2009-02-21 15:24:05

Haiti. Il presidente dei vescovi: siamo nel tunnel


"Non è un momento facile per Haiti: dall'inizio del 2004, infatti, il Paese è al centro di una rivolta popolare che ha causato disordini e violenze ed ha portato al rovesciamento del regime del presidente Jean Bertrand Aristide, attualmente in esilio in Sudafrica. Fino al 7 febbraio 2006, il Paese è stato retto da un governo ad interim. Poi, le consultazioni presidenziali che, tra molte proteste ed accuse di brogli, hanno visto la vittoria di Réné Préval. Attualmente, ad Haiti è presente anche una missione ONU per la riconciliazione nazionale, ma la popolazione è allo stremo, con l’80% degli abitanti che vive con meno di due dollari al giorno". Di questa drammatica situazione parla mons. Louis Kébreau, arcivescovo metropolita di Cap-Haïtien e presidente dei vescovi locali. In un’intervista rilasciata all’agenzia Apic, il presule afferma: “Siamo ancora nel tunnel, mentre i politici fanno solo belle promesse. Sono tanti quelli che fuggono clandestinamente a bordo di barconi, pagando grosse somme a scafisti senza scrupoli”. Il presule ricorda poi le tante catastrofi naturali che hanno colpito Haiti, come gli uragani Fay, Gustav, Hanna e Ike, che hanno causato “una grande perdita di vite umane, distruggendo le culture locali”. Oggi, sarebbe necessario il rimboschimento, continua mons. Kébreau, poiché “per ottenere la legna, la gente taglia gli alberi, ma poi non ci sono soldi per reimpiantarli e quando arrivano le piogge, niente riesce a fermare le acque”. La situazione si rivela ancora più difficile nelle zone rurali dove, afferma il presule, “mancano le strade, l’acqua potabile, l’elettricità, i presidi sanitari”. Tuttavia, ribadisce il presidente dei vescovi haitiani, “Haiti non è in guerra. Questo Paese ha solo bisogno di soluzioni stabili per il suo sviluppo”. Fondamentale, allora, in questo contesto, l’aiuto della Chiesa che “spesso è l’unica ad intervenire – sottolinea mons. Kébreau - L’8 dicembre 2007 abbiamo lanciato il movimento “La Chiesa di Haiti in missione” e lavoriamo nelle scuole, nelle parrocchie, organizzando progetti di sviluppo, di educazione e di sanità nelle campagne e nei quartieri popolari del Paese”. L’appello finale, allora, è “di mettere in pratica gli insegnamenti del Vangelo, evitando ogni forma di individualismo. Perché è nel cuore della miseria che bisogna cercare la speranza”. (I.P.)







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