Il cardinale Bertone al Convegno su Pio XI: fu un grande Papa che va studiato e riscoperto
Una figura da scoprire meglio, attraverso lo studio di documenti inediti messi oggi
a disposizione degli storici dall’Archivio Segreto Vaticano. Si tratta di Papa Achille
Ratti, divenuto Pontefice nel dicembre del 1922 con il nome di Pio XI. Di questo protagonista
del XX secolo ha parlato il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, intervenuto
stamattina in apertura del Convegno internazionale promosso dal Pontificio Comitato
di Scienze Storiche. Il servizio di Alessandro De Carolis:
“Papa della
dignità ecclesiale”. “Un Pontefice di statura imperiale”. Il Papa dei cinque dittatori
- Hitler, Mussolini, Stalin, Franco e Salazar - con i quali dovette destreggiarsi
tra le due guerre mondiali del secolo scorso, senza contare gli stravolgimenti causati
dalla crisi del 1929. Il cardinale Bertone ha definito “stupefacente” la vicenda umana
ed ecclesiale di Pio XI. Ma ha anche riconosciuto che, dei Pontificati del XX secolo,
quello di Papa Ratti ha bisogno di essere scandagliato con attenzione, non solo per
far meglio emergere quella che fu la sua sollecitudine pastorale, ma anche per chiarire
gli atti che compì durante la sua lunga permanenza al timone della barca di Pietro
- 17 anni - in relazione agli eventi e all’“ambiente religioso e sociale dei primi
40 anni del secolo passato”.
Grazie alla decisione
di Benedetto XVI di consentire la consultazione delle fonti d’archivio vaticane relative
a Papa Ratti, “la storiografia del suo lungo Pontificato ha ricevuto - ha detto il
cardinale Bertone - nuovi impulsi e prodotto nuovi risultati”. Il porporato ha fatto
tra l’altro cenno alla vicenda - spesso citata in modo controverso dagli studiosi
- dell’Enciclica contro le leggi razziali, che Pio XI non poté promulgare per il sopraggiungere
della morte, avvenuta il 10 marzo 1939: proprio il giorno prima del suo atteso discorso
per il decennale dei Patti Lateranensi. Patti che, come ricordato di recente nelle
cerimonie per l’80.mo della firma, furono il simbolo di quella che il cardinale Bertone
ha definito “politica dei concordati” di Pio XI, il quale ne siglò una decina con
altri Paesi: dalla Lettonia alla Germania, dall’Austria alla Polonia.
Il
suo “realismo” e la sua “lungimiranza”, ha notato il porporato, permisero grazie al
Concordato con il regime mussoliniano la nascita e la costruzione della Città del
Vaticano. E se anche, ha ricordato il segretario di Stato, esponenti cattolici del
tempo, come De Gasperi e don Sturzo, vissero i Patti Lateranensi “dal loro
punto di vista come uno "schizzo di fango", che andava ad imbrattare il miglior cattolicesimo
antifascista”, ciò non turbò Pio XI, la cui tempra bene emerge in questa affermazione
del 24 maggio 1929: “Quando si trattasse di salvare qualche anima, di impedire
maggiori danni di anime, ci sentiremmo il coraggio di trattare col diavolo in persona”.
Ma anche l’accordo col Reich hitleriano deve essere contestualizzato e compreso a
partire dai documenti. “Chi lo giudica un cedimento - ha affermato il cardinale Bertone
- dimentica che esso fornì alla Santa Sede la giustificazione giuridica e morale
che rese possibile nel 1937 l'enciclica Mit Brennender Sorge, la requisitoria più
ferma e precisa mai scritta contro il nazismo, accusato quasi di essere l'anticristo
e di ‘pervertire’ e ‘falsificare’ l'ordine ‘creato e voluto da Dio’”.
Il
segretario di Stato si è poi soffermato sulla “sorprendente” attività pastorale di
Pio XI, con l’attenzione alla Russia e all’oriente cristiano e l’ancora “inesplorata”
grande opera caritativa svolta dalla “Pro Russia”, ma anche la celebrazione di grandi
Santi, o le quattro encicliche che segnarono il magistero di Papa Ratti e che Giovanni
XXIII definì poi “magnifiche colonne”. “Questo Pontefice - lo riconoscono concordi
gli storici - seppe governare la Chiesa con vigore”, ha osservato il cardinale Bertone.
Guardò “con occhi nuovi alle missioni e al radicamento cattolico al di fuori dell'Europa;
fu sensibile alle questioni emergenti nella cultura e spinse i cattolici ad un impegno
nel sociale. La cronaca dei 17 anni del suo pontificato è ricca di celebrazioni memorabili
in occasione dei giubilei e di altre significative circostanze. Fu inoltre il primo
Pontefice ad usare il mezzo radiofonico, grazie all’invenzione di Guglielmo Marconi,
facendo così udire la sua voce in tutto il mondo”. Tutti aspetti di quella “sollecitudine
ecclesiale” che il segretario di Stato si è augurato possa essere studiata - ha detto
citando il cardinale Biffi - per “riscattare energicamente questo Papa da una trascuratezza
e da un oblio che non gli rendono giustizia”.