2009-02-23 15:39:05

Somalia: uccisi 11 peacekeepers africani


I fondamentalisti islamici minacciano nuovi sanguinosi attacchi contro i peacekeeper africani, attualmente circa 3.500, che operano in Somalia, soprattutto a Mogadiscio. Questo dopo la strage avvenuta ieri nella capitale somala, dove è stato attaccato un campo di soldati burundesi: secondo l'Unione Africana (Ua), il bilancio è stato di 11 i morti e 25 i feriti, alcuni dei quali gravi. Le vittime sono di più secondo gli insorti. Nessuno parla delle vittime civili, certamente numerose. Venerdì scorso, era stato varato e sabato approvato il nuovo governo di ampia apertura a Gibuti, dove temporaneamente siede il parlamento somalo. Il nuovo esecutivo è a sostanziale guida dei moderati islamici e gode dell’appoggio delle cancellerie occidentali, dell'Onu e dei Paesi arabi moderati. Il neopremier sta cercando di compattare le istituzioni somale, costrette ad operare dall’estero o dalle sedi provvisorie, lontano dalla capitale Mogadiscio. Sulle difficoltà del nuovo governo, Kelsea Brennan Wessels, del nostro programma in lingua inglese, ha intervistato mons. Giorgio Bertin, amministratore apostolico di Mogadiscio:RealAudioMP3

 
R. - Si spera che i membri dell'esecutivo possano rientrare in Somalia e governare, perchè in questo momento il terreno è occupato piuttosto da elementi radicali che si oppongono a qualsiasi dialogo e che probabilmente sono la causa di questo attacco alle forze dell’Amisom e di questi morti. È un tentativo per far deragliare questo processo, che ha delle buone probabilità politiche di andare avanti.

 
D. - Quali sono i motivi del suo ottimismo sul futuro delle istituzioni della Somalia?

 
R. - In passato, i governi che avevano provato - governi fatti sempre all’estero - non erano riusciti, perchè l’opposizione cosiddetta islamica era compatta. In questo momento, è composta da due rami diversi: un ramo è a favore del nuovo presidente, che in precedenza era lui stesso islamista, l’altro rimane radicalmente opposto. Quindi, dal punto di vista politico, ho l’impressione che abbia una forte possibilità di riuscire laddove i suoi predecessori non sono riusciti. Rimane, però, cruciale questo aspetto: riuscirà questo governo, che si sta formando qui a Gibuti, a impiantarsi in Somalia, in particolare a Mogadiscio, e a incominciare a ricostruire lo Stato. Rimane questa domanda. E in me rimane un poco questa speranza, che forse sia la volta buona.

Medio Oriente
Il segretario di Stato statunitense, Hillary Clinton, sarà il 3 e 4 marzo in Cisgiordania e Israele per la sua prima visita ufficiale. In questi giorni, in missione in Medio Oriente anche l’inviato statunitense per il Medio Oriente e quello dell’Unione Europea. Il servizio di Fausta Speranza:RealAudioMP3

La visita della Clinton comincerà dopo la Conferenza internazionale dei donatori per Gaza, che si svolgerà il 2 marzo in Egitto e alla quale hanno confermato di partecipare i rappresentanti di 70 Paesi, oltre a quelli di numerose organizzazioni internazionali. Il segretario di Stato Clinton sarà preceduta nella regione dall'inviato George Mitchell, che si incontrerà con il presidente dell'autorità palestinese, Mahmud Abbas (Abu Mazen), il 27 febbraio prossimo a Ramallah, in Cisgiordania. Anche l'Alto rappresentante della politica Estera della Ue, Javier Solana, sarà da domani nella regione: in Siria, Libano e Israele. Oggi, Solana ha sottolineato che “è finito il tempo di concentrarsi solo sulla gestione della crisi, si deve ottenere una soluzione duratura”. Ci sono poi le dichiarazioni dellos tesso premier palestinese, Abu Mazen, il quale sottolinea che il movimento estremista islamico Hamas dovrebbe far parte del nuovo governo unitario palestinese perché “fa parte del popolo palestinese”. Ribadisce inoltre che Israele e Palestina devono continuare le trattative di pace, con l'obbiettivo di due Stati. Intanto, si registrano un’altra mattinata di forte tensione nel Neghev occidentale e diversi incidenti ai margini della Striscia di Gaza. In una zona agricola vicina a Sderot è esploso un razzo palestinese di tipo Qassam, che non ha provocato vittime ma ha diffuso molto panico. Al valico di Kissufim, scontro tra una pattuglia israeliana e miliziani palestinesi.

 
Ancora consultazioni in Israele per la formazione del governo
Continuano in Israele gli incontri tra i vari esponenti politici del Paese. Il colloquio di ieri tra il premier designato, Benyamin Netanyahu, e la leader del partito di maggioranza relativa Kadima, Tzipi Livni, non ha portato all’intesa sperata. Oggi si è tenuto l’atteso incontro tra Netanyahu ed il leader laburista, Ehud Barak, ma le profonde divergenze di opinione non hanno portato a nulla di nuovo. Intanto, lo stesso Barak, ha annunciato che il Paese gradisce il passaggio dei laburisti all’opposizione.

Iraq
Continuano gli attentati in Iraq. Tre civili iracheni sono stati uccisi e altri sette sono stati feriti dall’esplosione di due ordigni al centro e al sud di Baghdad. Intanto arriva una notizia positiva. Il primo ministro, Nuri al Maliki, ha tagliato il nastro per la riapertura del Museo Nazionale di Baghdad, che fu saccheggiato nel marzo del 2003 nei giorni successivi all’invasione delle forze multinazionali. L’evento rappresenta un ulteriore passo in avanti verso il ripristino della stabilità e la sicurezza a Baghdad.

Pakistan
Un portavoce dei talebani pakistani della valle dello Swat fa sapere di aver liberato l'alto funzionario governativo rapito ieri e le sue sei guardie, in cambio della liberazione di due ribelli detenuti. I ribelli avevano rapito domenica scorsa il massimo rappresentante del governo di Islamabad nella regione, Khushal Kahn, dopo che, il giorno prima, due talebani erano stati arrestati a Peshawar. Gli arrestati secondo i ribelli violavano l'accordo per un cessate-il-fuoco di dieci giorni raggiunto lo scorso 15 febbraio. Sempre sabato scorso, un rappresentante del governo aveva annunciato che le autorità pakistane avevano raggiunto un accordo con i talebani dello Swat, per il quale questi si impegnavano a cessare i combattimenti in cambio dell'instaurazione della sharia. I taleban avevano precisato pero' che una decisione definitiva sarebbe stata annunciata alla fine del cessate il fuoco temporaneo, mercoledì prossimo, 25 febbraio. Invece, per quanto riguarda il funzionario americano dell'agenzia dell'Onu per i rifugiati (Unhcr) rapito in Pakistan arriva solo la conferma che è vivo. È quanto afferma un portavoce di un gruppo separatista che ha rivendicato il suo rapimento.

L’Iran valuta la partecipazione alla conferenza sull’Afghanistan
L'Iran sta “studiando con interesse” l'ipotesi di invito avanzata dal ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, a partecipare in giugno, a Trieste, ad una conferenza ministeriale allargata del G8 sull'Afghanistan. Lo ha detto il portavoce del Ministero degli esteri iraniano, Hassan Qashqavi. Dopo una missione effettuata la scorsa settimana a Kabul, Frattini aveva discusso della situazione al telefono con Richard Holbrooke, inviato del presidente Usa per l'Afghanistan e il Pakistan, parlando con lui dell'opportunità che l'Italia, in qualità di presidente del G8, invitasse anche Teheran alla Conferenza in programma a Trieste. Oggi, Qashqavi ha detto che tra Iran e Usa “non vi sono stati finora negoziati sull'Afghanistan” e Teheran “non è a conoscenza di nuovi piani” per portare la stabilità in questo Paese, ma pure che l'Iran “accoglie con favore” gli sforzi compiuti “contro il radicalismo, la produzione di droga e per la ricostruzione” in quel Paese.

Italia - primi passi del nuovo segretario del Partito democratico
La difesa dei valori della Costituzione. È questo il punto di partenza del neosegretario del Partito democratico, Dario Franceschini. Atteso dal difficile compito di ricompattare il Pd, dopo le dimissioni di Walter Veltroni seguite alla sconfitta elettorale in Sardegna. Il servizio di Giampiero Guadagni:RealAudioMP3

I cento giorni della verità per il Partito democratico. Sono quelli che vanno da oggi sino al 6 e 7 giugno, data delle elezioni europee e amministrative. Per il Pd è l’arco di tempo per capire quale futuro lo attende. Dario Franceschini ha spiegato a chiare lettere di voler decidere da solo senza lasciarsi condizionare dalle correnti. E anzi, ha già annunciato l’azzeramento del governo-ombra e del Coordinamento nazionale. Una decisione che fa intuire come il successore di Veltroni non si senta una scelta di transizione e intenda invece arrivare al congresso di autunno in una posizione di forza, per contendere la futura leadership agli ex Ds che puntano sull’ex ministro Bersani. Tra le due anime del Pd la sfida è aperta su molte questioni. Intanto, quella della collocazione europea, tra chi spinge per l’ingresso nel gruppo socialista e chi con i socialisti tutt’al più intende allearsi. E a proposito di alleanze, delicata appare anche la partita interna. Franceschini fa sapere che tornerà a confrontarsi con la sinistra, ma non chiude la porta all’Udc, sollecitato in questo senso dai cattolici del Pd. Che manifestano forti perplessità per le posizioni assunte da Franceschini sui temi etici, a partire dalla legge sul testamento biologico. C’è poi attesa per come il Pd farà opposizione in parlamento, in quella sorta di competizione con l’Italia dei valori di Di Pietro. Le prime dichiarazioni del neosegretario sono state assai dure nei confronti del premier Berlusconi, accusato di avere in mente un Paese in cui il potere viene sempre più tacitamente concentrato nelle mani di una sola persona. Parole respinte con forza dal presidente del Consiglio. E per il Pdl, l’antiberlusconismo confermato da Franceschini condanna la sinistra alla sconfitta. Al travaglio del Pd guarda con interesse anche l’Udc, che apprezza le aperture di esponenti come Enrico Letta e Rutelli. Ma il partito di Casini è convinto che questo bipartitismo sia in crisi e che occorra lavorare a costruire il Centro dove i cattolici tornino ad essere protagonisti.

 
Algeria
Secondo il quotidiano algerino El Watan, almeno nove agenti di sicurezza della società Spas, impiegata da Sonelgaz (ente algerino per l'elettricità e il gas), sarebbero morti e 2 sarebbero rimasti feriti nell'attentato compiuto ieri sera a Ziama Mansouriah, nell'est dell'Algeria, a 500 mt da un cantiere italiano di Astaldi.

Spagna
Una bomba è esplosa senza fare vittime questa mattina all'alba vicino alla sede del partito socialista basco nella città basca Lazkao, dopo una telefonata dell'organizzazione armata basca Eta. L'esplosione, che ha causato ingenti danni materiali, è avvenuta durante la campagna elettorale per le elezioni regionali che si terranno il primo marzo. Gli agenti della polizia regionale hanno localizzato qualche minuto prima dell'esplosione uno zaino nei pressi della porta della sede del Partito socialista. In questo modo c'è stato il tempo di evacuare un bar vicino, di avvertire gli abitanti con gli altoparlanti e di chiudere la zona.

Grecia - polemiche per la rocambolesca evasione di un detenuto
In Grecia, la rocambolesca evasione del noto detenuto, Vassilis Paleokostas, ha suscitato forti polemiche con l'opposizione che ha chiesto elezioni anticipate. Il governo ha reagito lanciando una gigantesca caccia all'uomo e ottenendo le dimissioni del direttore del carcere di Korydallos, fuori Atene, e di due alti funzionari dell'amministrazione penitenziaria. La stampa accusa stamani l'esecutivo di Costas Karamanlis di incapacità, definendo “una barzelletta” e “una vergogna” la seconda fuga, ieri, in elicottero di Paleokostas, il criminale greco numero 1, ripetendo esattamente il copione della prima, nel 2006. Il partito di opposizione Pasok ha chiesto al governo le dimissioni.

Sri Lanka
Dopo l’appello della comunità internazionale i ribelli Tamil dello Sri Lanka hanno annunciato di essere pronti a cessare il fuoco, escludendo però la deposizione delle armi. Ma l’esercito dello Sri Lanka ha rifiutato l’appello a una tregua dei ribelli, pretendendo la deposizione delle armi. Dunque, non si fermano le sofferenze inflitte al popolo tamil e la tregua appare sempre più lontana.

Coree
Tensione sempre alta tra le due Coree. A due giorni dal primo anniversario della nomina a presidente della Corea del Sud da parte di Lee Myung-bak, la Corea del Nord critica aspramente la sua politica, responsabile di aver portato i rapporti “sulla soglia di una guerra”, e lo apostrofa “dittatore fascista”. Pyongyang continua la sua battaglia attraverso tutti i canali e mezzi a disposizione contro il conservatore Lee che, avendo fissato la denuclearizzazione della penisola come la condizione essenziale per qualsiasi iniziativa a sostegno della Corea del Nord, ha per la prima volta dal 1999 impedito l'invio di aiuti umanitari, alimentari e fertilizzanti. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)
 
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 54

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