Convocato il Concistoro ordinario per dieci nuovi Santi tra cui padre Damiano l'angelo
dei lebbrosi di Molokai e don Arcangelo Tadini fondatore delle Suore operaie
La Chiesa si prepara, nei prossimi mesi, alla canonizzazione di 10 nuovi Beati. In
un comunicato, mons. Guido Marini, maestro delle Cerimonie pontificie, ha notificato
per sabato prossimo, 21 febbraio, alle ore 11, la convocazione del Concistoro ordinario
pubblico nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico, dove i cardinali - durante
la celebrazione dell’Ora sesta - procederanno al voto sulle Cause di canonizzazione.
Tra le figure dei nuovi Santi, sette uomini e tre donne, spicca fra gli altri quella
di Jozef Damian de Veuster, più semplicemente conosciuto come “padre Damiano”, che
per 12 anni, alla fine dell’Ottocento, fu apostolo dei lebbrosi sull’isola di Molokai,
nell’arcipelago delle Hawaii. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Trentatremila
lebbrosi. In tanti furono, nel 1967, a chiedere a Paolo VI di beatificare il loro
angelo, “padre Damiano”, malato del loro stesso male ma soprattutto un cristiano capace
di un sacrificio immenso tra i reietti che fanno spavento con le loro sembianze deturpate.
E tra qualche tempo sarà Santo Jozef Damian de Veuster, originario delle Fiandre dove
nasce nel 1840. Entrato nella Congregazione dei “Sacri Cuori di Gesù e Maria”, nel
1864 Damiano attraversa il mondo: 138 giorni di navigazione per raggiungere Honolulu,
sua terra di missione, nell’Arcipelago delle Hawaii che ancora non ha questo nome.
La svolta avviene nel 1873. Il suo vescovo cerca preti volontari per l’isola lazzaretto
di Molokai, dove il governo confina tutti i malati di lebbra: si offrono in quattro,
per turni di 34 settimane, e tra loro c’è padre Damiano, che va per primo a Molokai.
Non farà più ritorno, perché il governo teme il contagio e gli proibisce di lasciare
l’isola, dove i lebbrosi muoiono a ritmo impressionante. Padre Damiano cura le anime,
lava le piaghe, distribuisce medicine, stimola il senso di dignità dei malati, che
si organizzano, lavorano la terra, creano orfanotrofi. Poi, nel 1885, la scoperta:
anche lui è stato contagiato. Quando muore, mille malati di lebbra lo seppelliscono
ai piedi di un albero. Nel 1936 il suo corpo verrà riportato in Belgio, a Lovanio.
Una storia completamente diversa per epoca e luoghi,
ma anch’essa legata a una vicenda di segregazione è quella del polacco Zygmunt
Szczęsny Feliński, originario di Wojutyn oggi in Ucraina. Nel 1862, il Beato
Papa Pio IX lo nomina arcivescovo metropolita di Varsavia, dove mons. Feliński
si segnala per una decisa azione di rinascita spirituale e morale della nazione. Fonda
le Suore della Famiglia di Maria, ma paga gli esiti della fallita rivoluzione antizarista
del 1863. La sua fedeltà a Roma gli vale l’arresto e la deportazione in Russia. Trascorre
20 anni in una località sul Volga, dove diventa l’apostolo dei cattolici e degli esiliati
in Siberia, riuscendo perfino a costruire una chiesa. Liberato per intervento della
Santa Sede nel 1883, non gli viene concesso il ritorno a Varsavia e trascorre gli
ultimi 12 anni della sua vita nella diocesi di Leopoli, sempre impegnato per il bene
spirituale dei contadini polacchi e degli ucraini. Muore a Cracovia nel 1895.
Ma
fitta è la schiera dei prossimi Santi vissuti come mons. Feliński nel
XIX secolo. L’italiano Arcangelo Tadini, della provincia bresciana, è sacerdote e
formidabile insegnante elementare e sensibile all’aspetto sociale dell’evangelizzazione.
Crea una filanda per evitare l'emigrazione delle ragazze del paese, e un pensionato
per lavoratrici. Nel 1900, fonda le Suore Operaie della Santa Casa di Nazareth, religiose
a pieno titolo ma impegnate come vere e proprie operaie. Ed è bresciana anche suor
Gertrude Comensoli, al secolo Caterina, che nel 1882, a 35 anni, fonda l’Istituto
delle Suore Adoratrici del SS.mo Sacramento, un Istituto dedito alla formazione di
giovani e all’adorazione Eucaristica, che si diffonderà in tutta Italia e anche all’estero.
L’adorazione dell’Eucaristia è anche al centro della missione della napoletana Caterina
Volpicelli, fondatrice dell’Istituto delle Ancelle del Sacro Cuore. La sua comunità
diventa un vero centro di irradiazione spirituale: da essa partirà il Beato Bartolo
Longo, guarito in salute, convertito alla fede, per cominciare la grande opera del
Santuario di Pompei. E alla Volpicelli e alle sue figlie viene affidato l’incarico
di organizzare le Adorazioni nella cattedrale di Napoli quando la città il 21 novembre
1891 ospita il primo Congresso eucaristico nazionale. Francese è Marie de la Croix,
al secolo Jeanne Jugan, che dopo un’infanzia trascorsa come domestica in un castello
matura la sua vocazione: aiutare gli anziani soli. Con un’amica affitta una casa e
inizia ad accogliervi vecchi soli e malati. E’ il “nucleo” di quella che sarà la Congregazione
da lei fondata, le Piccole Sorelle dei poveri.
Tra
i prossimi Santi figurano anche due spagnoli. Di Burgos, dove nasce nel 1911, è Rafael
Arnaíz Barón che, sin da giovanissimo, decide di farsi trappista. “Dio ha fatto la
Trappa per me e me per la Trappa”, confiderà in una lettera alla famiglia. Quando
il diabete mellito lo colpisce, è costretto a lasciare l’amato luogo di contemplazione,
ma chiede e ottiene di esservi riaccolto come semplice “oblato” e muore dopo soli
19 mesi e 12 giorni di permanenza nella Trappa. I molti scritti spirituali che ha
lasciato fanno oggi di lui uno dei più grandi mistici del XX secolo. Degli inizi dell’Ottocento
è invece Francisco Coll y Guitart, Domenicano. Per quarant’anni si dedica alla predicazione
del Vangelo in tutta la Catalogna: le missioni al popolo e individuali diventano un
importante strumento di rinnovamento religioso della società. Si dedica in particolare
alla formazione delle giovani nei luoghi più poveri ed emarginati affidandole alle
Suore Domenicane dell’Annunziata che egli stesso fonda nel 1856. Le storie
di due dei futuri Santi arrivano invece dal Medioevo. Più antica è quella di Bernardo
Tolomei, al secolo Giovanni, che nasce a Siena nel 1272. A 40 anni, dopo una vita
intensamente religiosa, si ritira ad Accona, una zona di campagna deserta e incolta
tra collinette di creta. Con alcuni amici, scava delle grotte per vivere da eremita.
Dopo qualche anno, gli eremiti decidono di unirsi, vivendo in comunità sull’altura
di Monte Oliveto, presso Buonconvento, a sudest di Siena. Qui nasce nel 1319 il monastero
di Santa Maria, con la Regola benedettina. Bernardo fa eleggere come primo abate il
suo amico Patrizio Patrizi, ma poi dovrà obbedire ai monaci, che vogliono lui per
capo fino alla morte. Intanto è chiamato a fondare una decina di altri monasteri.
E così si ritrova inaspettatamente fondatore e capo di un Ordine religioso, coi suoi
ancora oggi notissimi “monaci bianchi”. Di alcuni decenni più giovane è il portoghese
Nuno Alvares Pereira. Da giovane, diventa eroe di guerra ed artefice - con la vittoria
nella battaglia di Atoleiros - dell'indipendenza del Portogallo dagli altri regni
della penisola iberica. Ma anche nel suo caso, c’è un radicale cambio di vita. Alla
morte della moglie, nel 1423, Pereira lascia le armi e si ritira per il resto dei
suoi giorni come fratello laico, assumendo il nome di Nuno de Santa Maria. Muore la
Domenica di Pasqua del primo aprile 1431, mentre era intento a leggere la Passione
secondo Giovanni.