Venezuela al voto sulla rieleggibilità del presidente: preoccupazione da parte
della Chiesa
In Venezuela si vota oggi per decidere sulla rieleggibilità delle principali cariche
pubbliche, compresa quella del presidente. Chavez ha detto di essere pronto a governare
per i prossimi decenni e a creare un “Venezuela socialista”. Alla vigilia di questo
cruciale appuntamento, a preoccupare è anche la situazione economica del Paese: l’inflazione
nel 2008 è stata di circa il 30%. Le previsioni indicano poi una crescita nulla del
Pil nella migliore delle ipotesi e un calo degli introiti, derivanti dal petrolio,
vicini al 60%. La Chiesa, organizzazioni e rappresentanti della società civile sono
preoccupati: i vescovi del Venezuela auspicano che ogni “seggio elettorale sia una
scuola di trasparenza democratica”. In Venezuela ha anche alimentato dibattiti e
discussioni il fatto che nel 2007 il popolo venezuelano abbia già bocciato un progetto
di riforma della Costituzione sulla possibilità di rielezione per il presidente. Al
microfono di Amedeo Lomonaco, il commento del nostro collega Luis Badilla,
esperto di questioni latinoamericane:
R. – E’ questa
la cosa che più preoccupa e più ha polarizzato l’opinione pubblica del Venezuela:
14 mesi fa già era stata presentata una proposta di questa natura, più altre, e la
maggioranza del Paese l’aveva rifiutata. Il presidente, secondo i costituzionalisti
del Venezuela – e non solo del Venezuela – non poteva ripresentare queste proposte.
Doveva aspettare il prossimo governo - nel 2012 -, ma siccome lui – con questa Costituzione
attuale – non può essere rieletto, ha voluto presentarla proprio adesso perché ciò
che pretende, è poter presentare la sua candidatura, nel 2012, per un’altra, eventuale,
rielezione.
D. – In cosa consiste, in particolare,
l’emendamento di questo nuovo referendum?
R. – L’emendamento
è formato, concretamente, di cinque articoli, che modificano la Carta Costituzionale
del 1999 che – ricordo – già è una Carta Costituzionale cosiddetta “bolivariana”,
voluta dall’attuale presidente Chavez. In questi cinque articoli, si propone – o meglio,
si autorizza – la rielezione, a partire dal momento in cui il referendum viene realizzato,
del presidente della Repubblica, di 770 deputati, dei governatori, dei sindaci e dei
consiglieri municipali. Cioè, praticamente una rielezione di tutta la classe dirigente
venezuelana. La cosa singolare è che viene proposta praticamente in modo indefinito,
senza limite di tempo. Come scrivono i quotidiani venezuelani, “un presidente vita
natural durante”. Lo stesso Chavez, due giorni fa, ha detto che, praticamente, sarebbe
stato il futuro presidente del Venezuela fino a 95 anni.
D.
– E di fronte a questa prospettiva, qual è la posizione della Chiesa e della società
civile?
R. – La Chiesa – alla vigilia del referendum
– ha fatto una breve dichiarazione per far capire ai venezuelani “quanto sia” “fondamentale,
per il futuro della democrazia, andare a votare, combattere l’apatia, vincere l’indifferenza”,
perché effettivamente in Venezuela, in queste ore, si gioca il futuro della democrazia
venezuelana. Non lo dice solo la Chiesa, lo dicono anche i partiti dell’opposizione,
numerose associazioni della società civile, organismi internazionali. A questo punto,
come sempre – già era successo in passato -, sono gli indecisi a decidere il futuro
del Venezuela.