Ultimo saluto ieri al sacerdote ucciso in Colombia domenica scorsa
Ieri l’arcivescovo di Medellín, in Colombia, mons. Alberto Giraldo Jaramillo ha presieduto
la Santa Messa e le esequie di padre Juan Gonzalo Aristizabal Isaza, ucciso domenica
scorsa in circostanze ancora poco chiare. La polizia che sta indagando ritiene che
sia rimasto vittima di un atto criminale compiuto dalla delinquenza comune. Padre
Aristizabal Isaza era parroco della chiesa di San Giovanni apostolo nonché cappellano
del “Hotel Intercontinental” della famosa città colombiana e, come è stato ricordato
durante il funerale, la sua opera pastorale “intelligente e generosa” privilegiava
in particolare le persone più bisognose. “La Chiesa cattolica in Colombia - ha detto
ieri mons. Alberto Giraldo Jaramillo nella cattedrale metropolitana - rifiuta categoricamente
questo tipo di atti poiché attentano gravemente la vita umana e sono contro la possibilità
di avere una società migliore. Naturalmente offendono il compito evangelizzatore di
un sacerdote che quotidianamente non faceva altro che lavorare per il bene degli altri”.
“Non abbiamo parole – ha aggiunto il presule - per esprime il nostro dolore e la nostra
preoccupazione”. L’arcivescovo ha poi chiesto “preghiere per l’eterno riposo di padre
Juan Gonzalo Aristizabal Isaza ma anche per i responsabili di questo crimine affinché
il Signore tocchi i loro cuori”. Sulla stampa colombiana si è molto parlato di questo
delitto che rientrerebbe nella gravissima ondata di violenza che sta investendo il
Paese e dove, come accade ormai da due anni nella quasi totalità delle nazioni latinoamericane,
le morti violenti stanno aumentando in maniera esponenziale. Al riguardo le 22 conferenze
episcopali della regione si sono pronunciate, non ultimi, due giorni fa, i vescovi
dell’Honduras e de El Salvador. Anche i governi e i parlamenti hanno annunciato il
loro impegno per mettere sotto controllo questo flagello che, spesso, è legato all’aumento
del narcotraffico e soprattutto al fatto che in molti Paesi della regione si è passati
dall’essere “esportatori di droga” a “consumatori” e ciò non ha fatto altro che accrescere
la delinquenza metropolitana in particolare fra certi settori giovanili. (L.B.)