2009-03-07 14:31:16

Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica


In questa seconda Domenica di Quaresima la Liturgia ci presenta il passo del Vangelo in cui Gesù, presi con sé Pietro, Giacomo e Giovanni, li conduce su un alto monte: qui si trasfigura davanti a loro mentre appaiono Elia e Mosè. Quindi, una voce esce da una nube:

«Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!».

 
Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Cristologia all'Università Lateranense:RealAudioMP3

“Ne scelse dodici perché stessero con Lui” (Mc 3, 14) - scrive Marco in altro passaggio - e, il racconto odierno, inizia così: «Gesù prese con sé». Alla scelta fa seguito la chiamata e nella chiamata c’è un nuovo, inusitato essere afferrati. E’ la sequenza di un sequestro, di un rapimento.

 
C’è una singolarità irripetibile della vicenda di Pietro, Giacomo e Giovanni, ma in essa c’è anche una dimensione propria della vita di ciascun cristiano.

 
Essi avevano da tempo familiarità con Gesù, stavano con Lui, mangiavano con Lui, trascorrevano tutto il loro tempo con Lui e supponevano quindi, in qualche modo, di conoscerLo, sia per quel che si poteva vedere, sia per quel margine di mistero che comunque restava nel complesso della sua persona.

 
Ma quel giorno la loro conoscenza abitudinaria di Gesù venne disarcionata. In quella stessa figura si era resa visibile ora una «gloria maestosa» che superava sia la loro abitudine che le loro congetture. Così, chi sta con Cristo, chi porta Cristo, al suo primo apparire può sembrare dimesso e perfino fin troppo modesto e in ombra, ma porta in sé tutta la potenza e lo splendore della gloria del Figlio. Per questo Gesù non esagera in nulla quando afferma: «Voi siete la luce del mondo!» (Mt 5, 14).

 
Al culmine della teofania, quando già i tre erano esterefatti e intimoriti, la nube della Presenza divina li avvolge tutti e in essa si manifesta il Padre. Non per attrarre a sé, ma per indicare, ancora una volta, il Figlio. E’ il Padre stesso a mettere il Figlio al centro, e noi dobbiamo saperlo, anche se nel cuore del mistero del Figlio c’è il Padre.

 
Scendendo dall’«alto monte», Gesù era ancora sempre il loro Maestro e il loro Amico, ma il loro sguardo su di Lui era ormai cambiato. Gesù li aveva davvero «presi», un po’ di più, «con sé».







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