Il cardinale Dziwisz: ebrei e cattolici "custodi della memoria"
Cattolici ed ebrei devono “essere i custodi della memoria” perché con la tragedia
della Shoah, “oggi ci è dato di sapere dove può arrivare la dimensione insondabile
del male. Dimensione che non deve essere sminuita da nessuno”. Lo ha detto questa
mattina il card. Stanislaw Dziwisz, arcivescovo di Cracovia, aprendo nella città polacca,
insieme al rabbino David Rosen, la Conferenza internazionale promossa dal “Jesuit
Center for Culture and dialogue” dal titolo “Dialogo cattolico-ebraico: da dove veniamo
e dove dobbiamo andare”. L’arcivescovo ha ripercorso la “più buia pagina dalla storia
ebraica”, quella della Shoah, del tentativo di “cancellare sulla faccia della Terra
il popolo ebraico”. E ha aggiunto: “Hitler ha designato il suolo polacco per essere
il luogo di questo genocidio. Questa terra che polacchi ed ebrei hanno condiviso,
nel bene e nel male, per almeno mille anni, è diventata una tomba per milioni di ebrei
nelle mani dei nazisti”. Proprio in Polonia – ha detto l’arcivescovo – risuonano le
parole pronunciate qualche giorno fa da Benedetto XVI che, in presenza dei rappresentanti
delle organizzazioni ebraiche, ha pregato affinché “la memoria di questo terribile
crimine rafforzi la nostra determinazione a sanare le ferite che per troppo tempo
hanno deturpato le relazioni tra cristiani ed ebrei”. Come “figli e figlie della nostra
terra polacca, siamo consapevoli che questo invito del Papa a non dimenticare, ci
riguarda in modo particolare”. “Dobbiamo e vogliamo – ha proseguito l’arcivescovo
di Cracovia - essere i custodi della memoria”. “Siamo consapevoli del dovere che ci
chiama, a piangere eternamente per i nostri vicini ebrei del cui sangue innocente
è intrisa la nostra terra”. “Ma più di ogni altra cosa, vogliamo ricordare la Shoah
dei nostri fratelli e sorelle ebrei, per guardare con rispetto agli ebrei che vivono
oggi. Le voci delle vittime dell'Olocausto ci ricordano soprattutto che, nonostante
le differenze, noi siamo fratelli e sorelle. Vogliamo allora aprire la nostra coscienza
per permettere alle voci di queste vittime innocenti, di ricordarci che tutti noi
esseri umani siamo reciprocamente responsabili del destino del nostro fratello e della
nostra sorella, del nostro prossimo. Vogliamo ricordare l'Olocausto, al fine di costruire
relazioni fraterne tra cristiani ed ebrei”. Ricordando poi le parole pronunciate da
Giovanni Paolo II alla sinagoga di Roma, l'arcivescovo ha affermato che “Siamo come
fratelli che si sono ritrovati dopo un lungo tempo”. (R.P.)