Benedetto XVI in Campidoglio invita Roma alla solidarietà per superare la crisi e
favorire l’integrazione. Il Comune intitola al Papa un centro per il recupero di giovani
disagiati
Roma si riappropri delle sue “radici civili cristiane” se vuole “farsi promotrice
di un nuovo umanesimo” che difenda la dignità di ogni uomo, lo aiuti a superare le
attuali difficoltà socioeconomiche e contrasti la “povertà spirituale” che si respira
negli ambienti più degradati. E’ la consegna ideale che Benedetto XVI lascia alla
Città eterna, al termine di una importante mattinata che ha visto il Papa visitare
il Campidoglio, sede del Comune capitolino. Il Pontefice - che ha toccato davanti
al sindaco Gianni Alemanno e ai suoi collaboratori i temi “caldi” della crisi economica,
dell’integrazione e della violenza urbana - ha poi rivolto un saluto alle persone
radunatesi sin dal mattino, affacciandosi dal balconcino che dà sulla Piazza. Infine,
si è recato per una breve visita al vicino Monastero delle Oblate di Santa Francesca
Romana a Tor de' Specchi. La cronaca della visita in Campidoglio, nel servizio di
Alessandro De Carolis:
Undici
anni dopo l'ultima volta, un Papa ha nuovamente salito quella lieve gibbosità del
terreno - 50 metri sul livello del mare - che per secoli ha simboleggiato, specie
nel mondo antico, il fulcro civile, religioso e politico di Roma. Il Capitolium, il
più piccolo e più importante dei sette Colli romani, ha visto Benedetto XVI seguire
le orme di Paolo VI e Giovanni Paolo II che, prima di lui, erano saliti al Campidoglio
e avevano preso, nel 1966 e nel 1998, la parola davanti alle autorità cittadine. Anche
Benedetto XVI lo ha fatto, verso le 11.30 davanti al Consiglio comunale riunito in
seduta straordinaria nell’Aula Giulio Cesare, e le sue parole hanno voluto essere,
per esplicita ammissione del Papa, un incoraggiamento agli amministratori capitolini
e un voler “condividere le attese e le speranze degli abitanti”, ascoltandone “le
preoccupazioni e i problemi”. Ma anche un ribadire che - per continuare ad essere”
faro di vita e di libertà, di civiltà morale e di sviluppo sostenibile” - Roma ha
bisogno di rifarsi ai “valori perenni” del Vangelo:
“Nell’era post-moderna
Roma deve riappropriarsi della sua anima più profonda, delle sue radici civili e cristiane,
se vuole farsi promotrice di un nuovo umanesimo che ponga al centro la questione dell’uomo
riconosciuto nella sua piena realtà. L’uomo, svincolato da Dio, resterebbe privo della
propria vocazione trascendente. Il cristianesimo è portatore di un luminoso
messaggio sulla verità dell'uomo, e la Chiesa, che di tale messaggio è depositaria,
è consapevole della propria responsabilità nei confronti della cultura contemporanea”. (suono
tromba)
Qualche minuto prima delle 11, il sindaco di Roma, Gianni Alemanno,
ha accolto il Pontefice all’entrata, nell'area Sisto IV, tra le ovazioni della folla
e sotto lo sguardo dei circa 400 giornalisti accreditati. Benedetto XVI si è voltato
più volte verso la gente assiepatasi nella piazza dove sorge la celebre statura equestre
del Marco Aurelio, prima di entrare nel Palazzo Senatorio. Pochi minuti dopo, le telecamere
lo hanno inquadrato affacciato al piccolo balcone dell’ufficio del sindaco, da dove
si domina il panorama sul Foro Romano, illuminato dal sole. Il
cerimoniale successivo si è svolto come da programma: il saluto del Papa agli assessori
e funzionari nella sala dell'Arazzo, quindi la firma del Libro d'oro degli ospiti
nella Sala delle Bandiere. Un applauso ha accolto l’ingresso di Benedetto XVI nell’Aula
consiliare, dove il Papa è stato salutato dal sindaco capitolino il quale, sottolineando
la storicità della visita pontificia, ha insistito fra l’altro sul concetto di Roma
come città dell’accoglienza. Un’apertura confermata anche dalla particolare decisione
del Comune illustrata al Vescovo di Roma: “In occasione di questa sua storica
visita, quale piccolo ma significativo segno di tale sforzo, il Comune di Roma ha
deciso di realizzare un polo di accoglienza e di formazione dedicato agli adolescenti,
in particolare quelli disagiati e in difficoltà. In segno di omaggio nei suoi confronti
l’amministrazione comunale ha scelto di intitolare questa iniziativa col suo nome
‘Centro Benedetto XVI’ (...) Si tratta di un piccolo contributo all’azione educativa
a cui l’amministrazione comunale, la Chiesa cattolica con le sue istituzioni e molte
associazioni di volontariato sono chiamate a offrire il proprio apporto, rendendo
vivi i principi della sussidiarietà e della solidale cooperazione”. Ringraziando
il sindaco, Benedetto XVI si è addentrato nei mutamenti sociali registrati dal tessuto
urbano della capitale, riconoscendo che il “cantiere” della Roma del Terzo millennio
affronta da qualche decennio sfide “inedite”:
“Roma si è andata popolando
di gente che proviene da altre nazioni e appartiene a culture e tradizioni religiose
diverse, ed in conseguenza di ciò, ha ormai il volto di una Metropoli multietnica
e multireligiosa, nella quale talvolta l’integrazione è faticosa e complessa. Da parte
della comunità cattolica non verrà mai meno un convinto apporto per trovare modalità
sempre più adatte alla tutela dei diritti fondamentali della persona nel rispetto
della legalità. Sono anch’io persuaso, come Ella, Signor Sindaco, ha affermato, che,
attingendo nuova linfa alle radici della sua storia plasmata dal diritto antico e
dalla fede cristiana, Roma saprà trovare la forza per esigere da tutti il rispetto
delle regole della convivenza civile e respingere ogni forma di intolleranza e discriminazione".
Una
legalità messa in discussione da quegli “episodi di violenza” che, ha osservato il
Papa, deplorati da tutti sono tuttavia il segno di “un disagio più profondo”:
“Sono
il segno - direi - di una vera povertà spirituale che affligge il cuore dell’uomo
contemporaneo. La eliminazione di Dio e della sua legge, come condizione della realizzazione
della felicità dell’uomo, non ha affatto raggiunto il suo obbiettivo; al contrario,
priva l’uomo delle certezze spirituali e della speranza necessarie per affrontare
le difficoltà e le sfide quotidiane”. Dunque, ha proseguito Benedetto
XVI, l’attuale crisi economica, e le sue derive del precariato del lavoro e della
povertà di tante persone, si batte con lo “sforzo concorde” delle istituzioni civili
con le strutture caritative, molte delle quali gestite dalla Chiesa, e fra le quali
il Pontefice ha compreso anche il nascente Centro a nord di Roma dedicatogli dal Comune:
“Le
famiglie, la gioventù possono sperare in un avvenire migliore nella misura in cui
l’individualismo lascerà spazio a sentimenti di fraterna collaborazione fra tutte
le componenti della società civile e della comunità cristiana. Possa anche questa
erigenda opera essere uno stimolo per Roma a realizzare un tessuto sociale di accoglienza
e di rispetto, dove l’incontro tra la cultura e la fede, tra la vita sociale e la
testimonianza religiosa cooperi a formare comunità veramente libere e animate da sentimenti
di pace”. Allo scambio de doni, oltre a una copia del “Compendio della
Dottrina Sociale della Chiesa”, in segno di collaborazione con le istituzioni cittadine,
Benedetto XVI ha consegnato al sindaco Alemanno una mappa monumentale di Roma. Da
parte sua, il primo cittadino ha donato al Papa una medaglia d’oro - coniata in un
unico esemplare per l’occasione - e ha scoperto una targa commemorativa della visita,
apposta sulla parete dell’Aula Giulio Cesare. Infine, come
previsto, il Papa si è poi affacciato verso mezzogiorno dalla terrazza del Palazzo
Senatorio per salutare la gente nella Piazza del Campidoglio, dove spiccavano gli
striscioni di molte associazioni cattoliche e laiche. Le parole di Benedetto XVI,
pronunciate con grande trasporto, sono state un inno alla bellezza di Roma e un omaggio
al “cuore romano”, capace - ha affermato il Papa - di “generosità” e di “santità”.
Anch’io, ha concluso, “sono diventato un po’ romano”, suscitando applausi che si sono
intensificati al momento della sua frase di congedo:
“Cari amici,
rientrando nelle vostre case, comunità e parrocchie, dite a quanti incontrerete che
il Papa assicura a tutti la sua comprensione, la sua vicinanza spirituale (applausi)
e la sua preghiera! (...) Grazie per la vostra presenza. Arrivederci. Buona
settimana!”. (Applausi) Quelle di Benedetto
XVI "sono affermazioni che incoraggiano il nostro impegno quotidiano accanto a chi
è più in difficoltà nella nostra città, dai senza fissa dimora, agli anziani poveri,
agli immigrati e agli zingari". Lo scrive in una nota il presidente della Comunità
di Sant'Egidio, Marco Impagliazzo, dopo la visita del Papa in Campidoglio. Ma molte
sono state le reazioni di apprezzamento all'invito del Papa a trasformare la capitale
in una città dell'integrazione etnica, culturale e religiosa. Analoga la posizione
del Sir, l'agenzia dei vescovi italiani, per la quale quanto affermato dal Pontefice
favorisce la formazione di "comunità veramente libere e animate da sentimenti di pace".
Ma quanto rischia di chiudersi, Roma, in questo tempo di crisi? Alessandro Guarasci
lo ha chiesto a mons. Guerino Di Tora, direttore della Caritas romana, presente
in Campidoglio:
R. – Io
immagino che ci possa essere questa tentazione di rinchiudersi, e quindi una città
come Roma, accogliente di per sé, possa soprattutto nelle frange delle periferie avere
questo senso di nuova difficoltà. E’ su questo che con le Caritas parrocchiali cerchiamo
di lavorare, di creare veramente quel senso di maggiore apertura, di accoglienza,
di collaborazione, di accettazione, di intercultura, di capire che insieme si può
realizzare il superamento di questo momento di crisi. D. – Dal
Papa è sempre venuta una parola a favore dell’accoglienza. Questo quanto rafforza
la vostra azione? R. – Questo ci rafforza enormemente. Sapere
che il nostro vescovo è di questa idea ci dà anche maggior forza e stimolo perché
non è che operiamo da soli. La Caritas è proprio l’organismo della diocesi per queste
realtà. Quindi, dobbiamo veramente essere in piena sintonia e comunione con quello
che è l’indirizzo che ci dà il nostro vescovo. D. – State in
qualche modo percependo un maggior afflusso nei vostri centri, soprattutto per esempio
del ceto medio? State percependo una certa difficoltà ad arrivare a fine mese? Come
la percepite? R. – Si taglia con mano. La percepiamo in vari
modi. Anzitutto, la maggior presenza e richiesta nei centri parrocchiali di quelli
che sono generi e alimenti di prima necessità. Si era passati dal famoso pacco, busta
e così via alla richiesta unicamente di bollette, affitti. Si sta ritornando pienamente
a questo. Ma ancora di più, la cosa si denota nella richiesta di famiglie di poter
entrare a fare la spesa all’emporio, l’emporio della solidarietà. Siamo passati ormai
a 800 famiglie e la richiesta è sempre maggiore. L’emporio è solo per le famiglie,
non è per gente di strada o single, e la richiesta è sempre maggiore. Per cui si tocca
con mano questo senso di difficoltà e su questo facciamo leva per l’impegno di tutta
la comunità cristiana.