Pechino respinge i dati del Dipartimento di Stato Usa sui diritti umani in Cina
La Cina ha respinto il Rapporto annuale del Dipartimento di Stato americano sui diritti
umani, definendolo “irresponsabile” e “senza alcun fondamento”. L'agenzia governativa
Nuova Cina scrive che il rapporto, diffuso pochi giorni dopo la visita in Cina del
segretario di Stato Hillary Clinton, “ignora deliberatamente i fatti e li distorce”,
oltre a “non tenere conto degli sforzi fatti dalla Cina, che sono largamente riconosciuti
dalla comunità internazionale”. Il Rapporto afferma che la situazione dei diritti
umani in Cina “rimane negativa e si è aggravata in alcune aree”, citando “la repressione
delle minoranze etniche nelle regioni del Xinjiang e del Tibet”. Il Dipartimento di
Stato critica anche le “persecuzioni” subite dai dissidenti e dai loro avvocati, in
particolare nel periodo che ha preceduto i Giochi Olimpici di Pechino.
Oggi
la prima proposta di legge di bilancio del presidente Usa Obama Nella sua prima
proposta di legge di bilancio, che il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama,
si appresta a presentare oggi, sono incluse misure per portare nell'arco di 10 anni
ad un ammontare complessivo di 634 miliardi di dollari le spese governative per la
copertura sanitaria. Lo ha anticipato il New York Times, che cita fonti della amministrazione
Obama. La cifra, secondo gli esperti, equivale a circa la metà di quella necessaria
a garantire l'assistenza sanitaria a tutti gli americani. La proposta di Obama, secondo
quanto riportato sul sito del New York Times, si fonda su un mix tra riduzioni fiscale
per il ceto medio e aumento della pressione fiscale per le categorie a reddito più
elevato. Obama nei giorni scorsi aveva sostenuto che la sua manovra è in grado di
ridurre il deficit americano di quasi due terzi nell'arco di quattro anni, portandolo
dagli attuali 1.500 miliardi di dollari a 533 miliardi di dollari nel 2013. Secondo
la CNN, il presidente statunitense chiederà oggi, nella sua prima proposta di bilancio,
che vengano stanziati 200 miliardi di dollari nei prossimi 18 mesi per finanziare
gli interventi militari in corso all'estero.
La Francia per un dialogo tra
Usa e Cuba La Francia vuole essere il “motore” di un dialogo fra L'Avana e
Washington. Lo ha detto ieri sera a Cuba l'emissario speciale del presidente francese,
Jack Lang, dopo essere stato ricevuto dal presidente cubano, Raul Castro. Lang ha
detto di essere stato a colloquio con Raul Castro per “più di due ore e un quarto”,
in un clima “diretto e amichevole”, nel quadro di una missione di sei giorni che mira
a stabilire relazioni “più chiare, più forti, più calorose” tra la Francia e l'isola
caraibica. “La Francia e il suo presidente - ha detto l'inviato - auspicano di essere
uno dei motori del dialogo fra l'Europa e l'America latina. La Francia auspica di
facilitare il dialogo in particolare fra Cuba e gli Stati Uniti, essere un motore
di questo dialogo”. “L'elezione di Barack Obama - ha aggiunto Lang - costituisce un
cambiamento politico importante”.
Il segretario di Stato Usa a Bruxelles
il 6 marzo Il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, avrà un incontro il
6 marzo a Bruxelles con la troika Ue, composta dai rappresentanti della presidenza
di turno, della Commissione Ue e dall'alto rappresentante per la politica estera e
di sicurezza, Javier Solana. Lo hanno riferito fonti europee, ricordando che il segretario
di Stato Usa sarà a Bruxelles per la riunione dei ministri degli Esteri della Nato,
che si terrà il 5 marzo.
In Italia È legge la norma che punta a introdurre
efficienza e trasparenza nella pubblica amministrazione italiana e che è passato sulla
stampa come provvedimento contro i "fannulloni". Il Senato ha approvato, in via definitiva,
con 154 voti a favore, un solo voto contrario - mentre le opposizioni non hanno votato
- il provvedimento che era alla sua terza lettura dopo esser stato modificato dalla
Camera. Si conclude così l'iter di un disegno di legge che fin dall'inizio, in ottobre,
è stato sotto i riflettori della cronaca per le annunciate sanzioni contro chi si
dà con troppa facilità per malato e che avevano portato spontaneamente ad una drastica
riduzione delle assenze sui luoghi di lavoro. “Con questa legge i dipendenti pubblici
saranno chiamati a fare bene il loro lavoro. Quelli bravi non avranno nessun problema,
i fannulloni, invece, dovranno fare qualche riflessione”, ha avvertito il ministro
della Funzione Pubblica, Renato Brunetta, promotore della legge.
Kosovo Un'esplosione,
che ha provocato solo danni materiali senza fare vittime, è avvenuta nella tarda serata
di ieri a Pristina. Come ha riferito nella notte una fonte della polizia, un ordigno
è esploso poco dopo le 22.30 in una zona commerciale della capitale kosovara. “Vi
sono stati solo danni materiali, nessuno è rimasto coinvolto”, ha detto il portavoce
della polizia, Arber Beka. Sull'incidente indagano la polizia e la Forza Kfor della
Nato.
Pakistan Cresce la tensione politica in Pakistan dove la Corte
suprema ha deposto un governo provinciale controllato da Nawaz Sharif, che è al momento
il principale rivale del premier, Asif Ali Zardari (vedovo dell'ex premier assassinato
Benazir Bhutto). La polizia ha infatti impedito nella città di Lahore una manifestazione
di sostenitori di Sharif, dopo l’invalidamento delle elezioni nel Punjab, che avevano
visto vincitore il fratello più giovane di Sharif, Shahbaz. Sulla gravità di questa
lotta di potere in Pakistan, Stefano Leszczynski ha intervistato Francesca
Marino, esperta di Asia per la rivista di geopolitica Limes:
R. - E’ un
brutto segnale perché mostra le crepe che il cosiddetto governo democratico ha fin
dall’inizio. Dopo un anno, la situazione è peggiorata.
D.
- Una delle principali dispute politiche tra il presidente Zardari e Sharif è su un
territorio già di per sé piuttosto caldo come il Punjab…
R.
- Certo che in Punjub sono state sospese, per un periodo, una serie di attività da
politiche gravi, sempre per evitare che Sharif nuocesse, in qualche modo, al governo.
Sharif, però, ha al momento in Punjab sostenitori, quindi la situazione potrebbe peggiorare
notevolmente.
D. - In che modo l’interesse degli
Stati Uniti è ancora forte, oggi, sul Pakistan?
R.
- Hanno ribadito che il pericolo più grosso, in questo momento, per gli Stati Uniti,
è il Pakistan. I bombardamenti non sono altro che la continuazione della linea politica,
tra l’altro concordata, pare, con Zardari. Si attende, appunto, di vedere effettivamente
che cosa farà il presidente Obama, rispetto alle precedenti politiche.
Medio
Oriente Tre razzi Qassam, sparati da Gaza, sono caduti stamane in territorio
israeliano senza causare vittime. Intanto, in una lettera aperta pubblicata oggi sul
quotidiano britannico The Times, un gruppo di ex mediatori internazionali scrive
che per arrivare alla pace in Medio Oriente è necessario abbandonare la politica “fallimentare”
di isolare Hamas e coinvolgere invece direttamente nel processo di pace il movimento
radicale islamico palestinese, che controlla la Striscia di Gaza. Un accordo di pace
israelo-palestinese senza Hamas non sarà possibile”, scrivono gli undici mediatori
firmatari della lettera, tra cui l'ex inviato in Medio Oriente per il Quartetto, Alvaro
de Soto, l'ex ministro degli Esteri israeliano, Shlomo Ben-Ami, l'ex inviato dell'Ue
in Bosnia, Paddy Ashdown, e l'ex ministro degli Esteri australiano, che mediò la pace
in Cambogia, Gareth Evans. "Dalla sua vittoria in elezioni democratiche nel 2006,
Hamas - si legge - ha conservato il suo sostegno nella società palestinese malgrado
i tentativi di distruggerla attraverso embarghi economici, boicottaggi politici e
incursioni militari. Questo approccio non funziona, bisogna trovare una nuova strategia”,
dicono ancora i firmatari della lettera, concludendo di essere fiduciosi che con la
nomina di George Mitchell a mediatore in Medio Oriente l'amministrazione Usa abbia
adottato una “nuova strategia fondata sul realismo e non sull'ideologia”.
Consultazioni
per il governo in Israele Proseguendo i contatti per la formazione di un governo
guidato dal Likud. Una delegazione di questo partito ha avviato oggi a Tel Aviv colloqui
formali con due formazioni di estrema destra: Habayt Hayehudi (Casa Ebraica) e Ihud
Leumi (Unione Nazionale). Ieri, i delegati del Likud avevano aperto i negoziati anche
con i due partiti confessionali - Yahaduth HaTorà e Shas - e anche con Israel Beitenu
(destra radicale) di Avigdor Lieberman. I negoziati con tutte queste formazioni sono
nella fase iniziale, caratterizzata da un confronto di posizioni sulle questioni al
centro del futuro programma di governo. Una coalizione di governo con questi partiti
assicurerebbe al leader del Likud e premier designato, Benyamin Netanyahu, una maggioranza
parlamentare di 65 deputati, quattro oltre il quorum minimo. Ma Netanyahu spera
sempre di convincere il partito di maggioranza relativa Kadima, di Tzipi Livni, e
quello laburista di Ehud Barak ad entrare in un governo di unità nazionale. Un'alleanza
con la sola destra radicale legherebbe infatti fortemente le mani a Netanyahu, limitando
la sua libertà d'azione politica soprattutto per quanto concerne i negoziati di pace
con i palestinesi, e probabilmente condannerebbe il suo governo a una vita breve.
Iraq Il
ministro degli Esteri del Kuwait, Mohammad Al-Salem Al-Sabah, è a Baghdad per la prima
visita istituzionale in Iraq dal 1990, anno in cui Saddam Hussein invase l'emirato
petrolifero. In discussione con il governo iracheno, relazioni bilaterali e questioni
di sicurezza e di economia. Il Kuwait ha finora ricevuto dall'Iraq 13,3 miliardi di
dollari di risarcimento per l'invasione e l'occupazione del 1990-‘91. Intanto, continua
a destare scalpore la fuga rocambolesca, attraverso le strettissime misure di sicurezza
dell'aeroporto internazionale di Baghdad, del deputato iracheno, Muhammad al-Daini,
ricercato dalle autorità locali perchè accusato di “atti di terrorismo”. E la violenza
in Iraq non si placa: almeno due persone sono morte e dieci ferite per l'esplosione
di un ordigno nei pressi dell'Università di Baghdad.
Questione nucleare
e Iran Nucleare iraniano ancora al centro delle polemiche internazionali, dopo
l’annuncio dei primi test, questa mattina, del reattore nucleare di Bushehr. Il progetto
già negli anni Novanta era stato contestato dagli Stati Uniti, che ha più volte attaccato
la Russia, fornitrice del reattore agli iraniani. Molti osservatori parlano di un’ulteriore
sfida lanciata dalla Repubblica islamica all’Occidente. Salvatore Sabatino
ne ha parlato con il giornalista iraniano, Ahmad Rafat:
R. - Io credo
che proprio il nucleare di Bushehr, che è l’unico con il 100% di finalità civili in
Iran, non debba essere vissuto come un fattore preoccupante, con l’inaugurazione di
oggi - la pre-inaugurazione, senza carburante nucleare. Più preoccupanti sono le dichiarazioni
rilasciate nei giorni scorsi da alcune autorità iraniane, tra cui il presidente dell’Ente
nucleare - il quale ha parlato di 6 mila centrifughe già in funzione - come pure l’ultima
relazione di Mohammed al Baradei, il direttore dell’Agenzia internazionale per l’energia
nucleare, che ha affermato - lui che è sempre molto cauto - che l’Iran ormai ha l’uranio
arricchito, e ne ha una quantità che gli permetterebbe entro un anno, dodici mesi,
di costruire la sua prima bomba atomica.
D. - A questo
punto, il problema fondamentale è che dal nucleare civile a quello militare il passaggio
è breve. L’Iran, oggi, può essere davvero considerato un pericolo?
R.
- Io credo che qualsiasi Paese che abbia un’energia nucleare non pacifica sia un pericolo
per tutti. L’Iran ancora di più perché è un Paese politicamente instabile, e credo
che molte mosse fatte in questi giorni, gli annunci e anche questa stessa pre-inaugurazione
siano un fattore che dimostra quello che sta succedendo all’interno dell’Iran. L’Iran
si sta avviando alla campagna elettorale per eleggere il presidente nel mese di giugno,
e queste cose sono anche mosse elettorali da parte dell’attuale presidente, Mahmud
Ahmadinejad, per dimostrare che lui è stato un presidente capace di dare uno "schiaffo"
all’Occidente senza che questo abbia reagito.
Bangladesh Si è
conclusa la rivolta del corpo dei Bangladesh Rifles (Bdr) con la resa dei paramilitari
all'esercito e il rilascio di tutti gli ostaggi. L'ammutinamento era scoppiato ieri
nella caserma dell'unità paramilitare preposta alla sicurezza delle frontiere. Secondo
il viceministro della Giustizia, nella sparatoria avvenuta all’inizio della rivolta
sono rimasti uccisi 50 ufficiali. La rivolta era legata a richieste salariali. Il
premier, Sheikh Hasina, ha promesso diverse concessioni e l'amnistia per gli insorti.
Lettonia Il
presidente lettone, Valids Zatlers, ha annunciato che l’incarico di formare il nuovo
governo è stato affidato a Valdis Dombrovskis. Ex ministro delle finanze, 37 anni,
giovane eurodeputato e membro del partito conservatore Nuova Era, Dombrovskis, finora
all’opposizione, cercherà di sfruttare le dimissioni rassegnate la scorsa settimana
dal premier, Ivars Godmanis. La Lettonia, 2,3 milioni di abitanti, si trova a fronteggiare
una crisi economica senza eguali, dopo aver ottenuto nel 2008 un prestito d'emergenza
dal Fondo monetario internazionale e dall'Unione europea per 7,5 miliardi di euro.
Grecia Dopo
i problemi con il carovita, adesso è la corruzione politica a preoccupare i cittadini
greci. È quanto rilevato da un sondaggio effettuato dall’Università economica di Atene.
Emerge che il 73% dei quasi cinquemila intervistati ritiene che le autorità non siano
pronte a combattere il fenomeno. Ma le colpe sono distribuite. Sempre secondo i cittadini
per il 50% il principale responsabile della corruzione è il governo, con a capo i
deputati. Questi scandali economici hanno provocato l’esclusione dall’attuale governo
di tre ministri del centrodestra di Costas Karamanlis.
Immigrazione I
ministri dell'Interno Ue discutono la proposta congiunta di Italia, Malta Grecia e
Cipro per un maggiore coordinamento nella gestione dei flussi di immigrazione nel
Mediterraneo. I ministri sono a confronto anche dell'accoglimento dei detenuti di
Guantanamo.
Sahara Occidentale Dopo la bufera scatenata dal suo predecessore,
Peter van Walsum, accusato di parzialità, Christoper Ross, nuovo inviato Onu per il
Sahara occidentale, sembra aver riaperto le speranze tra la popolazione saharaoui
ma anche in Algeria, da sempre al fianco degli indipendentisti del Fronte Polisario.
Tutta la stampa algerina dà oggi un grande rilievo alla prima visita nella regione
di Ross che, dopo Rabat e i campi profughi saharaoui nel sud dell'Algeria,
ha fatto tappa ad Algeri. “L'ottimismo di Christopher Ross”, titola in prima pagina
El Watan, che sottolinea l'importanza della missione “per rilanciare negoziati tra
Fronte Polisario e Marocco per una soluzione che garantisca il diritto del popolo
saharaoui all'autodeterminazione”. “Ross conclude una missione promettente
in Maghreb” - fa eco, sempre in prima pagina, Liberte” - e “appoggia il referendum
per l'autodeterminazione del Sahara occidentale”. “Durante la mia tournee”, ha dichiarato
Ross al termine della sua visita nella capitale algerina, “ho trovato elementi di
sincerità, rispetto, maturità e ottimismo”. “È con questi fondamenti della diplomazia
che lascio l'Algeria”, ha aggiunto, annunciando “una visita anche in Mauritania il
più presto possibile”. Oggi Ross sarà a Madrid e poi a Parigi.
Australia Dopo
le scuse agli aborigeni australiani dello scorso anno, arriva anche il Rapporto del
premier sui progressi compiuti in ambito di integrazione e dialogo. Il servizio di
Antonio D’Agata: Secoli di
ingiustizie, poi le storiche scuse e adesso la "pagella" del premier laburista, Kewin
Rudd, su quanto fatto di buono. Si ricompone così il puzzle degli aborigeni dopo aver
lottato per anni contro l’enorme divario dalla popolazione bianca. Rudd ha presentato
oggi in parlamento il primo Rapporto sulla crescita compiuta durante l’anno, dopo
le scuse rivolte al popolo indigeno. Lo stesso primo ministro, eletto un anno fa dopo
12 anni di governi conservatori, aveva promesso di colmare in una generazione il gap
nell’aspettativa di vita tra aborigeni ed il resto della popolazione, di affrontare
i problemi sociali e raddoppiare la frequenza dei bambini a scuola. Inoltre, quanto
prima possibile - in virtù del fatto che in un anno non è possibile compiere tutte
le opere promesse - saranno costruite 4.200 case per la popolazione indigena e saranno
stanziati circa 29 milioni di euro per far operare squadre mediche e trattare infezioni
a orecchie e occhi, in particolare il tracoma. Ma dal punto di vista sociale, la novità
più rilevante è quella di riconoscere gli australiani indigeni nella Costituzione
e di stabilire un loro ente rappresentativo. (Panoramica internazionale a cura
di Fausta Speranza)
Bollettino del Radiogiornale
della Radio Vaticana Anno LIII no. 57
E' possibile ricevere gratuitamente,
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