Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
In questa settima Domenica del Tempo ordinario la Liturgia ci presenta il passo del
Vangelo in cui Gesù perdona i peccati ad un paralitico, tra lo scandalo dei presenti.
Ma il Signore risponde:
«Perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere
di perdonare i peccati sulla terra, dico a te - disse al paralitico -: alzati, prendi
la tua barella e va' a casa tua».
Su questo brano evangelico ascoltiamo
il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Cristologia all'Università
Lateranense:
(musica)
Gesù
vede le realtà invisibili presenti nell'uomo. Egli le vede in quanto realtà veramente
presenti e consistenti nell'uomo. Scrive San Marco che Egli vide la loro fede, ma
Egli vide anche i peccati del paralitico, tanto che gli disse: «Figliolo, ti sono
rimessi i tuoi peccati», senza che quegli ne avesse confessato alcuno. Gesù vede quel
che l'occhio e lo spirito offuscato dell'uomo non vede più: la realtà della fede e
la realtà del peccato.
Un uomo che fosse così in
chiaro da vedere ancora la realtà dei suoi peccati, altro non cercherebbe che l'Unico
che possa rimetterglieli. Mentre l'uomo non più sano, non attende e non ricerca la
remissione dei peccati e così rimane fuori della chiarezza su di sé, rimane o infermo
o malato.
C'è un detto nell'Oriente cristiano che
suona così: "La conoscenza del proprio peccato è grazia più grande del potere di risuscitare
i morti".
Coloro che hanno esperienza di questa azione
di Dio in loro, la possono paragonare, possono provare a verificare se c'è o non c'è
qualcosa di simile in tutta la propria vita. «Non abbiamo mai visto nulla di simile!»
esclamarono coloro che assistettero a Cafarnao alla scena del paralitico guarito.
Cristo infatti introduce ordinariamente l'incomparabile nella vita del credente, cioè,
quel che è proprio solo di Dio: la remissione dei peccati.
Noi
abbiamo conoscenza, esperienza della salvezza, nella remissione dei nostri peccati
(cf. Lc 1, 77), come canta Zaccaria.