Il significato del digiuno cristiano rispetto alle altre religioni nella riflessione
quaresimale del cardinale Paul Josef Cordes
"Ai nostri giorni, la pratica del digiuno pare aver perso un po' della sua valenza
spirituale e aver acquistato piuttosto, in una cultura segnata dalla ricerca del benessere
materiale, il valore di una misura terapeutica per la cura del proprio corpo". E'
una delle riflessioni di maggior richiamo contenuta nel Messaggio di Benedetto XVI
per la Quaresima 2009. Domani, il Papa - che non terrà al mattino la consueta udienza
generale - presiederà il rito di benedizione e imposizione delle Ceneri, che segna
l'inizio della Quaresima, al termine della celebrazione eucaristica nella Basilica
romana di Santa Sabina. Al microfono di Roberto Piermarini, il cardinale
Paul Josef Cordes, presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum, si sofferma
sul valore attribuito da Benedetto XVI al digiunocristiano:
R. - Sono
molto contento che il Papa abbia scelto questo tema. Viviamo in un mondo in cui c’è
il culto del corpo. E’ vero che San Paolo dice: “Nessuno ha mai disprezzato il proprio
corpo” e dunque è importante voler bene al corpo. Ma qualche volta questa cura è esagerata.
Solo in Germania sono stati venduti 18 milioni di kit per il dimagirmento. Sappiamo
tutti che dobbiamo limitarci a curare eccessivamente il nostro corpo. Quindi, da parte
del Papa era importante parlare del digiuno. Inoltre, anche altre religioni praticano
il digiuno. Conosciamo il Ramadan dell’islam: in un contesto di diversità religiose,
quindi, è un compito molto importante sottolineare prima il digiuno e dopo riscoprire
anche lo specifico del cristiano.
D. - Non crede
che questa cura ossessiva del corpo di cui lei parla, possa portare a un’idolatria
del corpo stesso?
R . - Certamente. Dicevano già
i Romani: Mens sana in corpore sano. Una mente sana ha bisogno di un corpo
sano. Il corpo ha il suo valore, non possiamo negare tutto questo. Però, curare eccessivamente
il proprio corpo ha sempre i suoi rischi. Tutta la pubblicità, per esempio, ci mostra
il bel corpo: raramente presenta i vecchi che stanno soffrendo. Il corpo è messo così
in evidenza, per cui non vediamo più il fatto che più importante del corpo o insieme
ad esso deve esserlo lo spirito, la volontà, la libertà. Sono valori astratti ma importanti
per salvaguardare uno stato corretto e sano del corpo. Il culto del corpo è molto
pericoloso. In Germania, c’era perfino un sapone che si chiamava “Kult”. Questo evidentemente
non significa che non bisogna trattare bene il corpo, ma non si deve esagerare con
questo desiderio di voler dominare con il corpo la volontà dell’uomo, altrimenti il
corpo diventa un tiranno.
D. - Cosa contraddistingue
la pratica del digiuno cristiano da quello delle altre religioni?
R.
- Se noi guardiamo alle altre grandi religioni scopriamo che l’islam - ad esempio
- non ha una relazione con il Creato come il cristianesimo. L’islam non può scoprire
nel Creato nessun elemento divino perché Dio è lontanissimo dalla creazione: c’è un
abisso tra Dio ed essa. Dio ispira la creazione tramite la legge, la sharia,
non ha nessuna relazione personale con la creazione. Invece, il cristiano può identificarsi
con il Creato, perché Cristo è il Figlio di Dio e si è incarnato, ha preso la nostra
carne. Questa è una cosa insuperabile, perché così noi possiamo avere nel Creato una
relazione con Dio stesso. Cristo è il nostro modello, lui è andato nel deserto e così
possiamo trovare nel digiuno la persona di Gesù Cristo. Mi sembra che tutti i metodi
del digiuno siano importanti, ma lo scopo è quello di vedere come Gesù Cristo viva
il digiuno nel deserto: lì ci troviamo di fronte una persona. L’islam ha di fronte
una legge, un Dio lontano, noi abbiamo Cristo vicino che ci dà l’esempio del digiuno.
I metodi del digiuno hanno questo scopo e non sono molto importanti: importante è
che troviamo Cristo. Il Papa dice nel suo Messaggio che il digiuno ci aiuta a dedicarci
totalmente a Dio.
D. - Eminenza, il digiuno volontario
in tempo di Quaresima può contribuire a combattere la fame nel mondo?
R.
- Il Papa lo dice abbastanza chiaramente nel Messaggio. Se io nego qualche cosa di
buono e di utile al mio corpo, mi rimane anche una certa somma di denaro. Se io nego
ai miei occhi la televisione per un certo tempo, avrò tempo per pregare. Se io cancello
nel mio cuore l’orgoglio, avrò forse desiderio di confessarmi. Così, il tempo di Quaresima
è per me un tempo di approfondimento della vita cristiana. E’ quasi un esercizio spirituale.
La Chiesa ci offre 40 giorni per prepararci alla Pasqua. Sono contento di questo Messaggio
perché qualche volta nel mondo la preparazione alla Pasqua era solo un tempo per preparare
la colletta e la gente pensava: se faccio una bella offerta ho fatto la mia preparazione.
Invece, questo Messaggio quaresimale del Papa ci mostra chiaramente che ci sono altri
elementi importanti quanto la colletta che ci indicano il vero senso della Quaresima
che vuol dire prepararci a celebrare la Pasqua come morte e risurrezione di Gesù Cristo.
Solo chi è morto può sentire la gioia della Risurrezione e solo chi ha fatto veramente
un passaggio verso questa morte, negando se stesso, avrà la gioia di celebrare nella
veglia di Pasqua la gioia della Risurrezione.