Si aggrava la situazione politica in Guinea Bissau, dove stamattina è stato ucciso
dai militari il presidente Joao Bernardo Vieira. L’assassinio è avvenuto a poche ore
di distanza da un attentato che ha provocato la morte del capo di Stato maggiore del
Paese africano. Per l’esercito, il presidente sarebbe stato implicato in questo primo
omicidio. Il servizio di Giancarlo La Vella:
Sanguinoso
scontro tra i poteri forti in Guinea Bissau. Stamani, è toccato al presidente Joao
Bernardo Vieira cadere sotto il fuoco di un manipolo di militari, che – secondo fonti
locali – sarebbero vicini a Batista Tagme Na Wai, il capo dell'esercito, ucciso
a sua volta ieri sera in un attentato. E i militari, che hanno preso d'assalto la
residenza presidenziale, considerano proprio il capo dello Stato responsabile dell'attentato
al generale. Lo ha dichiarato un portavoce dell'esercito, che ha confermato quanto
avvenuto: cioè che i soldati hanno aperto il fuoco contro il 69.enne presidente mentre
stava cercando di fuggire. Vieira già in passato aveva avuto avvertimenti del genere
e una delle sue residenze era stata praticamente rasa al suolo. Un segnale evidente
che tra vertici militari e presidenza è in atto uno scontro senza esclusione di colpi,
che potrebbe portare la Guinea Bissau, uno dei Paesi più poveri dell’Africa, già colpito
da una durissima guerra civile alla fine degli anni ’90, sull’orlo del baratro politico,
sociale ed economico. La comunità internazionale ha espresso una dura condanna per
quanto sta avvenendo nel piccolo Stato africano e molti hanno esortato i Paesi membri
dell’Ecowas, la Comunità economica dell’Africa occidentale, a prendere iniziative
politiche per ristabilire nella regione la convivenza civile e democratica. Sulla
situazione in Guinea Bissau la riflessione di padre Davide Sciocco,
direttore della radio cattolica nazionale:
R. - La situazione
era già molto critica. Sono conflitti ereditati anche dalla guerra civile del ’98.
Quello che è certo è che questo, ancora una volta, rende più fragile l’istituzione
democratica in Guinea Bissau, proprio nel giorno in cui iniziavano i lavori del nuovo
parlamento, in cui il governo stava già prendendo delle misure molto positive per
migliorare l’economia del Paese.
D. – Quali interessi ci sono in gioco
in questo duro confronto?
R. – C’è in gioco, sicuramente,
il comando. Le elezioni presidenziali dovevano essere tra circa un anno e la candidatura
del presidente era molto contrastata perché certamente, a livello popolare, non godeva
di appoggio però sicuramente non voleva lasciare il potere. Poi c’è in gioco il commercio
della droga, dei fosfati e di altri materiali nel sottosuolo, quindi alcuni grossi
interessi economici e questo, indubbiamente, ha portato ad acuire un conflitto che,
comunque, era decennale, tra il generale Tagme Na Wai e il presidente della Repubblica
Joao Bernardo Vieira.
D. – La Chiesa locale in che modo
è intervenuta in questa situazione?
R. – La Chiesa sta
giocando un ruolo importante nel tentativo di creare sempre un clima di pace e di
dialogo. In particolare, molto importante è stato il messaggio, prima delle elezioni
legislative, fatto dai due vescovi, che hanno chiesto di mantenere un clima di calma
e di non esasperare il fattore etnico - cosa che di fatto si è realizzata - e anche
i contatti personali con le autorità dello Stato. Quindi, la Chiesa è sempre vista
come un’autorità morale molto forte.