2009-02-27 15:17:19

Usa: fine delle operazioni militari in Iraq entro il 2010


Le operazioni di combattimento statunitensi in Iraq termineranno entro agosto 2010, ma nel paese resterà un contingente di 35mila-50mila militari, per dare supporto al governo iracheno e alle forze di sicurezza locali. Il ritiro completo delle truppe dall’Iraq avverrà entro dicembre 2011. Lo ha annunciato il presidente americano Obama che ha poi confermato la difficoltà della situazione sul terreno. Il calendario, ha aggiunto, potrà essere rivisto se emergeranno problemi durante le operazioni. Come valutare questa mossa della nuova amministrazione americana? Salvatore Sabatino lo ha chiesto ad Alessandro Colombo, docente di Relazioni internazionali presso l’università Statale di Milano RealAudioMP3

R. - Questo era un annuncio scontato, naturalmente non soltanto perché Obama lo aveva promesso in campagna elettorale ma perché è chiaro che il fuoco politico e strategico delle attenzioni non soltanto americane in Medio Oriente, si sta spostando dall’Iraq all’Afghanistan. Questo è il rapporto tra le due decisioni: da un lato c’è un disimpegno crescente dall’Iraq e dall’altro lato c’è invece un aumento progressivo dell’impegno in Afghanistan.

 
D. – I vescovi iracheni più volte si sono detti preoccupati per il ritiro, esprimendo la loro angoscia per una situazione non certo facile. L’Iraq è davvero pronto?

 
R. – Questo è molto difficile da dire. Il ritiro americano non cambia la sostanza politica della guerra. Dal punto di vista politico, la guerra in Iraq è e resta un fallimento. L'efficacia di una guerra non si valuta sul terreno strettamente militare ma si valuta a partire dagli obiettivi politici che il conflitto si prefiggeva. Tutti quegli obiettivi non sono stati raggiunti: non sappiamo esattamente quale sarà la configurazione politica interna dell’Iraq nei prossimi mesi.

 
D. – La nuova amministrazione americana sembra, a questo punto, orientata verso un altro fronte caldo, quello afghano. Come si muoverà Washington su questo scenario?

 
R. – Su questo scenario, Washington da un alto si muoverà cercando di aumentare la propria presenza militare; incrementare la presenza militare diretta degli Stati Uniti è l’unico modo che gli Stati Uniti hanno per non aumentare, oltre misura, le pressioni sugli alleati affinché siano gli alleati ad aumentare il loro contributo. Ma questa quadratura del cerchio non può funzionare nei prossimi mesi, nel senso che l’amministrazione americana chiederà, senza dubbio, un maggiore contributo agli alleati europei. Questo sarà un grande problema per gli alleati europei perché dire di no a Bush, con la sua vocazione anche dal punto di vista del linguaggio unilateralista, era una cosa, dire di 'no' a Barack Obama sarà sicuramente un’altra.







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