La visita del Papa al Seminario Romano Maggiore: la riflessione di mons. Tani
Sono ore di attesa, queste, al Pontificio Seminario Romano Maggiore, dove Benedetto
XVI si recherà in visita nel pomeriggio, alle 18, alla vigilia della Festa della Madonna
della Fiducia, patrona dell’Istituto. Al suo arrivo, sarà accolto dal cardinale vicario
Agostino Vallini e dal rettore, mons. Giovanni Tani. Quindi, nella Cappella Maggiore
del Seminario, il Papa terrà una lectio divina per i seminaristi sulla Lettera di
San Paolo ai Galati. Al termine il Santo Padre cenerà con la comunità del Seminario
Romano. Quindi rientrerà in Vaticano. Non è la prima volta che il Santo Padre si reca
al Seminario, a testimonianza di un suo legame particolare con esso. Come conferma,
al microfono di Federico Piana, mons. Giovanni Tani:
R. – E’ il
Seminario del Papa nel senso che è il Seminario della diocesi di Roma della quale
il Papa è il vescovo. Andando indietro negli anni tutti i Papi, chi più chi meno,
ha avuto dei rapporti col Seminario Romano. In modo particolare posso ricordare Giovanni
XXIII che fu anche alunno di questo Seminario e che nei pochi anni del suo pontificato
visitò il Seminario diverse volte. Lui non fu alunno di questo stabile, che è qui
dal 1913, fu alunno del Seminario quando aveva sede al Sant’Apollinare.
D.
- Veniamo alla Madonna della Fiducia…
R . –Questa
immagine viene da Todi. Fu portata a Roma da un padre gesuita ed è la copia di un’immagine
che è custodita dalle clarisse di Todi e fu portata nel Collegio Romano e quando il
Seminario Romano prese sede all’interno di quel Collegio, nel 1774, trovò questa immagine
e si creò una simbiosi forte tra il Seminario e la Madonna della Fiducia, che crebbe
negli anni sempre di più. Anche la devozione è cresciuta tantissimo nel secolo scorso,
e mi pare che ora sia una devozione molto consolidata. I nostri ex-alunni quando vengono
a Roma generalmente non mancano di venire alla Cappella che è un piccolo santuario
all’interno del Seminario per pregare la Madonna della Fiducia che ha come caratteristica
il gesto di Gesù bambino che indica alla madre come a dire: abbi fiducia in lei.
D.
– Come ci può raccontare il lavoro che quotidianamente voi fate?
R.
– Si tratta di un lavoro impegnativo che richiede sempre molta attenzione, molto ascolto
e comprensione di ciò che può essere più utile per la formazione dei giovani che possono
presentare di anno in anno anche delle caratteristiche nuove. I giovani hanno bisogno
di essere capiti e soprattutto è l’ascolto che conta più degli schemi nei quali collocare
questi giovani. Questo ascolto richiede molto impegno, non è sempre facile ma direi
che in gran parte i risultati positivi ci sono.
D.
– Che giovani sono quelli che lei si trova davanti ogni giorno?
R.
– Forse adesso è cresciuto, rispetto al passato, il senso delle proprie attese personali
come anche il fattore emotivo. E’ cresciuta una certa ricerca di indipendenza, di
percorsi più personali, di attese legate alle proprie propensioni. L’educazione, in
tutto questo, anche il richiamo all’obbedienza al servizio alla Chiesa, può richiedere
un grosso lavoro che probabilmente non termina in Seminario ma si deve affinare profondamente
durante il ministero sacerdotale. (Montaggio a cura di Maria Brigini)