Francia: i vescovi danno voce ai Dipartimenti d’oltremare, in agitazione per la crisi
economica
“La forza della speranza”: è il titolo del messaggio diffuso dai vescovi francesi
del dipartimento d’oltremare, al termine del loro incontro conclusosi a Parigi. Il
documento – a firma di mons. Michel Méranville, arcivescovo di Saint-Pierre e Fort-de-France,
mons. Gilbert Aubry, vescovo di Saint-Denis de la Réunion, mons. Emmanuel Lafont,
vescovo di Cayenne, mons. Jean Hamot, amministratore diocesano di Basse-Terre – fà
riferimento allo sciopero generale ad oltranza contro il carovita che da oltre un
mese blocca ogni attività a La Réunion, Guadalupe e Martinica. I vescovi dei quattro
dipartimenti francesi d’oltremare, hanno voluto manifestare in un messaggio la loro
vicinanza ai fedeli che stanno vivendo gravi difficoltà a causa della crisi finanziaria
ed economica. Essi vedono nelle “tragiche ripercussioni” che stanno vivendo i loro
fedeli, “a causa di situazioni sociali molto difficili e del carovita ormai insopportabile”,
le ragioni degli attuali movimenti sociali. Poi, i presuli francesi d’oltremare ribadiscono
che “i tumulti attuali invitano ad applicare meglio il principio di sussidiarietà
già messo in atto a livello europeo”, ovvero a favorire uno sviluppo autonomo locale
senza ricorrere sistematicamente ad una gestione centralizzata. “Ciò significa – si
legge ancora nel messaggio – ripensare a nuovi rapporti tra le nostre rispettive diocesi,
la Francia e l’Unione Europea. Si tratta di adattare alla situazione sociale, culturale
ed economica delle nostre popolazioni, alcuni regolamenti che, fissati a migliaia
di km di distanza, non possono essere applicati così come sono”. Per questo, i presuli
sottolineano che “tutto ciò che ha sentore di colonialismo o di neocolonialismo dovrebbe
essere definitivamente abolito”. Di qui, l’auspicio espresso dai presuli perché si
cambi lo statuto attuale di questi dipartimenti, “per permettere un migliore esercizio
del potere”, anche se i vescovi si dicono consapevoli del fatto che “il cambiamento
istituzionale, da solo, non può risolvere tutto. È necessario basarsi su valori comuni,
radicati nelle tradizioni e nella cultura dei nostri popoli, che oggi sembrano parzialmente
dimenticate. Si è, infatti, verificata una frattura nella trasmissione dei valori
fondamentali senza i quali nessuna società può mantenersi”. “La felicità – prosegue
la nota – non si trova nell’amore per il denaro, ma nella solidarietà umana, all’interno
della famiglia e tra le famiglie stesse. L’educazione al rispetto reciproco, alla
condivisione dei beni, alla giustizia, al rispetto dell’ambiente è essenziale. Per
noi cristiani, tutto ciò trova la sua fonte nell’amore di Dio offerto a ciascuno e
vero garante dell’amore reciproco e del rispetto di tutte le persone umane”. Quindi,
il messaggio auspica che i cristiani “attingano dal Vangelo e dalla dottrina sociale
della Chiesa, l’ispirazione necessaria perché il loro contributo al dibattito sia
improntato alla saggezza di Dio”. (T.C. - I.P.)