La valle dello Swat, nel Pakistan nord-occidentale, rischia di diventare una nuova
roccaforte del fondamentalismo islamico dei Talebani. E’ stato infatti ufficializzato
l’accordo col governo di Islamabad, in base al quale, in cambio del cessate il fuoco
nella regione, sarà possibile applicare nella stessa la legge islamica della sharia.
Il mullah Omar, leader dei talebani, ha anche specificato che ora l’impegno militare
dovrà concentrarsi contro le truppe del contingente occidentale in Afghanistan. Sui
timori per la creazione di una zona franca gestita dall’integralismo, Giancarlo
La Vella ha intervistato padre Bernardo Cervellera, direttore dell’agenzia
missionaria Asianews:
R. – Praticamente
è avvenuta un po’ una svendita di una zona del Pakistan, mettendola sotto la giurisdizione
dei talebani pakistani, ma anche – temiamo – dei talebani afghani. L’altro elemento
problematico è se la sharia influenzerà in modo molto forte la situazione della popolazione,
soprattutto la situazione delle donne.
D. – Non si
rischia, quindi, di creare un regime all’interno di un altro regime, che si ripercuote
pesantemente sulla popolazione civile?
R. – Da un
certo punto di vista, il cessate il fuoco per la popolazione è un vantaggio; il problema
è vedere se la sharia, che questi talebani vogliono attuare, sarà applicata in maniera
radicale. Quindi, per esempio, bisognerà vedere se proibiranno alle ragazze – ce ne
sono almeno 80 mila nella regione che vanno a scuola – di istruirsi, se proibiranno
alle insegnanti di svolgere il loro lavoro e se ci saranno tutte quelle violenze che
la sharia porta con sé, cioè menomazioni, punizioni corporali, esecuzioni, l’obbligo
per le donne di vestire nascondendo il volto, ecc... Queste sono cose di cui la gente
ha paura; certo, non si hanno ancora dei segnali. Nel passato c’erano violenze, attacchi
continui contro le scuole, contro i cristiani e i musulmani liberali. Adesso vedremo
se, con l’accordo accettato da entrambe le parti, la situazione migliorerà o meno.
D.
– Rischia, la valle dello Swat, di diventare una nuova zona d’addestramento del terrorismo,
quindi un problema in più per la comunità internazionale?
R.
– Tutta la zona del Pakistan al confine con l’Afghanistan, di fatto, è un luogo dove
le truppe talebane, che combattono in Afghanistan, hanno il loro luogo di rifugio.
Quello che c’è di nuovo è che c’è un accordo in modo tale che i talebani non rovinino
tutto il Pakistan, ma se ne stiano semplicemente in una zona limitata; è un po’ come
creare una zona chiusa e controllabile, in cui si sa chi c’è e come opera. La valle
dello Swat finora era conosciuta come un luogo turistico, di una certa ricchezza.
La popolazione è piuttosto aperta, ci sono anche molte scuole cattoliche; insomma,
è un luogo che fa parte del Pakistan più moderno. Adesso, il timore della popolazione
è che la presenza dei talebani li riporti ad un periodo di oscurantismo.