Convegno sulle malattie rare: intervento del cardinale Lozano Barragán
Ogni cultura è assurda se non è fondata sul valore della persona umana. E’ il cuore
della Lectio Magistralis tenuta questa mattina a Roma dal cardinale Javier Lozano
Barragán, presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, in apertura
del Convegno svoltosi alla Camera sul tema “Malattie rare e disabilità: siamo rari
ma tanti”. L’iniziativa è stata organizzata dall’Associazione Giuseppe Dossetti per
la tutela e lo sviluppo dei diritti umani in occasione della Seconda Giornata Europea
delle malattie rare che ricorre domani. Il servizio è di Paolo Ondarza:
Il valore
fondamentale di ogni cultura è la dignità, mai negoziabile, della persona umana: senza
ciò è assurda ogni cultura. Il cardinale Javier Lozano Barragán ha aperto così questa
mattina i lavori del convegno a Roma sulle malattie rare. Alla base di una corretta
cura – ha constatato il presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale della
Salute – devono esserci valori solidi, perché senza valori non è possibile la cultura.
Il porporato ha ricordato come le radici cristiane dell’Occidente, più volte sottolineate
dal Papa, rappresentino valori su cui l’Occidente è stato costruito e senza le quali
l’Occidente non si capirebbe più. Ma l’odierna mentalità relativista nega l’esistenza
di una base valoriale condivisa anche perché pone le sue basi su una concezione etica
e filosofica neopositivistica che nella già nella prima metà del XX secolo – come
ricordato dal cardinale Barragán – riteneva i valori non accettabili perché non fondati
sull’esperienza.
Il porporato ha citato quelle teorie
filosofiche che affermano che il bene è stabilito dall’arbitrio del singolo individuo,
quindi ha citato gli scritti di etica di Engelhardt in cui si afferma che non tutti
gli esseri umani sono persone, ma solo quelli pienamente coscienti e relazionabili:
quindi non lo sono i neonati, i depressi, i menomati mentali o coloro che si dicono
essere in stato vegetativo. Secondo Engelhardt, alcuni animali come lo scimpanzé sono
superiori a queste quattro classi di esseri umani, la cui uccisione non corrisponde
a quella di una persona.
Di fronte a questa inquietante
conclusione, espressione di un relativismo etico, soprattutto parlando di malattie,
“c’è bisogno di affermare il valore della persona umana che – ha detto il porporato
– non si intende per quello che ha o può fare, ma per quello che è, indipendentemente
dalle sue qualità”. Pensare che solo lo sperimentabile esista è paragonabile – ha
aggiunto il cardinale Barragán – a quella persona che definisca esistente solo ciò
che è alla portata del proprio campo visivo.
“La
coscienza sperimentabile è importante, ma non è l’unica possibile”, così come “l’economia
non può presiedere al sistema totale di valori” . Quando si dà la priorità ai valori
economici, di fronte ad una crisi dell’economia tutta la persona e la società entrano
in crisi”. “La cultura – ha concluso il presidente del Pontificio Consiglio per la
Pastorale della Salute – poggia su due colonne: mangiare e trascendere: se tutto è
mangiare muoriamo, perché ci troveremmo nella selva dell’homo homini lupus. Se tutto
è trascendere, senza mangiare, ugualmente muoriamo, perché abbiamo un corpo da sostenere.
Ma senza trascendere, ognuno si dirige per proprio conto verso un egoismo chiuso che
uccide”.