2009-03-03 14:38:47

Mons. Ravasi: scienziati e teologi dialoghino con umiltà e nell’ascolto reciproco


Scienziati e teologi sono chiamati ad “incrociare gli sguardi”: è l’esortazione dell’arcivescovo Gianfranco Ravasi, intervenuto stamani alla Conferenza internazionale su “Evoluzione biologica. Fatti e teorie. Una valutazione critica 150 anni dopo L’origine delle specie”, presso la Pontificia Università Gregoriana. L’evento, che si protrarrà fino al 7 marzo, è promosso, oltre che dall’ateneo romano, anche dall’Università americana Notre Dame dell’Indiana. Secondo il presidente del Pontificio Consiglio della Cultura - riferisce l’agenzia Sir - “è necessario che teologi e scienziati si guardino a viso aperto, si ascoltino, abbiano un confronto sereno”.

Per mons. Ravasi, il dialogo tra scienza e fede richiede “umiltà e fatica nella ricerca e nell’ascolto”. Di qui, “l’importanza della ricerca paziente, fatta di analisi proprie e altrui”. La ricerca, è stata la riflessione del presule, “è umiltà, è consapevolezza che la verità è più grande”. Ed ha aggiunto: “Il grande scienziato e il grande teologo non è colui che dà tutte le risposte, ma colui che pone sempre le vere domande, le domande necessarie”. “La fede se non è pensata, è nulla”, ha detto ancora riprendendo l’Enciclica Fides et Ratio di Giovanni Paolo II.

“L’intelligenza ha percorsi diversi - ha affermato mons. Ravasi - non c’è un unico percorso: c’è il rigore scientifico, c’è la logica formale, ma ci sono anche altri percorsi conoscitivi e intellettuali, come la filosofia e la teologia ma anche l’arte e la poesia, ciascuno con i propri statuti, con i propri metodi, con la propria coerenza”. Riferendosi all’Anno Paolino, l’arcivescovo Ravasi ha poi spiegato che l’Apostolo delle Genti ha assicurato per sempre nel cristianesimo il diritto di pensare: “Egli fonda per sempre la fiducia che la fede non ha nulla da temere dal pensiero”. (A.G.)







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