2009-02-25 14:40:32

Celebrate le esequie del giudice Marrone. Mons. Filoni: è stato un esempio per tutti


Ultimo commosso saluto ieri a Roma, nella Chiesa di Santa Maria in Trastevere, a Gianluigi Marrone, deceduto lunedì scorso. Le esequie del giudice unico dei tribunali dello Stato della Città del Vaticano e presidente dell’Associazione Santi Pietro e Paolo sono state presiedute da mons. Fernando Filoni. Il sostituto della Segreteria di Stato ha anche portato “la vicinanza spirituale e la benedizione del Santo Padre Benedetto XVI”. Alla liturgia esequiale hanno partecipato numerose autorità ecclesiastiche, parenti ed amici. Il servizio di Amedeo Lomonaco:RealAudioMP3

Il cuore è triste ma confortato dal “balsamo spirituale della Parola di Dio”. Nell’animo – ha detto mons. Filoni – convivono due sentimenti contrastanti: “il dolore per il distacco da un uomo chiamato alla casa del Padre nel pieno della maturità” e l’intima certezza che “la sua bontà e il suo impegno per la Chiesa lo stanno avvicinando alla pienezza della vita, dove incontra il Signore Gesù”. Ricordando Gianluigi Marrone, una “persona tanto amata e stimata, un amico prezioso per il suo servizio professionale e per la fedeltà della testimonianza cristiana”, mons. Filoni ha sottolineato che per chi è gradito al Signore, la morte perde il suo volto minaccioso. Diventa una partenza, un passaggio necessario verso la vera patria, dopo che il fiume della vita, sgorgato dalla Sorgente, compie “un viaggio più o meno lungo e tortuoso” per sfociare nel mare, per tornare alla casa del Padre. Gesù rivolge a tutti noi l’invito “a seguirlo, a camminare con Lui e, soprattutto, come Lui”. In questo “come” – ha detto mons. Filoni – possiamo rileggere tutta la vita dell’avvocato Gianluigi Marrone, un esempio per tutti: “come padre di famiglia e avvocato, come giudice e come zelante servitore della giustizia in Italia e in Vaticano”. Una vita che si può riassumere con una frase, tratta dalla preghiera a Maria Santissima che i membri dell’Associazione Santi Pietro e Paolo, di cui era presidente, conoscono molto bene: “Sia nostra gloria fortemente operare e generosamente soffrire”.







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