I dati Onu sulla tratta degli esseri umani: le vittime sono donne e bambini
Sono donne e bambini le vittime della tratta degli esseri umani. Lo rivela il primo
Rapporto globale sulla tratta delle bianche, recentemente presentato dall’Unodc, l’Ufficio
delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine. La tratta a fini di sfruttamento
della prostituzione – riferisce l’agenzia Fides - incide per il 79% sull’intero fenomeno
del traffico di esseri umani e coinvolge ragazze sempre più giovani. Si evidenzia
inoltre che nel 30% dei Paesi tale reato è commesso dalle donne, che spesso sono state
vittime a loro volta, mentre sale al 60% la percentuale di condanne giudiziarie di
donne per traffico di esseri umani nei Paesi dell’Est europeo e in Asia Centrale.
Sui dati del lavoro forzato invece pesa il fatto che è un fenomeno sommerso e che
si esercita lontano da occhi indiscreti. Coinvolti in forme di sfruttamento quali
la prostituzione, la schiavitù, l’industria della pornografia, i bambini costituiscono
il 20% delle vittime della tratta di esseri umani, in molti Paesi africani la percentuale
sale vertiginosamente. Sempre in Africa sono più evidenti le carenze a livello normativo
che non permettono di punire i responsabili della tratta, nonostante sia raddoppiato
il numero di nazioni che hanno aderito al Protocollo delle Nazioni Unite contro il
Traffico di Esseri Umani - principale accordo internazionale in materia, entrato in
vigore nel 2003. Incisiva l’azione della Santa Sede sul fenomeno, in molte parti del
mondo le agenzie cattoliche, le congregazioni missionarie e le Chiese locali sono
impegnate in prima linea nella difesa dei bambini, delle donne e dei lavoratori sfruttati.
“La piaga del traffico di essere umani è un fenomeno sociale pluridimensionale di
miseria, povertà, avidità, corruzione, ingiustizia e oppressione” così l’arcivescovo
Dominique Mamberti, segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, in un intervento
al XVI Consiglio Ministeriale dell’OSCE, Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione
in Europa, a dicembre a Helsinki. Il presule ha evidenziato come a pesare su questo
fenomeno ci siano fattori economici, giuridici ma anche la “banalizzazione della sessualità
nei mezzi di comunicazione sociale e nell’industria dell’intrattenimento che – aveva
detto - alimenta il declino dei valori morali e conduce al degrado di uomini e donne
e anche all’abuso dei minori”. (B.C.)