 milioni
di disoccupati entro il 2010 e produrre "gravi conseguenze sociali per le famiglie
e le persone". (A cura di Virginia Volpe)