Quaresima e crisi economica: la riflessione di Giorgio Vittadini
Incontrando ieri i parroci romani, il Papa ha parlato delle ragioni profonde dell’attuale
crisi economica, denunciando l’idolatria del denaro. La Quaresima, appena iniziata,
con il suo invito alla conversione, cade proprio in un momento critico per la situazione
mondiale, ma che può essere foriero di sviluppi positivi come afferma Giorgio Vittadini,
presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, al microfono di Luca Collodi:
R. – Quaresima
vuol dire anche conversione, cambiamento, necessità del cambiamento per arrivare alla
Pasqua. Io penso che in questo caso, per chi crede ma anche per chi non crede, crisi
possa voler dire cambiamento e conversione, cioè necessità di andare al fondo di noi
stessi per poter affrontare condizioni più difficili. Negli anni di maggior crisi
ci può essere una sfiducia, un abbandono, ma si può essere spinti a cambiare per rendere
migliore le condizioni proprie e degli altri. Io penso che questo sia ciò che connette
questa Quaresima a questo momento, non solo in termini spirituali ma anche in termini
materiali. D. – Riportare la spiritualità nell’economia, nel
mondo del lavoro, può essere un segno di questa Quaresima, un proposito di questi
giorni che ci separano dalla Pasqua? R. – Sì, soprattutto se
con spiritualità noi intendiamo riportare l’idea dell’uomo nella sua integralità.
La risorsa umana è il fattore dello sviluppo. C’è una teoria importante in economia
che è la teoria del capitale umano. Prima ancora di parlare di capitale umano e di
risorse umane, parliamo dell’io. In questi anni di "orgia finanziaria", di separazione
dell’economia dall’esperienza umana e cristiana, si è teorizzato che non serviva quest’uomo
integrale con le sue dimensioni, con le sue relazioni, serviva un uomo a metà. Adesso
si capisce che non sta in piedi, perché questo uomo a metà non in grado di superare
la crisi, non è in grado di avere né l’intelligenza né la volontà di far questo. Riportare
la spiritualità al centro della vita economica e pensare che in un’azienda non c’è
uno con cui scambiare un salario, ma c’è una persona che quanto più vive di ideali,
di religione, di famiglia, di valori sociali tanto più è utile e capace di lavorare.
Questo è il vero grande cambiamento che ci aspetta e di cui si parla poco. D.
– Dobbiamo dire che questa Quaresima trova il sistema, il mondo del lavoro o dell’economia,
ma soprattutto l’uomo, pessimista... R. – L’uomo è pessimista
di fronte a se stesso se non sente il desiderio grande di vita che ha e soprattutto
se i cristiani non testimoniano quella novità di vita che è la presenza di nostro
Signore che è verificabile nella realtà. Se noi non diamo il segno, non tanto di un
ottimismo, ma soprattutto del realismo positivo di questa vittoria sul mondo che segna
la Pasqua, se noi non facciamo tale cammino per recuperare questo, è chiaro che intorno
a noi la gente può essere pessimista e poi non capisce più cosa è la vita, cosa è
il lavoro e altro. D. – Come vivere questa Quaresima guardando
concretamente alle preoccupazioni della vita quotidiana? R.
- Usare tutte le possibilità che abbiamo per rendere migliore la nostra condizione
e quella degli altri. Non ridursi a chiedere che qualcun altro faccia il nostro dovere,
il nostro compito. Mettersi insieme per trovare risorse, recuperare lo spirito associazionistico,
lo spirito di appartenenza alla vita della Chiesa e guardare intorno a noi quelli
che hanno bisogno per costruire con loro risposte di breve e di lungo periodo. E’
il momento dell’azione, della responsabilità, è il momento del compito, non è certo
il momento del pessimismo e del tirarsi indietro. D. – Per i
più sfiduciati queste potrebbero suonare soltanto come parole vuote, vane... R.
- E’ chiaro che se queste sono parole non servono a niente ma se c’è una presenza
reale delle comunità cristiane allora queste sono parole accompagnate dai fatti. Non
possiamo mai separare l’insegnamento dall’azione e quello di cui c’è bisogno è, per
esempio, una Chiesa viva che sia concretamente a fianco dei più poveri mostrandogli
che c’è qualcuno che pensa a loro e che ama la loro vita. (Montaggio a cura
di Maria Brigini)