Benedetto XVI al clero romano: parola e testimonianza per raggiungere il cuore dell’uomo.
E sulla crisi economica: le radici sono nell’egoismo
Le ragioni profonde della crisi economica, l’importanza del primo annuncio e, ancora
l’emergenza educativa, il ruolo del parroco nella società di oggi e la centralità
della liturgia nella vita del cristiano: sono alcuni dei temi forti affrontati stamani
in Vaticano da Benedetto XVI nel suo tradizionale incontro con il clero romano, all’inizio
della Quaresima, il primo con il nuovo cardinale vicario, Agostino Vallini. Introducendo
l’evento, il porporato ha messo l’accento sulla dimensione famigliare dell’incontro
nel quale i parroci romani hanno potuto raccontare al proprio vescovo successi e fatiche
della propria attività pastorale. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Un incontro
caratterizzato dall’affetto e dalla franchezza. Uno scambio famigliare, ha detto il
Papa, sottolineando quanto sia importante per lui poter ascoltare le esperienze dei
sacerdoti della sua diocesi. Benedetto XVI ha risposto ad otto domande di parroci,
espressione della Chiesa di Roma, che hanno spaziato su diversi temi. Rispondendo
ad un sacerdote della zona periferica di Tor Bella Monaca, dove si fa particolarmente
sentire la crisi economica, il Papa ha ribadito che la Chiesa è chiamata a denunciare
i fallimenti del sistema economico-finanziario senza moralismi: "Denunciare
questi errori fondamentali che si sono adesso dimostrati nel crollo delle grandi banche
americane: l’avarizia umana è idolatria che va contro il vero Dio e la falsificazione
dell’immagine di Dio con un altro dio – Mammona; dobbiamo denunciare con coraggio
ma anche con concretezza, perché i grandi moralismi non aiutano se non sono sostenuti
dalla conoscenza della realtà, che aiuta anche a capire che cosa si può in concreto
fare!". Da sempre, ha rilevato, la Chiesa non solo
denuncia i mali, ma mostra le strade che portano alla giustizia, alla carità, alla
conversione dei cuori. Non sempre è facile, ha riconosciuto, perché spesso si oppongono
interessi di gruppo. Anche nell’economia, ha proseguito, la giustizia si costruisce
dunque solo se ci sono i giusti e costoro si formano con la conversione dei cuori.
Ha quindi ricordato che su questo tema sta preparando un'Enciclica. Due domande, in
particolare si sono soffermate sulla sfida della missione evangelizzatrice. Il Papa
ha esortato il clero romano a unire gli studi di teologia con l’esperienza concreta
per tradurre la Parola di Dio all’uomo di oggi. Non dobbiamo perdere la semplicità
della Verità, ha detto ancora, che non può essere assimilata ad una filosofia. Benedetto
XVI ha poi messo l’accento sul ruolo del parroco che, ha affermato, come nessun altro
conosce l’uomo nella sua profondità, al di là dei ruoli che ricopre nella società: "Per
l’annuncio abbiamo bisogno dei due elementi: testimonianza e parola. E’ necessaria
la parola, che fa apparire la verità di Dio, la presenza di Dio in Cristo e quindi
l’annuncio è una cosa assolutamente indispensabile, fondamentale, ma è necessaria
anche la testimonianza che dà credibilità a questa parola, perché non appaia solo
come una bella filosofia, una utopia. E in questo senso mi sembra che la testimonianza
della comunità credente sia di grandissima importanza. Dobbiamo aprire, in quanto
possiamo, luoghi di esperienza della fede". Il Pontefice
ha quindi offerto la sua riflessione su un tema a lui particolarmente caro quale è
quello dell’emergenza educativa. Compito dei sacerdoti, ha rilevato, fin dall’oratorio
è offrire ai giovani una formazione umana integrale. Ed ha ribadito che oggi viviamo
in un mondo dove molte persone hanno tante conoscenze ma senza orientamento interiore
etico. Per questo, la Chiesa ha il dovere di proporre una formazione umana illuminata
dalla fede. Aprirsi dunque alla cultura del nostro tempo, ma indicando criteri di
discernimento. Nell’incontro non sono mancati momenti simpatici come quando un parroco
del quartiere della Casilina ha declinato un sonetto in romanesco per celebrare la
prossima visita di Benedetto XVI in Campidoglio. Una poesia che il Santo Padre ha
particolarmente gradito: "Grazie! Abbiamo sentito parlare
il cuore romano, che è un cuore di poesia. E’ molto bello sentire un po’ di romanesco
e sentire che la poesia è profondamente radicata nel cuore romano. Questo forse è
un privilegio naturale che il Signore ha dato ai romani, è un carisma naturale che
precede i privilegi ecclesiali …" (risa - applausi) Nel
colloquio con il clero romano, durato quasi due ore, il Papa ha anche parlato della
liturgia ribadendo che imparare a celebrare significa conoscere Gesù Cristo, entrare
in contatto con Lui. La Liturgia, è stata la sua riflessione, deve sempre più essere
il cuore del nostro essere cristiani. Ancora, il Pontefice ha indicato la peculiarità
della Chiesa di Roma, chiamata a presiedere nella Carità. Un dono, ha affermato, che
riguarda tutti i fedeli di Roma. Il ministero petrino, ha poi aggiunto, deve garantire
l’unità e la ricchezza della Chiesa, prevenendo ogni assolutizzazione ed escludendo
ogni particolarismo.