2009-03-06 14:32:54

Apre oggi a Roma l'esposizione “Giotto e il Trecento”


Ad oltre 70 anni dall’ultima grande mostra monografica fiorentina apre oggi a Roma presso il Complesso del Vittoriano l’esposizione “Giotto e il Trecento”. Oltre 160 opere, tra dipinti, sculture, codici e oggetti di oreficeria, compongono l’importante rassegna dedicata all’artista toscano e allo straordinario impatto che il suo segno ebbe sul linguaggio artistico dell’intero territorio nazionale. Ha seguito la presentazione alla stampa Paolo Ondarza:RealAudioMP3

(musica)

 
"Il più Sovrano maestro stato in dipintura". Nel Trecento il cronista Giovanni Villani definiva così Giotto di Bondone, a riprova della fama detenuta già tra i contemporanei dal pittore simbolo del Medioevo e anticipatore dell’arte rinascimentale. E come la mostra romana documenta nei luoghi in cui Giotto ha lavorato, il fare degli artisti non è più stato lo stesso. Così come ogni città visitata fu per il Maestro luogo di apprendimento. A Roma ad esempio, vero e proprio museo a cielo aperto, Giotto apprese l’arte classica che fuse poi con il gotico francese della cattedrale di Bourges. Quello nell’Urbe è quindi per il pittore originario del Mugello un ritorno, come conferma il curatore della mostra Alessandro Tomei:

 
“Lui qui è venuto a studiare i monumenti dell’antichità classica ma anche le opere dei suoi grandi contemporanei, i pittori che lavoravano per i Papi nel corso del ’200, da Pietro Cavallini a Jacopo Torriti, tutti i grandi decoratori delle Basiliche romane della seconda metà del ’200. Poi purtroppo è rimasto poco di ciò che ha fatto a Roma, ma ha fatto delle cose che le fonti ricordano come straordinarie per la Basilica di San Pietro”.
 
Medievale, ma già rivolto al futuro, Giotto supera la staticità delle pittura del suo tempo. Non ritrae solo cose, persone e paesaggi, ma stati psicologici. Un protagonista della scena culturale come testimonia la celebre terzina della Divina Commedia: “Credette Cimabue ne la pittura tener lo campo, e ora ha Giotto il grido, sì che la fama di colui è scura”. Giotto in pittura come Dante in letteratura: entrambi contribuirono a rendere una la parlata italiana. Ancora Tomei:

 
“Hanno creato le basi, Dante per la lingua italiana e Giotto per una dimensione figurativa che poi è diventata patrimonio comune di tutto il territorio nazionale sempre con le diverse accezioni regionali naturalmente, perché poi i riminesi fanno un 'giottismo' che è completamente diverso da quello degli umbri o da quello che poi, nell’ultima fase dell’attività di Giotto, succederà per esempio a Napoli”.
 
Tra le 160 opere esposte oltre alle 20 di Giotto spiccano capolavori di Taddeo Gaddi, Maso di Banco, Simone Martini, oltre a sculture, codici e oggetti di oreficeria. Visitando la mostra il presidente della Repubblica Napolitano ha invitato ad “investire in Italia nella valorizzazione dei beni culturali”. Un appello condiviso dallo sfaff organizzatore dell’esposizione. Alessandro Tomei:

 
“Più cose sappiamo, meglio viviamo. Cultura è qualità della vita”.







All the contents on this site are copyrighted ©.