2009-03-02 15:21:15

Repubblica Dominicana: i vescovi contro corruzione e violenza


“Per costruire la pace, sradicare la violenza e l’insicurezza”, è il titolo dell’ampio documento pubblicato il 27 febbraio scorso dall’Episcopato della Repubblica Dominicana in occasione della Festa nazionale e che i presuli hanno elaborato durante la loro recente Assemblea plenaria. L’intera esortazione episcopale, alla luce dei valori del Vangelo e dei principi della dottrina sociale della Chiesa analizza con preoccupazione il peggioramento della situazione nel Paese e propone diverse ottiche e metodi per superare la crisi nazionale legata non solo alla dimensione economico-sociale e finanziaria, ma anche alle molte forme di violenza che sembrano essersi impadronite della Nazione. Approfondendo, in particolare, la violenza in sei ambiti della vita della società dominicana, i vescovi si dichiarano “consapevoli del fatto che i flagelli non sono esclusivi della Repubblica Dominicana, giacché in realtà, esistono in tutte le società del mondo”; ma, ciò non deve servire come pretesto - scrivono i presuli - “per sentirci esonerati dalle nostre responsabilità. Con riferimento all’insicurezza statale l’Episcopato lamenta l’incapacità, sino ad oggi, “di sradicare il ‘cancro’ della corruzione amministrativa sia nel settore pubblico sia in quello privato”. Per quanto riguarda la violenza e l’insicurezza nell’ambito economico i vescovi osservano che spesso i processi di crescita “non sono al servizio della persona umana e perciò diventano fonte d’ingiustizia sociale”. In questa cornice l’episcopato esprime grande preoccupazione e ansietà per le conseguenze della crisi in atto, e si appella a politiche razionali “al servizio in particolare dei più deboli ed impoveriti”. Tutti, ma in particolare imprenditori e commercianti - aggiungono i presuli - dovrebbero applicare “coscienza sociale nelle loro attività ricordando che spesso il voler accumulare in poco tempo grandi ricchezze provoca danno ai lavoratori”. Una questione che i vescovi analizzano a fondo riguarda la violenza nella società, nelle grandi città e nei piccoli centri urbani, ove si registrano - sottolinenano - “spettacoli e fenomeni violenti mai visti”. Impressiona l’elenco dei reati che vengono denunciati e sembrerebbero “far parte di una assurda normalità quotidiana”. La piccola e la grande delinquenza danno l’idea - scrivono testualmente i presuli - “che si stia ritornando all’epoca in cui vigeva la legge della giungla”. Perciò l’episcopato teme soprattutto per l’integrità del tessuto sociale dominicano e, in particolare per la famiglia. Proprio a questo tema, legato indissolubilmente al diritto alla vita, al matrimonio e alla responsabilità procreativa, i vescovi dedicano un capitolo specifico riconoscendo anzitutto le molte azioni in favore dell’istituto familiare da parte di privati e associazioni di volontariato. Da una famiglia in crisi, “disunita e in conflitto permanente non possiamo attenderci altro che divisioni e instabilità nell’intera società”, concludono i vescovi, dedicando anche alcune riflessioni al medesimo problema sia nel campo della difesa del Creato sia in quello della cultura e dell’informazione. Infine, i presuli dichiarano di sentire un bisogno urgente: lanciare a tutti un appello prima che sia troppo tardi. E lo fanno con parole della Gaudium et spes: “Tutto ciò che è contro la vita stessa, come ogni specie di omicidio, il genocidio, l'aborto, l'eutanasia e lo stesso suicidio volontario; tutto ciò che viola l'integrità della persona umana, come le mutilazioni, le torture inflitte al corpo e alla mente, le costrizioni psicologiche; tutto ciò che offende la dignità umana, come le condizioni di vita subumana, le incarcerazioni arbitrarie, le deportazioni, la schiavitù, la prostituzione, il mercato delle donne e dei giovani, o ancora le ignominiose condizioni di lavoro, con le quali i lavoratori sono trattati come semplici strumenti di guadagno, e non come persone libere e responsabili: tutte queste cose, e altre simili, sono certamente vergognose. Mentre guastano la civiltà umana, disonorano coloro che così si comportano più ancora che quelli che le subiscono e ledono grandemente l'onore del Creatore”. (L.B.)







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