Oggi la visita del Papa in Campidoglio. Intervista con il sindaco di Roma, Gianni
Alemanno
In Campidoglio si stanno ultimando i preparativi per accogliere oggi Benedetto XVI.
E’ un appuntamento importante e atteso che vedrà intervenire il Santo Padre nell’aula
Giulio Cesare ad una seduta straordinaria del Consiglio capitolino, dedicata al tema
del valore universale di “Roma, capitale del cattolicesimo e dei suoi valori”. Su
questa visita si sofferma, al microfono di Luca Collodi, il sindaco di Roma,
Gianni Alemanno: R.
- C’è una certa emozione e anche un po’ di apprensione: sono 11 anni che il Santo
Padre non viene in Campidoglio. Stiamo cercando di organizzare al meglio tutta la
struttura, facendo in modo che questo sia veramente un profondo evento cittadino che
coinvolga tutta la gente.
D. – Sindaco Alemanno,
in occasione della visita del Papa, il Comune di Roma dedicherà a Benedetto XVI un
centro sulla via Cassia per il recupero di ragazzi disagiati. Di che cosa si tratta?
R.
- Si tratta di una struttura che deve diventare un grande centro di formazione che
sarà proprio intitolato “Benedetto XVI” e che, sostanzialmente, rappresenta un luogo
per dare un segnale rispetto a quel rischio educativo, a quel problema di formazione
che c’è nei confronti di tutti i giovani sia italiani sia non italiani.
D.
- Il Papa, capo della cristianità, viene a parlare in un consiglio comunale straordinario
che è una realtà molto laica...
R. - Io ricordo le
parole che furono pronunciate da Giovanni Paolo II quando venne in Campidoglio. Disse:
qui si incontra la Roma religiosa e la Roma civile. Quindi, sostanzialmente, è un
incontro che vede il suo punto di sintesi nell’attenzione al bene comune e nell’attenzione
ai valori della persona umana. Su questo versante la sfida è aperta, innanzitutto
per il mondo cattolico. Credo che i nostri valori possano dire tantissimo: sono discorsi
universali che valgono per chiunque.
D. - Non è possibile
anticipare il suo saluto ma c’è un’immagine, un concetto a cui lei tiene fortemente
e che vuole comunicare in questo momento al Papa ma anche alla città...
R.
- Il mio saluto ruoterà su tre parole: vita, accoglienza e speranza. Vorremmo che
Roma fosse veramente la città della vita, perché si dia sostegno alla vita che nasce
e alla vita in tutte le sue manifestazioni. Poi vorremmo che fosse la città dell’accoglienza.
Infine, vorremmo sia la città della speranza, anche rispetto alla libertà religiosa.
Lanceremo un messaggio di sostegno alla libertà religiosa perché la libertà religiosa
è la libertà di avere speranze.(Montaggio a cura di Maria Brigini)
Lasciato
il Campidoglio, il Santo Padre visiterà il Monastero delle Oblate di Santa Francesca
Romana a Tor de’ Specchi. Sulla figura di questa Santa, chiamata dai romani 'Ceccolella',
si sofferma al microfono di Luca Collodi la storica dell’arte Nicoletta
Fattorosi Barnaba:
R.
– Santa Francesca Romana è una Santa molto amata dai romani, protettrice del popolo
romano perché durante il periodo del soggiorno avignonese – siamo nel 1300 – si è
dedicata moltissimo ad aiutare gli ultimi. Quindi rimane, nella vita dei romani, come
colei che aiutava sempre tutti. Fonda le Oblate minori a Tor de’ Specchi dove non
vi entra perché rimane a casa a seguire il marito ed inventa una crema meravigliosa
per alleviare le ferite del coniuge. D. – Perché questo monastero
si chiama Tor de’ Specchi e qual è la sua importanza storica?
R.
– Questo complesso si è formato pian piano perché sono state comprate tutte le case
vicine e si chiama Tor de’ Specchi perché ci sono delle finestre ovali. Ospita tutta
la storia di Santa Francesca Romana con un ciclo di affreschi bellissimo, molto probabilmente
della bottega di Antoniazzo Romano. Siamo intorno al 1400. Gli affreschi ci ricordano
la storia della Santa che fu presa dal diavolo, trascinata fuori dalla finestra, presa
per i capelli, ferita e schiaffeggiata. Ma Santa Francesca Romana non cedette mai
perché riuscì sempre a vedere il suo angelo custode. Sotto gli affreschi le didascalie
sono in romano del 1400. Quindi, non solo dal punto di vista pittorico ma anche linguistico,
è un testamento bellissimo. Queste storie, per altro, sono state scritte dal suo padre
confessore in romanesco. Quindi c’è anche il libro che ci attesta tutto quello che
lei ha vissuto insieme al diavolo, che l’aveva presa veramente di mira. Questo complesso
monastico è un tuffo nel passato, non soltanto storico-artistico ma anche spirituale.
Questa Santa è riuscita ad avere sempre una freschezza di amore nei confronti di Dio.
(Montaggio a cura di Maria Brigini)