2009-02-16 14:31:58

Convocato il Concistoro ordinario per dieci nuovi Santi tra cui padre Damiano l'angelo dei lebbrosi di Molokai e don Arcangelo Tadini fondatore delle Suore operaie


La Chiesa si prepara, nei prossimi mesi, alla canonizzazione di 10 nuovi Beati. In un comunicato, mons. Guido Marini, maestro delle Cerimonie pontificie, ha notificato per sabato prossimo, 21 febbraio, alle ore 11, la convocazione del Concistoro ordinario pubblico nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico, dove i cardinali - durante la celebrazione dell’Ora sesta - procederanno al voto sulle Cause di canonizzazione. Tra le figure dei nuovi Santi, sette uomini e tre donne, spicca fra gli altri quella di Jozef Damian de Veuster, più semplicemente conosciuto come “padre Damiano”, che per 12 anni, alla fine dell’Ottocento, fu apostolo dei lebbrosi sull’isola di Molokai, nell’arcipelago delle Hawaii. Il servizio di Alessandro De Carolis:RealAudioMP3

Trentatremila lebbrosi. In tanti furono, nel 1967, a chiedere a Paolo VI di beatificare il loro angelo, “padre Damiano”, malato del loro stesso male ma soprattutto un cristiano capace di un sacrificio immenso tra i reietti che fanno spavento con le loro sembianze deturpate. E tra qualche tempo sarà Santo Jozef Damian de Veuster, originario delle Fiandre dove nasce nel 1840. Entrato nella Congregazione dei “Sacri Cuori di Gesù e Maria”, nel 1864 Damiano attraversa il mondo: 138 giorni di navigazione per raggiungere Honolulu, sua terra di missione, nell’Arcipelago delle Hawaii che ancora non ha questo nome. La svolta avviene nel 1873. Il suo vescovo cerca preti volontari per l’isola lazzaretto di Molokai, dove il governo confina tutti i malati di lebbra: si offrono in quattro, per turni di 34 settimane, e tra loro c’è padre Damiano, che va per primo a Molokai. Non farà più ritorno, perché il governo teme il contagio e gli proibisce di lasciare l’isola, dove i lebbrosi muoiono a ritmo impressionante. Padre Damiano cura le anime, lava le piaghe, distribuisce medicine, stimola il senso di dignità dei malati, che si organizzano, lavorano la terra, creano orfanotrofi. Poi, nel 1885, la scoperta: anche lui è stato contagiato. Quando muore, mille malati di lebbra lo seppelliscono ai piedi di un albero. Nel 1936 il suo corpo verrà riportato in Belgio, a Lovanio.

 
Una storia completamente diversa per epoca e luoghi, ma anch’essa legata a una vicenda di segregazione è quella del polacco Zygmunt Szczęsny Feliński, originario di Wojutyn oggi in Ucraina. Nel 1862, il Beato Papa Pio IX lo nomina arcivescovo metropolita di Varsavia, dove mons. Feliński si segnala per una decisa azione di rinascita spirituale e morale della nazione. Fonda le Suore della Famiglia di Maria, ma paga gli esiti della fallita rivoluzione antizarista del 1863. La sua fedeltà a Roma gli vale l’arresto e la deportazione in Russia. Trascorre 20 anni in una località sul Volga, dove diventa l’apostolo dei cattolici e degli esiliati in Siberia, riuscendo perfino a costruire una chiesa. Liberato per intervento della Santa Sede nel 1883, non gli viene concesso il ritorno a Varsavia e trascorre gli ultimi 12 anni della sua vita nella diocesi di Leopoli, sempre impegnato per il bene spirituale dei contadini polacchi e degli ucraini. Muore a Cracovia nel 1895.

 
Ma fitta è la schiera dei prossimi Santi vissuti come mons. Feliński nel XIX secolo. L’italiano Arcangelo Tadini, della provincia bresciana, è sacerdote e formidabile insegnante elementare e sensibile all’aspetto sociale dell’evangelizzazione. Crea una filanda per evitare l'emigrazione delle ragazze del paese, e un pensionato per lavoratrici. Nel 1900, fonda le Suore Operaie della Santa Casa di Nazareth, religiose a pieno titolo ma impegnate come vere e proprie operaie. Ed è bresciana anche suor Gertrude Comensoli, al secolo Caterina, che nel 1882, a 35 anni, fonda l’Istituto delle Suore Adoratrici del SS.mo Sacramento, un Istituto dedito alla formazione di giovani e all’adorazione Eucaristica, che si diffonderà in tutta Italia e anche all’estero. L’adorazione dell’Eucaristia è anche al centro della missione della napoletana Caterina Volpicelli, fondatrice dell’Istituto delle Ancelle del Sacro Cuore. La sua comunità diventa un vero centro di irradiazione spirituale: da essa partirà il Beato Bartolo Longo, guarito in salute, convertito alla fede, per cominciare la grande opera del Santuario di Pompei. E alla Volpicelli e alle sue figlie viene affidato l’incarico di organizzare le Adorazioni nella cattedrale di Napoli quando la città il 21 novembre 1891 ospita il primo Congresso eucaristico nazionale. Francese è Marie de la Croix, al secolo Jeanne Jugan, che dopo un’infanzia trascorsa come domestica in un castello matura la sua vocazione: aiutare gli anziani soli. Con un’amica affitta una casa e inizia ad accogliervi vecchi soli e malati. E’ il “nucleo” di quella che sarà la Congregazione da lei fondata, le Piccole Sorelle dei poveri.

 
Tra i prossimi Santi figurano anche due spagnoli. Di Burgos, dove nasce nel 1911, è Rafael Arnaíz Barón che, sin da giovanissimo, decide di farsi trappista. “Dio ha fatto la Trappa per me e me per la Trappa”, confiderà in una lettera alla famiglia. Quando il diabete mellito lo colpisce, è costretto a lasciare l’amato luogo di contemplazione, ma chiede e ottiene di esservi riaccolto come semplice “oblato” e muore dopo soli 19 mesi e 12 giorni di permanenza nella Trappa. I molti scritti spirituali che ha lasciato fanno oggi di lui uno dei più grandi mistici del XX secolo. Degli inizi dell’Ottocento è invece Francisco Coll y Guitart, Domenicano. Per quarant’anni si dedica alla predicazione del Vangelo in tutta la Catalogna: le missioni al popolo e individuali diventano un importante strumento di rinnovamento religioso della società. Si dedica in particolare alla formazione delle giovani nei luoghi più poveri ed emarginati affidandole alle Suore Domenicane dell’Annunziata che egli stesso fonda nel 1856.
Le storie di due dei futuri Santi arrivano invece dal Medioevo. Più antica è quella di Bernardo Tolomei, al secolo Giovanni, che nasce a Siena nel 1272. A 40 anni, dopo una vita intensamente religiosa, si ritira ad Accona, una zona di campagna deserta e incolta tra collinette di creta. Con alcuni amici, scava delle grotte per vivere da eremita. Dopo qualche anno, gli eremiti decidono di unirsi, vivendo in comunità sull’altura di Monte Oliveto, presso Buonconvento, a sudest di Siena. Qui nasce nel 1319 il monastero di Santa Maria, con la Regola benedettina. Bernardo fa eleggere come primo abate il suo amico Patrizio Patrizi, ma poi dovrà obbedire ai monaci, che vogliono lui per capo fino alla morte. Intanto è chiamato a fondare una decina di altri monasteri. E così si ritrova inaspettatamente fondatore e capo di un Ordine religioso, coi suoi ancora oggi notissimi “monaci bianchi”. Di alcuni decenni più giovane è il portoghese Nuno Alvares Pereira. Da giovane, diventa eroe di guerra ed artefice - con la vittoria nella battaglia di Atoleiros - dell'indipendenza del Portogallo dagli altri regni della penisola iberica. Ma anche nel suo caso, c’è un radicale cambio di vita. Alla morte della moglie, nel 1423, Pereira lascia le armi e si ritira per il resto dei suoi giorni come fratello laico, assumendo il nome di Nuno de Santa Maria. Muore la Domenica di Pasqua del primo aprile 1431, mentre era intento a leggere la Passione secondo Giovanni.







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