Continuano le minacce di morte nei confronti di mons. Josè Luis Azcona, vescovo della
prelatura di Marajò, nello Stato del Parà in Brasile, alla foce del Rio delle Amazzoni.
Preso di mira già da tempo da un gruppo di narcotrafficanti per le denunce dei traffici
e della vendita di esseri umani, mons. Azcona nei giorni scorsi ha puntato l’indice
contro politici, imprenditori e forze dell’ordine. Il presule ha parlato, inoltre,
della scomparsa di bambini per la vendita di organi, dello sfruttamento minorile e
di prostituzione infantile. “Prelevano le bambine dalle scuole e le conducono forzatamente
nella Guyana francese e in Spagna”. Dopo l’ennesima minaccia, il sessantanovenne vescovo,
originario di Pamplona, ha fatto sapere di aver rifiutato la scorta offertagli dal
governo perché – ha detto - “ci sono almeno altri due vescovi, uno italiano e l’altro
austriaco, e circa duecento sacerdoti nella mia stessa condizione”. Mons. Azcona
si è detto tranquillo e per nulla intenzionato a lasciare il Brasile anche se accusa
le istituzioni locali di “fare poco o nulla per arginare il fenomeno”. “A Marajò,
per esempio, è stato scoperto un traffico di prostitute gestito direttamente dalla
polizia. Sono ben 178 le donne, per la maggior parte minorenni, costrette a lasciare
il Paese per finire sulle strade della Guyana francese”, ha continuato mons. Azcona.
L’unico organismo che gli ha manifestato piena solidarietà è stata la Conferenza episcopale
brasiliana che, attraverso una nota, ha sottolineato: “Qualsiasi aggressione ai danni
di mons. Azcona verrà compiuta a tutti i suoi fratelli vescovi e alla comunità che
loro stessi servono con coraggio. Con Cristo e con le persone che difendiamo (gli
indigeni, le donne, i bambini e i ragazzi sfruttati a causa della prostituzione e
della droga) siamo una persona sola. Confermiamo il nostro pieno sostegno a mons.
Azcona e continuiamo a difendere la società da tutti quegli interventi che hanno conseguenze
nefaste nei confronti della vita umana”. Prosegue, intanto, l’impegno del vescovo
di Marajò per sensibilizzare sulle adozioni a distanza: l'unico modo, a suo dire,
per salvare i bambini dalle violenze. (A cura di Davide Dionisi)