2009-02-16 14:34:29

Al via l'incontro annuale dei coordinatori dell'Apostolato del Mare: intervista con mons. Marchetto


I marittimi e i pescatori subiscono restrizioni per scendere a terra e accogliere a bordo i cappellani, affrontano i rischi della pirateria e i danni della pesca illegale. Lo ha ricordato il 18 gennaio scorso Benedetto XVI prima della recita dell’Angelus. Queste preoccupazioni pastorali sono al centro dell’incontro annuale dei nove coordinatori regionali dell’Apostolato del Mare, organizzato a Roma, da oggi fino a mercoledì, dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti. La riunione è presieduta dal presidente del dicastero, il cardinale Renato Raffaele Martino, e dal segretario, l’arcivescovo Agostino Marchetto. Quest’ultimo, al microfono di Fabio Colagrande, si sofferma sui problemi principali che incontrano oggi marittimi e pescatori.RealAudioMP3

R. - A causa di un’interpretazione restrittiva e non corretta dell’ISPS Code (Codice internazionale per la sicurezza delle navi e le strutture portuali), spesso i marittimi e i pescatori trovano difficoltà a scendere a terra anche dopo lunghe traversate mentre a molti cappellani e volontari viene negato l’accesso al porto e, pertanto, non possono visitare gli equipaggi sulle navi. Questa situazione contribuisce ad aggiungere pressione e stress sui membri dell’equipaggio che vengono privati, così, della possibilità di rilassarsi, contattare le famiglie e ricevere il conforto della celebrazione della loro fede. Per quanto riguarda, poi, la pirateria - a cui ha fatto ugualmente cenno il Santo Padre -, solamente lo scorso anno sono state sequestrate 49 navi e presi in ostaggio 889 membri d’equipaggio. Inoltre, è stato aperto il fuoco contro 46 imbarcazioni: 32 membri degli equipaggi hanno riportato ferite, 11 sono stati uccisi, 21 sono dispersi in mare, molto probabilmente morti, e sono stati pagati circa 30 milioni di dollari americani come riscatto. Secondo il bollettino della “Lloyd’s List”, attualmente sono nelle mani dei pirati 10 navi e 207 membri d’equipaggio. Mentre gli armatori si occupano soprattutto delle navi, l’Apostolato del Mare si preoccupa in primo luogo degli effetti psicologici che questa traumatica esperienza può avere sui membri dell’equipaggio e le loro famiglia. Le persone sono più importanti delle cose!

 
D. - Le navi da crociera sono un nuovo mondo in cui la Chiesa deve essere presente con la sua pastorale. Ci può dire qualcosa di più al riguardo?
 
R. - A livello mondiale, le crociere costituiscono una grossa industria in rapido sviluppo, non solo per la stazza e il numero di navi in costruzione, ma anche per la quantità di passeggeri che possono trasportare e di membri dell’equipaggio necessari. Una nave con 5000 persone, per esempio, per noi è una “parrocchia” galleggiante. I marittimi, poi, spesso vivono in mare per mesi, separati dalle famiglie e dagli amici. Poiché è di estrema importanza che la Chiesa “viaggi” assieme a loro, ove possibile cerchiamo che ci siano cappellani a bordo.

 
D. - Nell’incontro di questi giorni vi occupate anche della pastorale delle navi da crociera?

 
R. - Alla riunione partecipano alcuni sacerdoti dell’Apostolato del Mare già attivi in questa pastorale. Essi sono stati invitati per finalizzare, in collaborazione con noi e con i Coordinatori Regionali, la bozza di un Codice di Condotta per la Pastorale delle Crociere, redatto nel 2005 a Dunkerque, nel corso del primo incontro dedicato a questa pastorale. Tale Codice intende fornire ai cappellani imbarcati sulle navi da crociera, a tempo pieno o parziale, una qualificazione riconosciuta a livello internazionale, per incoraggiare il sostegno spirituale dei marittimi cattolici, cristiani e di ogni religione. Oltre a provvedere alla cura pastorale dei passeggeri e degli equipaggi la presenza di un sacerdote marittimo può offrire un aiuto indipendente a questi ultimi per quanto riguarda questioni personali e di welfare.







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