In Israele continuano incessanti i contatti tra le forze politiche, che, pochi giorni
dopo le elezioni legislative, cercano di formare una maggioranza di governo. L’ipotesi
più accreditata vedrebbe l’alleanza tra il centro del Kadima, la destra moderata del
Likud e i Laburisti. Intanto, dall’Egitto sembra imminente l’annuncio di una nuova
tregua nella Striscia di Gaza, nonostante stamani tre razzi siano stati lanciati dall’enclave
palestinese contro il territorio israeliano. Il servizio di Marco Guerra: Entro domenica l’Egitto
annuncerà l’accordo di tregua di 18 mesi fra Hamas e Israele. Lo riferiscono i mediatori
egiziani che hanno già incassato il si del movimento integralista palestinese, espresso
ieri dal numero due di Hamas, Abu Marzuk, al termine dell’incontro con il capo dei
servizi segreti del Cairo, Omar Suleiman. Il piano prevede l'apertura di sei punti
di passaggio fra Gaza e Israele e la sospensione di qualsiasi attività militare e
di aggressione. Per il momento rimane fuori dall’accordo però la liberazione del soldato
israeliano Shalit. Hamas, infatti, si rifiuta di sovrapporre i due dossier e di collegare
la sorte di Shalit alla riapertura dei valichi, per puntare invece alla liberazione
di prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane. Ad ogni modo, prima dell'annuncio
ufficiale della tregua ci saranno contatti con le altre fazioni palestinesi e con
la parte israeliana, che in questi giorni rimane comunque impegnata nella composizione
di un governo di unità nazionale. Nello Stato ebraico sta, infatti, prendendo corpo
una grande coalizione composta dai tre dei maggiori partiti israeliani, Likud, Kadima
e laburisti. Secondo le indiscrezioni della stampa, il futuro governo dovrebbe essere
guidato dal leder del Likud, Benyamin Netanyahu, mentre Tzipi Livni, che ha vinto
di misura le elezioni parlamentari, potrebbe guidare l’opposizione per evitare una
posizione subalterna. Ma il confronto fra i partiti è ancora in corso.