2009-02-26 15:12:26

Pechino respinge i dati del Dipartimento di Stato Usa sui diritti umani in Cina


La Cina ha respinto il Rapporto annuale del Dipartimento di Stato americano sui diritti umani, definendolo “irresponsabile” e “senza alcun fondamento”. L'agenzia governativa Nuova Cina scrive che il rapporto, diffuso pochi giorni dopo la visita in Cina del segretario di Stato Hillary Clinton, “ignora deliberatamente i fatti e li distorce”, oltre a “non tenere conto degli sforzi fatti dalla Cina, che sono largamente riconosciuti dalla comunità internazionale”. Il Rapporto afferma che la situazione dei diritti umani in Cina “rimane negativa e si è aggravata in alcune aree”, citando “la repressione delle minoranze etniche nelle regioni del Xinjiang e del Tibet”. Il Dipartimento di Stato critica anche le “persecuzioni” subite dai dissidenti e dai loro avvocati, in particolare nel periodo che ha preceduto i Giochi Olimpici di Pechino.

Oggi la prima proposta di legge di bilancio del presidente Usa Obama
Nella sua prima proposta di legge di bilancio, che il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, si appresta a presentare oggi, sono incluse misure per portare nell'arco di 10 anni ad un ammontare complessivo di 634 miliardi di dollari le spese governative per la copertura sanitaria. Lo ha anticipato il New York Times, che cita fonti della amministrazione Obama. La cifra, secondo gli esperti, equivale a circa la metà di quella necessaria a garantire l'assistenza sanitaria a tutti gli americani. La proposta di Obama, secondo quanto riportato sul sito del New York Times, si fonda su un mix tra riduzioni fiscale per il ceto medio e aumento della pressione fiscale per le categorie a reddito più elevato. Obama nei giorni scorsi aveva sostenuto che la sua manovra è in grado di ridurre il deficit americano di quasi due terzi nell'arco di quattro anni, portandolo dagli attuali 1.500 miliardi di dollari a 533 miliardi di dollari nel 2013. Secondo la CNN, il presidente statunitense chiederà oggi, nella sua prima proposta di bilancio, che vengano stanziati 200 miliardi di dollari nei prossimi 18 mesi per finanziare gli interventi militari in corso all'estero.

La Francia per un dialogo tra Usa e Cuba
La Francia vuole essere il “motore” di un dialogo fra L'Avana e Washington. Lo ha detto ieri sera a Cuba l'emissario speciale del presidente francese, Jack Lang, dopo essere stato ricevuto dal presidente cubano, Raul Castro. Lang ha detto di essere stato a colloquio con Raul Castro per “più di due ore e un quarto”, in un clima “diretto e amichevole”, nel quadro di una missione di sei giorni che mira a stabilire relazioni “più chiare, più forti, più calorose” tra la Francia e l'isola caraibica. “La Francia e il suo presidente - ha detto l'inviato - auspicano di essere uno dei motori del dialogo fra l'Europa e l'America latina. La Francia auspica di facilitare il dialogo in particolare fra Cuba e gli Stati Uniti, essere un motore di questo dialogo”. “L'elezione di Barack Obama - ha aggiunto Lang - costituisce un cambiamento politico importante”.

Il segretario di Stato Usa a Bruxelles il 6 marzo
Il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, avrà un incontro il 6 marzo a Bruxelles con la troika Ue, composta dai rappresentanti della presidenza di turno, della Commissione Ue e dall'alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza, Javier Solana. Lo hanno riferito fonti europee, ricordando che il segretario di Stato Usa sarà a Bruxelles per la riunione dei ministri degli Esteri della Nato, che si terrà il 5 marzo.

In Italia
È legge la norma che punta a introdurre efficienza e trasparenza nella pubblica amministrazione italiana e che è passato sulla stampa come provvedimento contro i "fannulloni". Il Senato ha approvato, in via definitiva, con 154 voti a favore, un solo voto contrario - mentre le opposizioni non hanno votato - il provvedimento che era alla sua terza lettura dopo esser stato modificato dalla Camera. Si conclude così l'iter di un disegno di legge che fin dall'inizio, in ottobre, è stato sotto i riflettori della cronaca per le annunciate sanzioni contro chi si dà con troppa facilità per malato e che avevano portato spontaneamente ad una drastica riduzione delle assenze sui luoghi di lavoro. “Con questa legge i dipendenti pubblici saranno chiamati a fare bene il loro lavoro. Quelli bravi non avranno nessun problema, i fannulloni, invece, dovranno fare qualche riflessione”, ha avvertito il ministro della Funzione Pubblica, Renato Brunetta, promotore della legge.

Kosovo
Un'esplosione, che ha provocato solo danni materiali senza fare vittime, è avvenuta nella tarda serata di ieri a Pristina. Come ha riferito nella notte una fonte della polizia, un ordigno è esploso poco dopo le 22.30 in una zona commerciale della capitale kosovara. “Vi sono stati solo danni materiali, nessuno è rimasto coinvolto”, ha detto il portavoce della polizia, Arber Beka. Sull'incidente indagano la polizia e la Forza Kfor della Nato.

Pakistan
Cresce la tensione politica in Pakistan dove la Corte suprema ha deposto un governo provinciale controllato da Nawaz Sharif, che è al momento il principale rivale del premier, Asif Ali Zardari (vedovo dell'ex premier assassinato Benazir Bhutto). La polizia ha infatti impedito nella città di Lahore una manifestazione di sostenitori di Sharif, dopo l’invalidamento delle elezioni nel Punjab, che avevano visto vincitore il fratello più giovane di Sharif, Shahbaz. Sulla gravità di questa lotta di potere in Pakistan, Stefano Leszczynski ha intervistato Francesca Marino, esperta di Asia per la rivista di geopolitica Limes:RealAudioMP3

R. - E’ un brutto segnale perché mostra le crepe che il cosiddetto governo democratico ha fin dall’inizio. Dopo un anno, la situazione è peggiorata.

 
D. - Una delle principali dispute politiche tra il presidente Zardari e Sharif è su un territorio già di per sé piuttosto caldo come il Punjab…

 
R. - Certo che in Punjub sono state sospese, per un periodo, una serie di attività da politiche gravi, sempre per evitare che Sharif nuocesse, in qualche modo, al governo. Sharif, però, ha al momento in Punjab sostenitori, quindi la situazione potrebbe peggiorare notevolmente.

 
D. - In che modo l’interesse degli Stati Uniti è ancora forte, oggi, sul Pakistan?

 
R. - Hanno ribadito che il pericolo più grosso, in questo momento, per gli Stati Uniti, è il Pakistan. I bombardamenti non sono altro che la continuazione della linea politica, tra l’altro concordata, pare, con Zardari. Si attende, appunto, di vedere effettivamente che cosa farà il presidente Obama, rispetto alle precedenti politiche.

 
Medio Oriente
Tre razzi Qassam, sparati da Gaza, sono caduti stamane in territorio israeliano senza causare vittime. Intanto, in una lettera aperta pubblicata oggi sul quotidiano britannico The Times, un gruppo di ex mediatori internazionali scrive che per arrivare alla pace in Medio Oriente è necessario abbandonare la politica “fallimentare” di isolare Hamas e coinvolgere invece direttamente nel processo di pace il movimento radicale islamico palestinese, che controlla la Striscia di Gaza. Un accordo di pace israelo-palestinese senza Hamas non sarà possibile”, scrivono gli undici mediatori firmatari della lettera, tra cui l'ex inviato in Medio Oriente per il Quartetto, Alvaro de Soto, l'ex ministro degli Esteri israeliano, Shlomo Ben-Ami, l'ex inviato dell'Ue in Bosnia, Paddy Ashdown, e l'ex ministro degli Esteri australiano, che mediò la pace in Cambogia, Gareth Evans. "Dalla sua vittoria in elezioni democratiche nel 2006, Hamas - si legge - ha conservato il suo sostegno nella società palestinese malgrado i tentativi di distruggerla attraverso embarghi economici, boicottaggi politici e incursioni militari. Questo approccio non funziona, bisogna trovare una nuova strategia”, dicono ancora i firmatari della lettera, concludendo di essere fiduciosi che con la nomina di George Mitchell a mediatore in Medio Oriente l'amministrazione Usa abbia adottato una “nuova strategia fondata sul realismo e non sull'ideologia”.

Consultazioni per il governo in Israele
Proseguendo i contatti per la formazione di un governo guidato dal Likud. Una delegazione di questo partito ha avviato oggi a Tel Aviv colloqui formali con due formazioni di estrema destra: Habayt Hayehudi (Casa Ebraica) e Ihud Leumi (Unione Nazionale). Ieri, i delegati del Likud avevano aperto i negoziati anche con i due partiti confessionali - Yahaduth HaTorà e Shas - e anche con Israel Beitenu (destra radicale) di Avigdor Lieberman. I negoziati con tutte queste formazioni sono nella fase iniziale, caratterizzata da un confronto di posizioni sulle questioni al centro del futuro programma di governo. Una coalizione di governo con questi partiti assicurerebbe al leader del Likud e premier designato, Benyamin Netanyahu, una maggioranza parlamentare di 65 deputati, quattro oltre il quorum minimo. Ma Netanyahu spera sempre di convincere il partito di maggioranza relativa Kadima, di Tzipi Livni, e quello laburista di Ehud Barak ad entrare in un governo di unità nazionale. Un'alleanza con la sola destra radicale legherebbe infatti fortemente le mani a Netanyahu, limitando la sua libertà d'azione politica soprattutto per quanto concerne i negoziati di pace con i palestinesi, e probabilmente condannerebbe il suo governo a una vita breve.

Iraq
Il ministro degli Esteri del Kuwait, Mohammad Al-Salem Al-Sabah, è a Baghdad per la prima visita istituzionale in Iraq dal 1990, anno in cui Saddam Hussein invase l'emirato petrolifero. In discussione con il governo iracheno, relazioni bilaterali e questioni di sicurezza e di economia. Il Kuwait ha finora ricevuto dall'Iraq 13,3 miliardi di dollari di risarcimento per l'invasione e l'occupazione del 1990-‘91. Intanto, continua a destare scalpore la fuga rocambolesca, attraverso le strettissime misure di sicurezza dell'aeroporto internazionale di Baghdad, del deputato iracheno, Muhammad al-Daini, ricercato dalle autorità locali perchè accusato di “atti di terrorismo”. E la violenza in Iraq non si placa: almeno due persone sono morte e dieci ferite per l'esplosione di un ordigno nei pressi dell'Università di Baghdad.

Questione nucleare e Iran
Nucleare iraniano ancora al centro delle polemiche internazionali, dopo l’annuncio dei primi test, questa mattina, del reattore nucleare di Bushehr. Il progetto già negli anni Novanta era stato contestato dagli Stati Uniti, che ha più volte attaccato la Russia, fornitrice del reattore agli iraniani. Molti osservatori parlano di un’ulteriore sfida lanciata dalla Repubblica islamica all’Occidente. Salvatore Sabatino ne ha parlato con il giornalista iraniano, Ahmad Rafat:RealAudioMP3

R. - Io credo che proprio il nucleare di Bushehr, che è l’unico con il 100% di finalità civili in Iran, non debba essere vissuto come un fattore preoccupante, con l’inaugurazione di oggi - la pre-inaugurazione, senza carburante nucleare. Più preoccupanti sono le dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi da alcune autorità iraniane, tra cui il presidente dell’Ente nucleare - il quale ha parlato di 6 mila centrifughe già in funzione - come pure l’ultima relazione di Mohammed al Baradei, il direttore dell’Agenzia internazionale per l’energia nucleare, che ha affermato - lui che è sempre molto cauto - che l’Iran ormai ha l’uranio arricchito, e ne ha una quantità che gli permetterebbe entro un anno, dodici mesi, di costruire la sua prima bomba atomica.

 
D. - A questo punto, il problema fondamentale è che dal nucleare civile a quello militare il passaggio è breve. L’Iran, oggi, può essere davvero considerato un pericolo?

 
R. - Io credo che qualsiasi Paese che abbia un’energia nucleare non pacifica sia un pericolo per tutti. L’Iran ancora di più perché è un Paese politicamente instabile, e credo che molte mosse fatte in questi giorni, gli annunci e anche questa stessa pre-inaugurazione siano un fattore che dimostra quello che sta succedendo all’interno dell’Iran. L’Iran si sta avviando alla campagna elettorale per eleggere il presidente nel mese di giugno, e queste cose sono anche mosse elettorali da parte dell’attuale presidente, Mahmud Ahmadinejad, per dimostrare che lui è stato un presidente capace di dare uno "schiaffo" all’Occidente senza che questo abbia reagito.

Bangladesh
Si è conclusa la rivolta del corpo dei Bangladesh Rifles (Bdr) con la resa dei paramilitari all'esercito e il rilascio di tutti gli ostaggi. L'ammutinamento era scoppiato ieri nella caserma dell'unità paramilitare preposta alla sicurezza delle frontiere. Secondo il viceministro della Giustizia, nella sparatoria avvenuta all’inizio della rivolta sono rimasti uccisi 50 ufficiali. La rivolta era legata a richieste salariali. Il premier, Sheikh Hasina, ha promesso diverse concessioni e l'amnistia per gli insorti.

Lettonia
Il presidente lettone, Valids Zatlers, ha annunciato che l’incarico di formare il nuovo governo è stato affidato a Valdis Dombrovskis. Ex ministro delle finanze, 37 anni, giovane eurodeputato e membro del partito conservatore Nuova Era, Dombrovskis, finora all’opposizione, cercherà di sfruttare le dimissioni rassegnate la scorsa settimana dal premier, Ivars Godmanis. La Lettonia, 2,3 milioni di abitanti, si trova a fronteggiare una crisi economica senza eguali, dopo aver ottenuto nel 2008 un prestito d'emergenza dal Fondo monetario internazionale e dall'Unione europea per 7,5 miliardi di euro.

Grecia
Dopo i problemi con il carovita, adesso è la corruzione politica a preoccupare i cittadini greci. È quanto rilevato da un sondaggio effettuato dall’Università economica di Atene. Emerge che il 73% dei quasi cinquemila intervistati ritiene che le autorità non siano pronte a combattere il fenomeno. Ma le colpe sono distribuite. Sempre secondo i cittadini per il 50% il principale responsabile della corruzione è il governo, con a capo i deputati. Questi scandali economici hanno provocato l’esclusione dall’attuale governo di tre ministri del centrodestra di Costas Karamanlis.

Immigrazione
I ministri dell'Interno Ue discutono la proposta congiunta di Italia, Malta Grecia e Cipro per un maggiore coordinamento nella gestione dei flussi di immigrazione nel Mediterraneo. I ministri sono a confronto anche dell'accoglimento dei detenuti di Guantanamo.

Sahara Occidentale
Dopo la bufera scatenata dal suo predecessore, Peter van Walsum, accusato di parzialità, Christoper Ross, nuovo inviato Onu per il Sahara occidentale, sembra aver riaperto le speranze tra la popolazione saharaoui ma anche in Algeria, da sempre al fianco degli indipendentisti del Fronte Polisario. Tutta la stampa algerina dà oggi un grande rilievo alla prima visita nella regione di Ross che, dopo Rabat e i campi profughi saharaoui nel sud dell'Algeria, ha fatto tappa ad Algeri. “L'ottimismo di Christopher Ross”, titola in prima pagina El Watan, che sottolinea l'importanza della missione “per rilanciare negoziati tra Fronte Polisario e Marocco per una soluzione che garantisca il diritto del popolo saharaoui all'autodeterminazione”. “Ross conclude una missione promettente in Maghreb” - fa eco, sempre in prima pagina, Liberte” - e “appoggia il referendum per l'autodeterminazione del Sahara occidentale”. “Durante la mia tournee”, ha dichiarato Ross al termine della sua visita nella capitale algerina, “ho trovato elementi di sincerità, rispetto, maturità e ottimismo”. “È con questi fondamenti della diplomazia che lascio l'Algeria”, ha aggiunto, annunciando “una visita anche in Mauritania il più presto possibile”. Oggi Ross sarà a Madrid e poi a Parigi.

Australia
Dopo le scuse agli aborigeni australiani dello scorso anno, arriva anche il Rapporto del premier sui progressi compiuti in ambito di integrazione e dialogo. Il servizio di Antonio D’Agata: RealAudioMP3
 Secoli di ingiustizie, poi le storiche scuse e adesso la "pagella" del premier laburista, Kewin Rudd, su quanto fatto di buono. Si ricompone così il puzzle degli aborigeni dopo aver lottato per anni contro l’enorme divario dalla popolazione bianca. Rudd ha presentato oggi in parlamento il primo Rapporto sulla crescita compiuta durante l’anno, dopo le scuse rivolte al popolo indigeno. Lo stesso primo ministro, eletto un anno fa dopo 12 anni di governi conservatori, aveva promesso di colmare in una generazione il gap nell’aspettativa di vita tra aborigeni ed il resto della popolazione, di affrontare i problemi sociali e raddoppiare la frequenza dei bambini a scuola. Inoltre, quanto prima possibile - in virtù del fatto che in un anno non è possibile compiere tutte le opere promesse - saranno costruite 4.200 case per la popolazione indigena e saranno stanziati circa 29 milioni di euro per far operare squadre mediche e trattare infezioni a orecchie e occhi, in particolare il tracoma. Ma dal punto di vista sociale, la novità più rilevante è quella di riconoscere gli australiani indigeni nella Costituzione e di stabilire un loro ente rappresentativo. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

 
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 57

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