Presentata ai Musei Vaticani l'edizione facsimile del Lezionario Farnese
Torna in Vaticano dopo più di due secoli, nella forma di un facsimile del tutto identico
all’originale: il Lezionario Farnese, capolavoro dell’arte miniatoria rinascimentale,
oggi custodito nella Public Library di New York, è stato riprodotto in 550 copie,
per un’edizione unica e irripetibile, a firma dell’editore Franco Cosimo Panini. Rilegate
a mano, in velluto di seta, con dettagli in argento e porcellana, le copie riproducono
fedelmente l’opera originale voluta nel ‘500 dal cardinale e mecenate Alessandro Farnese,
per lungo tempo usata per le celebrazioni liturgiche nella Cappella Sistina. Un’occasione
unica per condividere con estimatori, studiosi e collezionisti una vera e propria
opera d’arte. Alla presentazione dell’edizione, ieri presso i Musei Vaticani, c’era
per noi Claudia Di Lorenzi: Fantasie
di luce e cangianti cromie, in cornici dorate di decori, maschere e allegorie, mettono
in scena le magnifiche miniature del Lezionario Farnese: dall’Avvento alla Natività,
dalla discesa dello Spirito Santo alla Pasqua, e poi la Cattedra di San Pietro e il
Giudizio universale, l’ascensione di Maria e la raffigurazione degli evangelisti.
Il prezioso Messale cinquecentesco, ideale punto di arrivo dell’arte miniatoria, frutto
del genio dell’artista slavo Giulio Clovio, racconta la vicenda di Cristo e della
Chiesa nascente con l’eccellenza delle pitture miniate e la sapienza dell’arte ispirata
al sacro. Un’opera unica dove l’immagine e la parola assumono valenza estetica. Ascoltiamo
il cardinale Giovanni Lajolo, presidente della Pontificia Commissione
per la Città del Vaticano e presidente del Governatorato:
“E’ singolare
che l’arte si sia incorporata, fatta una sola cosa con i libri che trasmettono la
Parola di Dio cioè con la Bibbia, con i Vangeli e con i Lezionari che sono estratti
della Bibbia, e dell’Antico e del Nuovo Testamento, per essere proclamati nelle celebrazioni
liturgiche. Lì, la Parola e l’immagine diventano, per così dire, una sola cosa perché
il Testo liturgico è in sé qualche cosa di sacro, proprio per il suo contenuto”.
E
se la Parola è proclamata, allora spetta alla sola immagine dare corpo e sostanza
al racconto del sacro. Il cardinale Raffaele Farina, bibliotecario
e archivista di Santa Romana Chiesa:
“Le immagini
che accompagnano e decorano la Bibbia, sono come un sottofondo e, soprattutto, le
riproduzioni e gli episodi delle parabole dei Vangeli, anche dell’Antico Testamento,
sono come una predicazione parallela. Fin quando non c’è stata l’alfabetizzazione,
la Bibbia era annunciata con la parola ed era illustrata con i testi. Quando si parla
della Bibbia dei poveri, la Biblia pauperum, si vuole già alludere a questa. Il Rinascimento,
naturalmente, ha arricchito moltissimo queste illustrazioni”. Fu
proprio il 500 a vedere i natali del prezioso codice miniato: voluto dal cardinale
Alessandro Farnese, che ne fece dono alla Cappella Sisitina, dove per lungo tempo
fu utilizzato per le celebrazioni liturgiche, il Messale venne trafugato in età napoleonica
e dopo alterne vicende oggi è custodito nella Public Library di New York. Ma delle
suggestioni e delle atmosfere rinascimentali, come della cultura e dell’arte del tempo,
il Lezionario Farnese porta l’impronta. Nicola Spinosa, storico
dell’arte e soprintendente per il polo museale di Napoli: “E’
un libro miniato cioè manoscritto per il testo illustrato al minio, per le immagini
e quindi, in questo, è un’opera unica, importante, oltretutto perché in queste immagini
dipinte da Giulio Clovio, noi troviamo componenti culturali importanti di quel momento.
Michelangelo sta finendo o ha da poco finito il Giudizio Universale, che è una visione
della vita, del mondo, del reale, diversa da quella della Volta della Sistina che
Michelangelo aveva affrescato anni prima. Qui, oggi, c’è il turbamento dell’uomo,
il turbamento del credere e dell’esistere. Tutto questo lo ritroviamo nelle immagini
miniate di questo libro di Giulio Clovio”.
Un’opera dal valore storico,
dunque, oltre che artistico e religioso, un volume “tanto bello, ammirabile e stupendo
– ne scriveva nel ‘500 il pittore e architetto Vasari – che rapisce la mente e lungo
le vie dell’arte la conduce al mistero del sacro.