2009-03-02 14:58:51

Guinea Bissau: ucciso il presidente Vieira


Si aggrava la situazione politica in Guinea Bissau, dove stamattina è stato ucciso dai militari il presidente Joao Bernardo Vieira. L’assassinio è avvenuto a poche ore di distanza da un attentato che ha provocato la morte del capo di Stato maggiore del Paese africano. Per l’esercito, il presidente sarebbe stato implicato in questo primo omicidio. Il servizio di Giancarlo La Vella:RealAudioMP3



Sanguinoso scontro tra i poteri forti in Guinea Bissau. Stamani, è toccato al presidente Joao Bernardo Vieira cadere sotto il fuoco di un manipolo di militari, che – secondo fonti locali – sarebbero vicini a Batista Tagme Na Wai, il capo dell'esercito, ucciso a sua volta ieri sera in un attentato. E i militari, che hanno preso d'assalto la residenza presidenziale, considerano proprio il capo dello Stato responsabile dell'attentato al generale. Lo ha dichiarato un portavoce dell'esercito, che ha confermato quanto avvenuto: cioè che i soldati hanno aperto il fuoco contro il 69.enne presidente mentre stava cercando di fuggire. Vieira già in passato aveva avuto avvertimenti del genere e una delle sue residenze era stata praticamente rasa al suolo. Un segnale evidente che tra vertici militari e presidenza è in atto uno scontro senza esclusione di colpi, che potrebbe portare la Guinea Bissau, uno dei Paesi più poveri dell’Africa, già colpito da una durissima guerra civile alla fine degli anni ’90, sull’orlo del baratro politico, sociale ed economico. La comunità internazionale ha espresso una dura condanna per quanto sta avvenendo nel piccolo Stato africano e molti hanno esortato i Paesi membri dell’Ecowas, la Comunità economica dell’Africa occidentale, a prendere iniziative politiche per ristabilire nella regione la convivenza civile e democratica. Sulla situazione in Guinea Bissau la riflessione di padre Davide Sciocco, direttore della radio cattolica nazionale:

 

R. - La situazione era già molto critica. Sono conflitti ereditati anche dalla guerra civile del ’98. Quello che è certo è che questo, ancora una volta, rende più fragile l’istituzione democratica in Guinea Bissau, proprio nel giorno in cui iniziavano i lavori del nuovo parlamento, in cui il governo stava già prendendo delle misure molto positive per migliorare l’economia del Paese. 

D. – Quali interessi ci sono in gioco in questo duro confronto?

 

R. – C’è in gioco, sicuramente, il comando. Le elezioni presidenziali dovevano essere tra circa un anno e la candidatura del presidente era molto contrastata perché certamente, a livello popolare, non godeva di appoggio però sicuramente non voleva lasciare il potere. Poi c’è in gioco il commercio della droga, dei fosfati e di altri materiali nel sottosuolo, quindi alcuni grossi interessi economici e questo, indubbiamente, ha portato ad acuire un conflitto che, comunque, era decennale, tra il generale Tagme Na Wai e il presidente della Repubblica Joao Bernardo Vieira.

 

D. – La Chiesa locale in che modo è intervenuta in questa situazione?

 

R. – La Chiesa sta giocando un ruolo importante nel tentativo di creare sempre un clima di pace e di dialogo. In particolare, molto importante è stato il messaggio, prima delle elezioni legislative, fatto dai due vescovi, che hanno chiesto di mantenere un clima di calma e di non esasperare il fattore etnico - cosa che di fatto si è realizzata - e anche i contatti personali con le autorità dello Stato. Quindi, la Chiesa è sempre vista come un’autorità morale molto forte.








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