Israele: il presidente Peres incarica Benyamin Netanyahu di formare il nuovo governo
Dopo aver incassato il no della Livni ad una alleanza di larghe intese, il presidente
israeliano Peres ha incaricato, stamani, Benyamin Netanyahu di formare il nuovo governo.
Il leader della destra avrà ora sei settimane per varare l’esecutivo. Il servizio
di Marco Guerra:
Al termine
di una lunga settimana di trattative con le principali formazioni politiche emerse
dalle recenti elezioni parlamentari, il presidente israeliano, Shimon Peres ha incaricato
il leader del Likud Netanyahu di formare un nuovo governo. In mattinata il capo di
Stato aveva fatto un ultimo tentativo per un accordo su un esecutivo di larghe intese
ricevendo sia Netanyahu che il numero uno di Kadima, Tzipi Livni. Quest’ultima ha
però ribadito che un governo del genere sarebbe per lei accettabile solo se vi fosse
una staffetta. Dal canto suo, il leader della destra ha accettato l'incarico conferitogli
ed ha rilanciato, spiazzando tutti, offrendo alla Livni e ad Ehud Barak di comporre
assieme un governo allargato che affronti le ''molteplici sfide che incombono sul
Paese''. Tutti, infatti, si aspettavano che Netanyahu si sarebbe avvalso del sostegno
del partito di estrema destra di Liberman. Sorprende quindi l’apertura rivolta anche
alla sinistra laburista di Barak. Ora il premier incaricato avrà a disposizione sei
settimane per formare l'esecutivo che, a questo punto, potrà assumere diverse connotazioni.
Si registrano, intanto, i primi commenti da parte palestinese. Il presidente dell’Anp,
Abu Mazen, ha dichiarato che non dialogherà con il nuovo gabinetto se questo si “sottrarrà
alla pace”. Intanto, resta alta la tensione al confine con Gaza: oggi una decina di
colpi di mortaio sono stati sparati da miliziani palestinesi dalla Striscia in direzione
del Neghev.
Asia, tour diplomatico del segretario
di Stato Usa Hillary Clinton Prosegue il tour diplomatico in Asia del segretario
di Stato statunitense, Hillary Clinton, che oggi ha lasciato Seul alla volta di Pechino.
La tappa cinese sarà l'ultima del giro di incontri che l'ha già portata in Giappone,
Indonesia e Corea del sud. I colloqui tra il capo della diplomazia Usa e principali
responsabili sudcoreani si sono concentrati sul dossier del nucleare nordcoreano.
Oggi la Clinton ed il suo omologo di Seul, Yu Myung-hwan, si sono detti ''concordi
sul fatto che la Corea del Nord deve porre fine alle sue provocazioni e rispondere
alle offerte di dialogo senza condizioni''. Il segretario di Stato americano ha poi
annunciato la nomina di Sthephen Bosworth come inviato per i negoziati sul disarmo
nucleare della Corea del Nord, che ha definito ''una tirannia''.
Economia La
crisi economica mondiale ancora al centro dei colloqui della diplomazia internazionale.
Ieri, si è tenuto l’incontro tra il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama e Stephen
Harper, premier canadese. I due hanno annuciato una azione comune per rilanciare l'industria
dell'auto e allo stesso tempo per "evitare misure protezionistiche". Un no al protezionismo
è stato ribadito anche a Roma, all’incontro tra il premier italiano e presidente di
turno del G8, Silvio Berlusconi, e il primo ministro britannico, Gordon Brown, che
si appresta ad ospitare il vertice del G20 a Londra il prossimo 2 aprile. Intanto,
nuovi dati diffusi nel bollettino mensile della Banca centrale del Giappone confermano
il rapido deterioramento dell’economia nipponica, mentre l’Istat registra a dicembre
un crollo del 10% del fatturato industriale italiano rispetto allo stesso mese dell’anno
precedente. Infine, il colosso minerario britannico "Anglo American" ha annunciato
il licenziamento di 19mila dipendenti entro la fine dell'anno.
Russia:
Processo Politkovskaya All’indomani dell’assoluzione dei quattro imputati per
l’omicidio della giornalista russa, Anna Politkovskaya, il presidente del tribunale
militare di Mosca, che ieri ha pronunciato la sentenza, stamane ha ordinato la riapertura
delle indagini sul caso. L’inchiesta penale sarà riaffidata al comitato investigativo
della procura per individuare "le persone collegate a questo crimine".
Iran-Aiea L’Iran
non ha sospeso il proprio programma nucleare, lo ha solo rallentato. E’ la denuncia
contenuta nell’ultimo rapporto tecnico dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica,
pubblicato ieri. Nel documento l’Aiea precisa, inoltre, di non essere riuscita a fare
passi in avanti nella sua inchiesta, a causa della mancanza di cooperazione di Teheran.
Afghanistan
– Pakistan È di 33 morti il pesantissimo bilancio dell’ennesimo attentato avvenuto
questa mattina in Pakistan, a Dera Ismail Khan città nel Nord Ovest ai confini con
l'Afghanistan. Una bomba è esplosa al passaggio di un corteo funebre nel quale centinaia
di persone accompagnavano il feretro di un leader sciita locale, ucciso ieri a colpi
di pistola. Dopo l’esplosione sono inoltre seguiti violenti disordini tra la folla
inferocita e la polizia. Intanto, non è stata ancora annunciata la nuova data dell’incontro
che si sarebbe dovuto tenere ieri, ad Islamabad, tra il presidente afghano, Hamid
Karzai, e il presidente e il primo ministro pakistani, rispettivamente Asif Ali Zardari
e Raza Gilani. La neve ha impedito, infatti, al capo di Stato afghano di partire da
Kabul. Del significato di questa visita e dei rapporti tra Afghanistan e Pakistan,
Fausta Speranza ha parlato con Lucio Caracciolo:
R. – Karzai
spera di ridarsi un ruolo ed una funzione – riconosciuta anche dagli Stati Uniti –
per restare presidente dell’Afghanistan, anche in vista delle elezioni, che dovrebbero
tenersi più avanti, quest’anno; dal punto di vista americano, è una personalità ormai
abbastanza squalificata, se non dannosa, per i fini che l’America si ripropone di
raggiungere.
D. – Obama ha annunciato una nuova fase
in Afghanistan, ha annunciato l’invio di altri 17 mila uomini, chiedendo alla Nato
di supportarlo in quest’incremento di truppe; però, nello stesso tempo, annuncia anche
una nuova fase diplomatica in Afghanistan. Ecco, questo dovrà significare una nuova
fase, anche in Pakistan dove continuano i raid americani?
R.
– Dal punto di vista americano, Afghanistan e Pakistan sono lo stesso fronte. Un inviato
solo, Holbrooke, è stato mandato a dirimere le vicende politico-diplomatico militari
dell’area, quindi chiaramente si tratta di una strategia applicata ad entrambi i Paesi,
ed in particolare all’area tribale fuori controllo, al confine – del tutto teorico
– che separa appunto l’Afghanistan dal Pakistan.
D.
– Rimaniamo in Pakistan. Nella zona nord-ovest, nei giorni scorsi, è stata approvata
la Sharia. Una mossa che è difficile da comprendere, da parte del governo centrale;
era un prezzo troppo alto andare contro quello che è uno stato di fatto... che significato
possiamo dargli?
R. – Quella regione tribale che
sta all’estremità settentrionale del Pakistan e che non ha discontinuità di alcun
genere – anche dal punto di vista etnico – con le confinanti zone afghane, è un’area
del tutto fuori controllo rispetto al governo centrale. Al massimo, può esservi un
controllo indiretto, attraverso capi tribali o signori della guerra più o meno assimilabili
e controllabili. Quindi questo accordo fa parte di quest’idea di una zona che non
si può controllare direttamente.
R. – In definitiva
la Repubblica islamica di Pakistan – perché questo è uno Stato che, tra l’altro, detiene
la bomba atomica – che filo da torcere darà, o può dare ad Obama?
R.
– Dal punto di vista della sicurezza americana – in particolare rispetto ad eventuali
nuovi 11 settembre, con armi di distruzione di massa - questo è il problema maggiore,
perché solo in Pakistan abbiamo, contemporaneamente, un vasto arsenale atomico ed
uno Stato che si sta praticamente disfacendo.
Italia:
pacchetto sicurezza Il Consiglio dei ministri italiano ha dato il via libera
al decreto legge contenente misure urgenti in materia di sicurezza, in particolare
le norme per il contrasto alla violenza sessuale sulle donne. Fra i provvedimenti
principali: l’autorizzazione ai sindaci di avvalersi di associazioni di cittadini
non armati in coordinamento con i prefetti e la possibilità di trattenere nei centri
di identificazione gli immigrati irregolari da due a sei mesi. (Panoramica internazionale
a cura di Marco Guerra) Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 51
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