2009-03-05 15:45:49

Dal 13 marzo in mostra a Venezia le bellezze dell'Etiopia cristiana


E’ la prima mostra d’arte etiopica in Italia e raccoglie inediti capolavori appartenenti a prestigiose collezioni private. Il prossimo 13 marzo, presso l’università Cà Foscari di Venezia, apre la mostra “Nigra sum sed Formosa”, che racconta del sacro e della bellezza dell’Etiopia cristiana. Alla presentazione, ieri presso i Musei Vaticani, c’era per noi Claudia Di Lorenzi:RealAudioMP3

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Mirabile sintesi delle tradizioni etiope ed europea, della cultura e della sensibilità artistica dei due popoli, l’arte dell’Etiopia cristiana racconta di una storia millenaria che vede genti lontane incontrarsi e stringere legami economici, religiosi e culturali. Una storia che testimonia in terra etiope il profondo radicamento dell’esperienza religiosa biblica e cristiana, la quale diede corpo all’affermazione di un’identità etnica, linguistica e culturale del tutto originale e che oggi si offre a noi attraverso i manufatti e le opere d’arte del tempo. Oggetti risalenti per lo più al ‘400 e ‘500, quando le relazioni tra l’Etiopia e l’Europa, ed in particolare l’Italia, erano più vive e feconde e nell’arte diedero vita ad un genere nuovo. Fu proprio Venezia, tra le città italiane, a distinguersi quale crocevia dei flussi migratori fra L’Etiopia e l’Occidente, dando i natali a pittori ed artisti che il loro talento portarono alla corte dei re d’Etiopia. Del frutto di questa sinergia ci parla il professor Gianfranco Fiaccadori, curatore della mostra:

“Quando questi pittori arrivano, naturalmente trovano una tradizione locale già viva. L’Etiopia aveva una sua forma d’arte e dall’innesto di questi due rami, etiopico e europeo, ha origine lo stile internazionale. Il risultato non si può dire che appartenga precisamente ad alcuna di queste culture, è una misura unica, nuova e originalissima”.

Una fusione di tradizioni che già nel titolo della mostra evoca il mito fondatore della stirpe etiopica, che vede nelle figure della leggendaria regina di Saba e di Salomone, re d’Israele, i capostipiti del cosiddetto Impero del Leone. Degli oggetti che raccontano la civiltà religiosa e la grandezza estetica dell’Etiopia cristiana ci parla il professor Giuseppe Barbieri, anch’egli curatore dell’esposizione:

 
“La mostra presenta una quarantina di icone, al 95 per cento inedite, una trentina di croci, rotoli magici. Presenta il mappamondo di Fra Mauro, altre testimonianze dei rapporti tra l’Europa e l’Etiopia. La città santa di Lalibela viene mostrata si attraverso degli oggetti ma anche attraverso dei filmati. Ma arriviamo anche a mostrare le bellissime tavole di Lino Bianchi Barriviera che, fra il 1938 e il 1940, disegna tutte le chiese di Lalibela”.

Un patrimonio storico, culturale e religioso che affonda le sue radici nel passato ma che, allo stesso tempo, è espressione di una tradizione ed una sensibilità religiosa ancora oggi presenti. E proprio la Chiesa cristiana d’Etiopia - racconta mons Silvano Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso l’Onu, già nunzio in Etiopia - offre al mondo una testimonianza unica:

 
“Il primo accenno al cristianesimo in relazione all’Etiopia è negli Atti degli Apostoli. La liturgia della Chiesa etiopica si esprime attraverso delle cerimonie particolari: l’uso dei tamburi, dei sistri, ha qualche legame addirittura con le espressioni musicali del Vecchio Testamento. In qualche modo lì il tempo si è fermato”.

 
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