2009-03-02 15:22:59

Messa di ringraziamento a Cuneo con le due suore liberate in Africa


“Ringraziamo tutti coloro che in questi mesi hanno pregato e sofferto con noi, in particolare i poveri delle baraccopoli di Nairobi, che si sono riuniti nella preghiera durante i 102 giorni di prigionia di suor Maria Teresa e suor Rinuccia, e che ora pregheranno per altri 102 giorni, nel segno della lode e del ringraziamento”. Queste le parole di don Pino Isoardi, responsabile del Movimento missionario contemplativo “Charles de Foucauld” durante la Messa celebrata ieri alla “Città dei Ragazzi” di Cuneo, insieme alle due religiose rapite in Kenya a inizio novembre e liberate nei giorni scorsi. “Le lacrime e la trepidazione di questi tre mesi si sono trasformate in canti di gioia - ha detto mons. Giuseppe Cavallotto, vescovo di Cuneo e Fossano nell’omelia -. Grazie a tutti coloro che hanno operato con intelligenza, pazienza e determinazione per un esito positivo del sequestro”. “Ora chiediamo di aprirci a un orizzonte diverso, di perdono – ha affermato il presule - di sostituire l’arco di guerra con l’arcobaleno della pace, di saper rispondere al male con il bene”. Al termine della messa - riferisce l'agenzia Sir - è stato distribuito un messaggio a sostegno del dialogo interreligioso e della pace. Durante il rito le due suore hanno affermato che “se Dio lo vuole, ritorneremo in Africa per continuare il nostro progetto di vita e di fede realizzando la volontà del Signore in mezzo ai poveri. Ora cerchiamo di tornare alla normalità. Di certo, l’Africa è nel nostro cuore”. Durante la celebrazione le due religiose hanno raccontato i particolari della drammatica esperienza del sequestro, ringraziando per le “dimostrazioni di affetto e di vicinanza, per tutte le preghiere che sono state pronunciate per noi”. “Durante il tempo della prigionia, terribile e pesante, abbiamo vissuto la forza della fede – ha detto suor Caterina Giraudo - abbiamo avuto molto tempo per riflettere, anche se questo era tragico perché non sapevamo nulla, né delle nostre persone care né di quanto avveniva nel mondo. Non abbiamo potuto far altro che pregare: abbiamo vissuto l’esperienza della fede e di una comunione mai vissuta così forte tra noi. È stato un periodo molto pesante e duro, ma di un’incredibile ricchezza interiore: lì c’erano preghiera e carità, lì c’era Dio”. (R.P.)







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