Chiese del sud Italia: per il cardinale Bagnasco non esiste fatalità sociale
Vent’anni fa i vescovi italiani pubblicavano un documento in cui rilanciavano con
forza la questione meridionale. “Il Paese non crescerà se non insieme”, scrivevano.
Ieri e oggi, a Napoli, due decenni dopo, i vescovi del Sud, riuniti a convegno, ripetono
con forza quell’appello. Se ne è fatto portavoce il cardinale Angelo Bagnasco, presidente
della Cei: “Insieme per un interesse più alto di ogni particolarismo”. “Non si tratta
– ha sottolineato nella Messa di stamani – di creare un’altra Italia, ma di costruire
l’unico Paese con la partecipazione di ricchezze diverse, convergenti e complementari,
così da sentire la gioia e la sofferenza di una parte come la gioia e la sofferenza
di tutti”. Nel Meridione e in Italia, in generale - ha osservato il porporato - c’è
“un popolo dal cuore buono che conosce la generosità, l’altruismo, che ha il senso
dell’amicizia e delle radici e spesso vive una religiosità diffusa, un cristianesimo
praticato; gente che ama la sua terra anche se non di rado è costretta a lasciarla
per cercare altrove occupazione e futuro; gente che purtroppo è segnata anche da ferite
antiche e nuove”. “Noi vescovi del Sud – aveva detto ieri l’arcivescovo di Napoli,
cardinale Crescenzio Sepe - siamo qui per riorganizzare la speranza evangelica come
presupposto, come struttura, come fondamento del rispetto e dei diritti della gente
del Meridione”. In definitiva il convegno “Chiesa nel Sud, Chiese del Sud. Nel futuro
da credenti responsabili”, promosso dalle Chiese delle cinque regioni meridionali,
ha riproposto con forza la necessità di non abbandonarsi al fatalismo o al disfattismo.
Tutti gli interventi, dall’economista Piero Barocci, al pedagogista Giuseppe Savagnone,
all’arcivescovo di Potenza, monsignor Agostino Superbo, hanno respinto l’idea del
fallimento. Ma hanno anche invitato a un nuovo impegno per far sì che “il sud non
sia una palla al piede, ma un’opportunità”. (Da Napoli, Mimmo Muolo)