In pochi giorni, il freddo uccide 4 clochard sul litorale romano. "Servono strutture":
la pressante richiesta della Comunità di Sant'Egidio
Il grande freddo di questi giorni sta mettendo a rischio la vita di decine di senzatetto
a Roma. Particolarmente drammatica la situazione sul litorale della capitale dove
negli ultimi sei giorni quattro clochard hanno trovato la morte per assideramento.
I quattro uomini, tre polacchi e un ungherese fra i 40 e i 50 anni, vivevano tra Ostia
e Dragoncello. Ma oltre alle condizioni climatiche di chi sono le responsabilità?
Benedetta Capelli lo ha chiesto a Guglielmo Tuccimei, coordinatore della
Comunità di Sant'Egidio:
R. – Bisogna
dire che tutta la collettività ha una grande responsabilità per il numero così elevato
di persone che sono morte per strada. Direi soprattutto le responsabilità sono di
chi non ha attrezzato la città per l’accoglienza di coloro che vivono per strada.
Allora noi dobbiamo porci il problema: prima di tutto, dire “no” all’indifferenza
verso queste persone e quindi essere più vicini, più solidali, provando tutti noi
a portare loro aiuto. Secondo, fornire più posti per andare a dormire. Queste sono
le cose minime!
D. – Un’emergenza che non è solo romana, ma nazionale
…
R. – Certo. Noi partiamo dalla situazione che abbiamo
sotto gli occhi, però la situazione è generale. Non è assolutamente ammissibile, in
una società come la nostra!
D. – E’ possibile fare
un calcolo dei senzatetto a Roma?
R. – Noi abbiamo
3-4 mila senza fissa dimora su una popolazione di due milioni, due milioni e mezzo,
la percentuale è piuttosto bassa. Ma credo che anche una sola vita umana vada presa
in considerazione. Noi non possiamo fare un discorso di cifre e proprio perché il
numero è basso, ancor più è colpevole il fatto di non attivarsi per risolvere la questione.
D.
– Tra l’altro, oggi la Comunità di Sant’Egidio ha ricordato con una Messa ad Ostia
Modesta Valenti, un simbolo dei senzatetto della capitale …
R.
– Per noi lo è stato perché è una delle prime persone che abbiamo conosciuto alla
Stazione Termini quando, nei primi anni, andavamo a dar da mangiare alle persone che
vivevano per strada. Ed è morta nell’indifferenza più totale perché – appunto – siccome
era sporca, pur stando male non è stata ricoverata, portata in ospedale. Noi, da quel
momento in poi, abbiamo voluto ricordare lei e tutte le persone che in questi anni
hanno vissuto di stenti e sono morte per strada.
D. – E tra l’altro
esiste anche una “via Modesta Valenti” …
R. – Sì:
esiste una via virtuale che dovrebbe essere la residenza per tutti i senza fissa dimora.
Lo è stato? Questa che poteva essere una grossa intuizione di Roma? Noi ci domandiamo:
lo è stato? Quante persone sono state iscritte a via Modesta Valenti? Se andiamo a
guardare i numeri, ben poche. E’ un’occasione perduta anche questa.
D.
– Ma quale sarebbe stata allora la portata innovativa di questa iniziativa?
R.
– Bè, innanzitutto, per esempio, far tornare alla normalità un gran numero di persone
che hanno vissuto ai margini della nostra società: senza documenti, senza iscrizione
al servizio sanitario nazionale, senza possibilità di fare le pratiche per la pensione
… Ecco: dare una via a queste persone vuol dire dare la possibilità a tanti di loro
di ritornare a fare una vita normale, da pensionati, da comuni cittadini.