2009-02-24 13:58:57

Nel pomeriggio, i funerali di Candido Cannavò, giornalista e difensore di uno sport di valori


Fiori rosa per un giornalista che a quel colore ha simbolicamente legato un'intera vita professionale, nel segno dello sport. I fiori dominano la camera ardente che per due giorni ha ospitato a Milano la salma di Candido Cannavò, spentosi domenica scorsa all'età di 78 anni. Per le 14.45 è previsto l'inizio della cerimonia di esequie nella Chiesa milanese di Sant'Ambrogio. Cannavò è stato per un ventennio direttore della Gazzetta dello sport, il principale e più antico quotidiano sportivo italiano, distinguendosi per le sue nette prese di posizione in favore di uno sport che fosse veicolo di valori di competitività e di lealtà e contro le derive rappresentate dal doping e da eccessi di tipo "mercantile". In molti, poi, lo ricordano per il suo intenso impegno sociale. Luca Collodi ne ha parlato con il giornalista sportivo, Mario Pennacchia:RealAudioMP3

R. - Dal punto di vista umano, credo sia stato un grande giornalista, un "buon samaritano", perché la sua carriera corre accanto alle opere di solidarietà con i carcerati, con i tossicodipendenti, con i disabili e, persino, i cosiddetti "preti di strada": i sacerdoti, cioè, che danno la loro vita al prossimo, per i sofferenti, i deboli, gli indifesi. Io credo che un giornalista così non ci sia stato prima e sarà difficile trovarlo dopo.

 
D. - Pennacchia, perché il direttore della Gazzetta si è rivolto al mondo del sociale, ai valori dello sport, almeno nell’ultima parte della sua carriera?

 
R. - Perché nell’ultima parte della sua carriera c’è stata la sedimentazione di tutto quello che aveva fatto prima, di tutte le esperienze che aveva raccolto, a tutti i livelli, soprattutto la consapevolezza che gli aveva dato lo sport come valore assoluto. Perché lui lo sport lo ha sempre vissuto, condannando senza minima esitazione le offese che sono state fatte ai valori sportivi: dal doping agli illeciti e così via. Vorrei dire che lui ha trionfato nello sport e ciò che gli davano quei trionfi lo ha portato in favore di quelli che non possono dirsi ricchi nella vita, ma che in realtà forse sono quelli che hanno la maggior ricchezza dentro di loro.

 
D. - Come giornalista in che modo Cannavò ha lottato, ha denunciato il male che rubava spesso credibilità allo sport?

 
R. - Senza esitazione, con crudezza, contrariamente al suo stile, che era uno stile garbato, morbido, benevolo a volte, indulgente. Si trasformava e non sentiva ragione. Capiva che l’intransigenza era l’unico rimedio per affrontare quelle situazioni e per preservare lo sport da altre ricadute.(Montaggio a cura di Maria Brigini)







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