In Honduras allarme dei vescovi di fronte alla crescita della violenza: una morte
violenta ogni due ore
"La situazione del Paese è grave e precaria" (...) e "risulta doloroso e preoccupante
vedere come la violenza fa ogni giorno tante vittime mentre la paura si impadronisce
di tutti gli strati sociali". Così scrivono i vescovi dell'Honduras in una riflessione
apparsa sabato sulla rivista settimanale "Fides". Si tratta di un commento dei dati
dell'Osservatorio sulla violenza dell'Università nazionale autonoma e della Nazioni
Unite che denunciano, nel Paese, una morte violenta ogni due ore. L'indagine dimostra
che nel 2008 le persone vittime mortali di violenza sono state 7.235, di cui 4.473
decedute per omicidio. Con un aumento rispetto all'anno precedente del 25%. Inoltre,
precisa il documento, il 36% degli omicidi (1.621 morti) sono da attribuire ai sicari
del narcotraffico sia locale che internazionale nonché al crimine organizzato. Si
tratta purtroppo di una realtà ampiamente diffusa in altre nazioni dell'area centroamericana
e Messico e i rispettivi episcopati hanno parlato chiaro in queste ultime settimane.
Per i presuli questa “precarietà” non riguarda però solo la violenza, in particolare
metropolitana, bensì “coinvolge tutti gli ambiti della vita nazionale: l’economia,
la politica, la sicurezza dentro le mura della propria casa e la vita sociale” e dunque
“è urgente che il governo stabilisca un dialogo con tutti i settori sociali per cercare
ed individuare insieme delle soluzioni”. Ormai tale “precarietà”, secondo i vescovi,
sta mettendo seriamente a “repentaglio il tessuto sociale e la convivenza tra cittadini”
anche se, per fortuna, “non è detto che siamo arrivati al fondo”. Proprio perché molto
si può fare per invertire la rotta, l’Episcopato ritiene che è “arrivata l’ora in
cui il governo, l’impresa privata e tutti i settori prendano delle misure urgenti
per alleviare la situazione” di tanti cittadini che vivono “nella precarietà e nella
paura”. E come hanno già scritto i vescovi dell’Honduras “occorre non sottovalutare
gli effetti negativi interni della crisi internazionale” che “già colpiscono l’economia
nazionale come dimostrano i licenziamenti in massa effettuati ed annunciati”. In questa
cornice e di fronte a tale prospettiva i presuli sottolineano l’importanza di sostenere
adeguatamente l’educazione. Oggi "anche essa è precaria e fragile per mancanza di
risorse, terreno di alta conflittualità". Tutti, rilevano i vescovi a conclusione,
devono “lasciare da parte gli interessi politici, sindacali o personali e assumersi
la responsabilità di garantire ai bambini e ai giovani honduregni il diritto fondamentale
ad un’educazione di qualità”. (A cura di Luis Badilla)